Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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31.05.2013 Views

Omelia X, 1 167 [Il vescovo – dice l’Apostolo – sia] prudente, dignitoso, ospitale. Ebbene, poiché anche molti sudditi posseggono queste virtù – è necessario infatti che essi assomiglino in questo ai loro capi – Paolo, volendo indicare il compito specifico del ministero episcopale, aggiunge: sia capace di insegnare. Infatti, se l’espletamento di quest’ufficio non rientra tra le mansioni di un suddito, invece è necessario che più di ogni altro esso competa a colui al quale è stata affidata la dignità di governo. [Il vescovo sia] non dedito al vino. Con quest’espressione Paolo non intende dire: non sia un ubriacone, quanto piuttosto: non sia né un ingiurioso né un arrogante. [Il vescovo sia] non violento. Qui l’Apostolo non si riferisce a uno che materialmente percuote con le mani. Cosa allora vuol significare, quando dice: non violento? Mi sembra che in questo caso Paolo faccia allusione a coloro che, del tutto inopportunamente, percuotono le coscienze dei fratelli. [Il vescovo sia non violento] ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità. [E tu osserverai]: ma se ad essere preoccupato delle cose del mondo è l’uomo sposato, mentre un vescovo 5 …il candidato [presbitero] deve essere irreprensibile, sposato una sola volta […]. Il vescovo, come amministratore di Dio, dev’essere irreprensibile… (cf. Tit. 1, 6ss.). 6 Come tra breve lo stesso Crisostomo si premurerà di chiarire con un esempio, il senso della sua riflessione è questo: è possibile e lecito che un uomo già sposato possa aspirare alla carica episcopale, ma ad una condizione: che egli viva come se non fosse legato a una donna. Tutto quindi si riduce a una questione di ferma e decisa volontà, e precisamente la scelta di

168 Giovanni Crisostomo non deve avere simili affezioni, perché l’Apostolo di costui dice di essere: non sposato che una sola volta? A tal riguardo alcuni sostengono che Paolo ha inteso alludere a colui che si mantiene libero dal legame matrimoniale. Comunque, anche se non fosse così, è possibile, dice, che uno abbia una moglie e intanto viva come se non l’avesse. [E noi osserviamo] che ben comprensibile è stata la concessione di Paolo, se si tiene conto degli usi e dei costumi allora vigenti. E per la verità, a un uomo che veramente lo vuole, è possibile risolvere positivamente la questione 6. Infatti, come difficilmente le ricchezze conducono nel regno dei cieli, ma intanto spesso dei ricchi vi sono entrati, così capita anche per lo stato coniugale. Ti prego, cosa vuoi dire? [Ti rispondo dicendo che] quando l’Apostolo parla del vescovo, afferma che costui non deve essere dedito al vino, ma ospitale, quand’anche sarebbe stato necessario parlare di virtù di gran lunga superiori. Infatti, perché non ha detto: «Bisogna che il vivere il proprio stato matrimoniale in tutta purezza e castità. Non sarà, infatti, questo stato a impedire di per sé l’aspirazione all’episcopato, così come, dirà Crisostomo, non sono le ricchezze che di per sé impediscono ai ricchi il regno dei cieli. Una lezione, dunque, carica di attualità: anche se certe condizioni di vita costituiscono una seria e reale difficoltà a perseguire le cose dello spirito, non per questo l’uomo cesserà di essere sempre padrone di sé, della sua volontà, delle sue azioni, in una parola, del suo spirito. Il possesso di qualcosa, sia esso un vincolo matrimoniale o delle ricchezze materiali, è semplicemente e soltanto un ostacolo, che comunque può essere felicemente superato se uno è disposto ad armarsi di una sincera ed energica volontà di superamento. 7 Cioè i semplici fedeli che non ricoprono cariche di comando nell’organizzazione ecclesiale. 8 Gv. 10, 11. 9 Mt. 10, 38. 10 L’interlocutore si meraviglia di come Paolo, per la

Omelia X, 1 167<br />

[Il vescovo – dice l’Apostolo – sia] prudente,<br />

dignitoso, ospitale. Ebbene, poiché anche molti sudditi<br />

posseggono queste virtù – è necessario infatti che essi<br />

assomiglino in questo ai loro capi – Paolo, volendo<br />

indicare il compito specifico del ministero episcopale,<br />

aggiunge: sia capace di insegnare. Infatti, se<br />

l’espletamento di quest’ufficio non rientra tra le<br />

mansioni di un suddito, invece è necessario che più di<br />

ogni altro esso competa a colui al quale è stata affidata<br />

la dignità di governo.<br />

[Il vescovo sia] non dedito al vino. Con<br />

quest’espressione Paolo non intende dire: non sia un<br />

ubriacone, quanto piuttosto: non sia né un ingiurioso<br />

né un arrogante. [Il vescovo sia] non violento. Qui<br />

l’Apostolo non si riferisce a uno che materialmente<br />

percuote con le mani. Cosa allora vuol significare,<br />

quando dice: non violento? Mi sembra che in questo<br />

caso Paolo faccia allusione a coloro che, del tutto<br />

inopportunamente, percuotono le coscienze dei fratelli.<br />

[Il vescovo sia non violento] ma benevolo, non<br />

litigioso, non attaccato al denaro. Sappia dirigere bene<br />

la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni<br />

dignità.<br />

[E tu osserverai]: ma se ad essere preoccupato delle<br />

cose del mondo è l’uomo sposato, mentre un vescovo<br />

5 …il candidato [presbitero] deve essere irreprensibile,<br />

sposato una sola volta […]. Il vescovo, come amministratore di<br />

Dio, dev’essere irreprensibile… (cf. Tit. 1, 6ss.).<br />

6 Come tra breve lo stesso <strong>Crisostomo</strong> si premurerà di<br />

chiarire con un esempio, il senso della sua riflessione è questo:<br />

è possibile e lecito che un uomo già sposato possa aspirare <strong>alla</strong><br />

carica episcopale, ma ad una condizione: che egli viva come se<br />

non fosse legato a una donna. Tutto quindi si riduce a una<br />

questione di ferma e decisa volontà, e precisamente la scelta di

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