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Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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166 <strong>Giovanni</strong> <strong>Crisostomo</strong><br />

un posto da cui egli stesso si è escluso mediante il suo<br />

cattivo comportamento: piuttosto che comandare, è<br />

necessario che costui sia comandato. Infatti occorre<br />

che chi governa risplenda più di una lampada, conduca<br />

un’esistenza senza macchia, di modo che tutti possano<br />

guardarlo e improntare sul suo modello la propria<br />

condotta di vita. Inoltre, Paolo dice questo non<br />

semplicemente per rivolgere un mera esortazione, ma<br />

perché egli stava per scegliere e costituire dei vescovi.<br />

Del resto, anche quando scrive a Tito fa la stessa<br />

esortazione e prescrive le stesse norme, dal momento<br />

che probabilmente erano in molti ad aspirare a tale<br />

dignità 5.<br />

[Il vescovo – dice l’Apostolo – sia] sobrio, cioè<br />

chiaroveggente, nel senso che abbia dovunque mille<br />

occhi per vedere chiaramente; sia un osservatore<br />

acuto, munito di una capacità di discernimento dallo<br />

spettro visivo per nulla offuscato. Infatti, si possono<br />

venire a determinare tante difficoltà tutte insieme, che<br />

di fatto impediscono di vedere con chiarezza il vero<br />

stato delle cose. [Si pensi ad esempio] a condizioni di<br />

afflizione, di preoccupazione, di imprecisata quantità di<br />

problemi da risolvere e di ancora tanti altri ostacoli che<br />

affluiscono da ogni parte. Ecco perché, dice Paolo, è<br />

necessario che sia insonne colui che è preoccupato di<br />

risolvere non solo i suoi problemi, ma anche quelli<br />

degli altri. Bisogna dunque che egli sia sempre sveglio,<br />

pieno di vita nello spirito; che, per così dire, respiri<br />

fuoco; che si affatichi più di un generale di esercito che<br />

giorno e notte perlustra il suo accampamento; che<br />

adempia il suo ufficio di servizio; che si dia pensiero e<br />

sollecitudine per tutti.<br />

mansione. E sarà appunto questa la materia che impegnerà la<br />

riflessione dell’omileta, nell’accingersi a commentare il testo<br />

paolino.<br />

3 Es. 2, 14.<br />

4 Ebr. 13, 4.

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