Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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31.05.2013 Views

Omelia X, 1-2 169 vescovo sia un angelo, senza così essere soggetto a nessuna debolezza umana»? Perché non ha parlato del grande insegnamento lasciato da Cristo, al quale peraltro devono attenersi anche i sudditi 7, di essere cioè disposti a lasciarsi crocifiggere e a sacrificare la propria vita per gli altri? Cristo infatti ha detto anche questo: Il buon pastore offre la vita per le pecore 8; e ancora: Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me 9. Perché invece l’Apostolo ha detto: [Il vescovo] non sia dedito al vino? Quali belle speranze [si possono nutrire] se si ritiene opportuno indirizzare a un vescovo simili esortazioni! 10 Perché, o Paolo, non hai detto: «Bisogna che il vescovo non partecipi più delle cose di questa terra», e invece quelle cose che prescrivi a coloro che vivono nel mondo, queste stesse non le imponi all’osservanza anche dei vescovi? Cosa predichi ai secolari? Mortificate quella parte di voi che appartiene alla terra 11; e poi: Chi è morto è ormai libero dal peccato 12; e ancora: Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la loro carne 13; e Cristo a sua volta ha detto: Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non è degno di me 14. Paolo, dunque, perché non ha dettato designazione di una persona destinata a ricoprire un ufficio di governo spirituale così importante, si limiti a raccomandare il rispetto di norme che anche un semplice fedele deve osservare. Non dovrebbero essere ben altre e ben più superiori le norme riguardanti la scelta e la costituzione di quanti dovranno essere preposti alla guida di una comunità? Donde l’osservazione fortemente ironica: Quale reale speranza di vera crescita spirituale potrà mai nutrire una comunità alla cui guida vi è un capo che abbisogna egli stesso delle medesime esortazioni che normalmente si danno a tutti quelli che hanno deciso di vivere cristianamente? La vita di un vescovo, al contrario, non dovrebbe costituire per essi un modello ideale di perfezione cristiana? Anticipiamo di poco la risposta del Crisostomo: Paolo, per la carenza del personale disponibile, è

170 Giovanni Crisostomo queste norme? Perché [rispondo] allora si potevano trovare soltanto pochi uomini siffatti, mentre c’era bisogno di molti vescovi da porre al governo di ciascuna città. Il vescovo, modello di vita cristiana: uomo di fede, istruito nella dottrina 2. Quindi, poiché nelle comunità ecclesiali cominciavano a prendere piede delle difficoltà, per questa ragione l’Apostolo si limitava a richiedere negli aspiranti doti modeste e non superiori e sublimi. Infatti, erano in molti a comportarsi in maniera sobria, prudente e dignitosa. [Il vescovo – dice –] abbia figli sottomessi con ogni dignità. Era necessario, quindi, proporre degli esempi tratti dalla vita familiare. Infatti, quale fiducia potrebbe riscuotere uno che, dovendo imporre a degli estranei la sua autorità, non è in grado di sottomettere neanche i propri figli? Sappia dirigere bene – dice Paolo – la propria famiglia. Del resto, anche i non credenti sono dello stesso avviso, quando appunto affermano che chi sa ben dirigere la propria famiglia, in breve tempo sarà un sagace amministratore anche dei pubblici affari. Ebbene, la Chiesa non è altro che una grande casa, per cui come in una famiglia vi sono i figli, la moglie, i servi e un uomo che comanda su tutti, così anche nella Chiesa non vi è nulla di diverso: ci sono dei figli, una moglie e dei servi. Ora, se colui che in Chiesa detiene costretto a questo programma minimo per venire incontro alle molteplici esigenze pastorali di una comunità, quella di Efeso, relativamente giovane. Questo è il motivo per cui dai candidati non si richiedono virtù eroiche. Paolo sa bene di non poter pretendere troppo da cristiani da poco tempo convertiti. 11 Col. 3, 5. 12 Rom. 6, 7. 13 Gal. 5, 24.

170 <strong>Giovanni</strong> <strong>Crisostomo</strong><br />

queste norme? Perché [rispondo] allora si potevano<br />

trovare soltanto pochi uomini siffatti, mentre c’era<br />

bisogno di molti vescovi da porre al governo di<br />

ciascuna città.<br />

Il vescovo, modello di vita cristiana: uomo di fede,<br />

istruito nella dottrina<br />

2. Quindi, poiché nelle comunità ecclesiali<br />

cominciavano a prendere piede delle difficoltà, per<br />

questa ragione l’Apostolo si limitava a richiedere negli<br />

aspiranti doti modeste e non superiori e sublimi. Infatti,<br />

erano in molti a comportarsi in maniera sobria,<br />

prudente e dignitosa.<br />

[Il vescovo – dice –] abbia figli sottomessi con ogni<br />

dignità. Era necessario, quindi, proporre degli esempi<br />

tratti d<strong>alla</strong> vita familiare. Infatti, quale fiducia potrebbe<br />

riscuotere uno che, dovendo imporre a degli estranei la<br />

sua autorità, non è in grado di sottomettere neanche i<br />

propri figli? Sappia dirigere bene – dice Paolo – la<br />

propria famiglia. Del resto, anche i non credenti sono<br />

dello stesso avviso, quando appunto affermano che chi<br />

sa ben dirigere la propria famiglia, in breve tempo sarà<br />

un sagace amministratore anche dei pubblici affari.<br />

Ebbene, la Chiesa non è altro che una grande casa,<br />

per cui come in una famiglia vi sono i figli, la moglie, i<br />

servi e un uomo che comanda su tutti, così anche nella<br />

Chiesa non vi è nulla di diverso: ci sono dei figli, una<br />

moglie e dei servi. <strong>Ora</strong>, se colui che in Chiesa detiene<br />

costretto a questo programma minimo per venire incontro alle<br />

molteplici esigenze pastorali di una comunità, quella di Efeso,<br />

relativamente giovane. Questo è il motivo per cui dai candidati<br />

non si richiedono virtù eroiche. Paolo sa bene di non poter<br />

pretendere troppo da cristiani da poco tempo convertiti.<br />

11 Col. 3, 5.<br />

12 Rom. 6, 7.<br />

13 Gal. 5, 24.

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