Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora
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Omelia XI, 1 183 Le doti che devono possedere le diaconesse L’Apostolo, parlando delle diaconesse, dice: Allo stesso modo le donne 5 siano dignitose, non calunniatrici, sobrie, fedeli in tutto (1 Tim. 3, 11). Alcuni sostengono che l’Apostolo ha detto ciò semplicemente in riferimento alle donne in genere; ma non è così. Infatti egli, inserendo un argomento riguardante le donne nel contesto delle cose già dette, quale nuovo tema ha voluto introdurre? Ebbene, Paolo a questo punto intende parlare di quelle donne che ricoprono l’ufficio di diaconesse. I diaconi – aggiunge – non siano sposati che una sola volta (1 Tim. 3, 12) 6. In verità, ciò riguarda anche le diaconesse, in quanto questa era nella Chiesa una condizione necessaria, utile e dignitosa. Egli dice: I diaconi non siano sposati che una sola volta. Vedi come egli dai diaconi esige la stessa virtù [richiesta ai vescovi]? Infatti, anche se essi non hanno la medesima dignità di un vescovo, tuttavia sono tenuti ad essere allo stesso modo irreprensibili e casti. E ancora: Sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie […] L’esistenza delle diaconesse è chiaramente attestata nel sec. II dalla lettera di Plinio a Traiano: informa che nella comunità cristiana di Bitinia c’erano delle ministrae (Ep. X, 96). Nelle Costituzioni apostoliche queste donne erano chiamate indifferentemente diákonoi oppure diakoníssai (cf. 2, 26; 3, 15 e 8, 19.20.28). Al tempo di san Paolo, non esistendo ancora il termine tecnico femminile diakoníssai, l’Apostolo, per designarle, non aveva altro che il termine comune diákonoi che poteva valere per entrambi i sessi, oppure il termine gunàikes usato in forma appositiva al termine diákonoi come nel nostro caso (diakónous gunàikas: diaconi-donne)» (P. De Ambroggi, op. cit., pp. 136-137). 6 L’Apostolo, dopo una breve parentesi sul servizio
184 Giovanni Crisostomo famiglie. Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù (1 Tim. 3, 12-13). Dovunque l’Apostolo raccomanda la premurosa formazione dei figli, affinché gli altri non abbiano a trarre da essa qualche ragione di scandalo. Pertanto dice: Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico; cioè avranno fatto un notevole progresso e acquistato una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù 7. È come se dicesse: Coloro che mostreranno il debito zelo nei gradi inferiori, subito giungeranno a quelli superiori. La «verità»: cardine della fede e della predicazione della Chiesa Ti scrivo tutto questo, nella speranza di venire presto da te; ma se dovessi tardare, voglio che tu sappia come comportarti nella casa 8 di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità (1 Tim. 3, 14-15). ministeriale prestato dalle diaconesse, riprende il discorso sulle doti e sul ruolo dei diaconi nell’ambito della comunità ecclesiale. 7 Ancora una volta la riflessione del Crisostomo attinge dall’insegnamento dell’Apostolo. Essere diacono significa essere a servizio completo e totale degli altri; significa praticare la virtù dell’umiliazione. Ma sarà proprio questo esercizio che consentirà al diacono di acquisire un grado onorifico nell’ambito della gerarchia ecclesiastica, nella piena consapevolezza che servire Dio è regnare. Del resto Gesù ha insegnato che: Chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto (Lc. 16, 10). Per il Crisostomo il grado onorifico è in stretta relazione con il progresso spirituale che il diacono ha fatto nella pratica delle varie virtù: sarà proprio quest’avanzare nella fede a infondergli la franchezza e la sicurezza necessarie per proclamare senza rispetto umano le verità proclamate da Cristo. D’altronde tale
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Omelia XI, 1 183<br />
Le doti che devono possedere le diaconesse<br />
L’Apostolo, parlando delle diaconesse, dice: Allo<br />
stesso modo le donne 5 siano dignitose, non<br />
calunniatrici, sobrie, fedeli in tutto (1 Tim. 3, 11).<br />
Alcuni sostengono che l’Apostolo ha detto ciò<br />
semplicemente in riferimento alle donne in genere; ma<br />
non è così. Infatti egli, inserendo un argomento<br />
riguardante le donne nel contesto delle cose già dette,<br />
quale nuovo tema ha voluto introdurre? Ebbene, Paolo<br />
a questo punto intende parlare di quelle donne che<br />
ricoprono l’ufficio di diaconesse.<br />
I diaconi – aggiunge – non siano sposati che una<br />
sola volta (1 Tim. 3, 12) 6. In verità, ciò riguarda anche<br />
le diaconesse, in quanto questa era nella Chiesa una<br />
condizione necessaria, utile e dignitosa. Egli dice: I<br />
diaconi non siano sposati che una sola volta. Vedi<br />
come egli dai diaconi esige la stessa virtù [richiesta ai<br />
vescovi]? Infatti, anche se essi non hanno la<br />
medesima dignità di un vescovo, tuttavia sono tenuti<br />
ad essere allo stesso modo irreprensibili e casti. E<br />
ancora: Sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie<br />
[…] L’esistenza delle diaconesse è chiaramente attestata nel<br />
sec. II d<strong>alla</strong> <strong>lettera</strong> di Plinio a Traiano: informa che nella<br />
comunità cristiana di Bitinia c’erano delle ministrae (Ep. X, 96).<br />
Nelle Costituzioni apostoliche queste donne erano chiamate<br />
indifferentemente diákonoi oppure diakoníssai (cf. 2, 26; 3, 15 e<br />
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termine tecnico femminile diakoníssai, l’Apostolo, per<br />
designarle, non aveva altro che il termine comune diákonoi che<br />
poteva valere per entrambi i sessi, oppure il termine gunàikes<br />
usato in forma appositiva al termine diákonoi come nel nostro<br />
caso (diakónous gunàikas: diaconi-donne)» (P. De Ambroggi,<br />
op. cit., pp. 136-137).<br />
6 L’Apostolo, dopo una breve parentesi sul servizio