Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

undicesimaora.net
from undicesimaora.net More from this publisher
31.05.2013 Views

Omelia XII, 1 199 con precisione il tempo in cui queste cose si sarebbero verificate. Non ti meravigliare dunque se alcuni, ora che la fede è al suo esordio, tentano di introdurre delle dannose dottrine, perché, una volta che sarà trascorso molto tempo e la fede avrà posto le sue radici, ecco che essi se ne allontaneranno. La questione delle carni immonde: «omnia munda mundis» Costoro – dice Paolo – vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi. Perché non ha parlato anche delle altre eresie? Ebbene, ha indicato anche quelle, quando ha detto: dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche. In verità egli, non volendo seminarle subito nelle anime degli uomini, preferisce soffermarsi anzitutto su quelle che già hanno preso piede [nell’ambito delle comunità], e precisamente quelle riguardanti i cibi da mangiare. Ha detto infatti: [imporranno di astenersi da alcuni cibi] che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità. Perché, tu obietti, non ha detto: [con rendimento di grazie] anche dagli infedeli? Ma come avrebbe potuto dire: anche dagli infedeli, se costoro se ne astengono in rispetto delle loro leggi? Cosa? I cibi che procurano piacere non sono forse interdetti? Sì, e anche molto. Ma per quale motivo, se sono stati creati per essere mangiati? Il motivo è perché, sebbene Dio abbia creato anche il pane, tuttavia è proibito farne un uso smoderato; allo stesso modo che Dio ha creato anche il vino, ma è altrettanto vietato berne senza misura. marchio impresso con il ferro rovente, come si usava per gli schiavi e per i criminali, non nel loro corpo, ma nella loro coscienza propria cauteriata. Costoro portano un marchio ben

200 Giovanni Crisostomo Ora, egli ci ordina di evitare i cibi non perché sono in sé impuri, ma perché illanguidiscono l’anima se presi in maniera smodata. Infatti – continua Paolo – tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie. Tutto ciò che è stato creato da Dio è cosa buona: [Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco,] era cosa molto buona 11. E l’Apostolo con l’espressione ciò che è stato creato da Dio ha voluto intendere tutti gli alimenti diverso da quello di cui si vanterà l’Apostolo dichiarando Io porto le stigmate di Cristo (Gal. 6, 17)» (P. De Ambroggi, op. cit., p. 143). 9 Mt. 18, 7. 10 Mt. 13, 24-30. 11 Gen. 2, 31. 12 Per quanto riguarda la questione dei cibi, l’Apostolo ha già affrontato ampiamente il problema nella Prima Lettera ai Corinti, sviluppando il tema in ben tre capitoli, dall’8º all’11º, in risposta allo scottante quesito posto dalla comunità di Corinto circa l’uso delle «carni immolate agli idoli», chiamate con termine greco idolòtiti (eidolóthuta). Paolo ritornerà sulla questione, quando nella Lettera ai Romani dirà: Non distruggere l’opera di Dio per una questione di cibo! Tutto è mondo, d’accordo, ma è male per un uomo mangiare dando scandalo. Perciò è bene non mangiare carne, né bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa scandalizzarsi (Rom. 14, 20-21). Ecco dunque il principio generale fissato normativamente dall’Apostolo: l’agire di un vero cristiano deve essere interamente plasmato dalla carità e dalla buona fede: La fede che possiedi – afferma – conservala per te stesso davanti a Dio. Beato chi non si condanna per ciò che egli approva. Ma chi è nel dubbio, mangiando si condanna, perché non agisce per la (buona) fede; tutto quello che non viene dalla (buona) fede è peccato (Rom. 14, 22-23). E Crisostomo, come tra poco avremo modo di notare, svilupperà il suo commento esegetico in perfetta aderenza e nel pieno rispetto dei principi teorico-pratici stabiliti dall’Apostolo. È bene comunque osservare

200 <strong>Giovanni</strong> <strong>Crisostomo</strong><br />

<strong>Ora</strong>, egli ci ordina di evitare i cibi non perché sono in<br />

sé impuri, ma perché illanguidiscono l’anima se presi in<br />

maniera smodata.<br />

Infatti – continua Paolo – tutto ciò che è stato<br />

creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo<br />

si prende con rendimento di grazie.<br />

Tutto ciò che è stato creato da Dio è cosa buona:<br />

[Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco,] era cosa molto<br />

buona 11. E l’Apostolo con l’espressione ciò che è stato<br />

creato da Dio ha voluto intendere tutti gli alimenti<br />

diverso da quello di cui si vanterà l’Apostolo dichiarando Io<br />

porto le stigmate di Cristo (Gal. 6, 17)» (P. De Ambroggi, op.<br />

cit., p. 143).<br />

9 Mt. 18, 7.<br />

10 Mt. 13, 24-30.<br />

11 Gen. 2, 31.<br />

12 Per quanto riguarda la questione dei cibi, l’Apostolo ha già<br />

affrontato ampiamente il problema nella <strong>Prima</strong> Lettera ai Corinti,<br />

sviluppando il tema in ben tre capitoli, dall’8º all’11º, in risposta<br />

allo scottante quesito posto d<strong>alla</strong> comunità di Corinto circa l’uso<br />

delle «carni immolate agli idoli», chiamate con termine greco<br />

idolòtiti (eidolóthuta). Paolo ritornerà sulla questione, quando<br />

nella Lettera ai Romani dirà: Non distruggere l’opera di Dio per<br />

una questione di cibo! Tutto è mondo, d’accordo, ma è male per<br />

un uomo mangiare dando scandalo. Perciò è bene non mangiare<br />

carne, né bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa<br />

scandalizzarsi (Rom. 14, 20-21). Ecco dunque il principio<br />

generale fissato normativamente dall’Apostolo: l’agire di un vero<br />

cristiano deve essere interamente plasmato d<strong>alla</strong> carità e d<strong>alla</strong><br />

buona fede: La fede che possiedi – afferma – conservala per te<br />

stesso davanti a Dio. Beato chi non si condanna per ciò che egli<br />

approva. Ma chi è nel dubbio, mangiando si condanna, perché<br />

non agisce per la (buona) fede; tutto quello che non viene d<strong>alla</strong><br />

(buona) fede è peccato (Rom. 14, 22-23). E <strong>Crisostomo</strong>, come<br />

tra poco avremo modo di notare, svilupperà il suo commento<br />

esegetico in perfetta aderenza e nel pieno rispetto dei principi<br />

teorico-pratici stabiliti dall’Apostolo. È bene comunque osservare

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!