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Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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Omelia V, 2 109<br />

citando costoro, egli intende impartirci una lezione di<br />

saggezza. Potete così notare come anche in questi<br />

primi tempi [della vita della Chiesa] vi fossero delle<br />

persone che impartivano insegnamenti difformi d<strong>alla</strong><br />

vera dottrina, che si davano a inopportune ricerche,<br />

che si allontanavano d<strong>alla</strong> fede, che cercavano di<br />

investigare i divini misteri con ragionamenti personali!<br />

<strong>Ora</strong>, come colui che fa naufragio si trova nudo e privo<br />

di ogni cosa, così anche chi si allontana d<strong>alla</strong> fede<br />

manca di tutto, non sa né dove fermarsi né dove<br />

dirigersi; non riesce ad avere più una vita d<strong>alla</strong> quale<br />

poter trarre qualche giovamento. Infatti, una volta che<br />

la testa non è più sana, quale beneficio potrà mai<br />

ricevere il resto del corpo? Infatti, se già la fede è<br />

niente, una volta separata da una retta condotta di vita,<br />

a maggior ragione quest’ultima è nulla senza la fede!<br />

Se Dio accondiscende a immolarsi per noi 12, quanto<br />

più è necessario che noi sacrifichiamo per lui le nostre<br />

cose! Del resto, la condizione di colui che si allontana<br />

essere quell’Alessandro ramaio (2 Tim. 4, 14) da cui l’Apostolo<br />

tenta di mettere in guardia Timoteo. Di un altro si parla anche in<br />

Atti 19, 33.<br />

12 Abbiamo preferito una traduzione esplicativa del concetto<br />

espresso dall’omileta, in quanto il testo greco, Ei ton autoù<br />

katafronèi o Theòs di’ emàs, <strong>lettera</strong>lmente significa: Se Dio per<br />

noi disprezza le sue cose. Con quest’espressione, e soprattutto<br />

con il verbo katafronéo, il <strong>Crisostomo</strong> ritorna su di un concetto<br />

spesso ricorrente e a lui così a cuore: l’accondiscendenza di Dio<br />

per la salvezza dell’uomo.<br />

13 1 Tim. 1, 20. «Non si sa come si debba figurare nei<br />

particolari questa consegna a satana, ma è certo che qui<br />

satana è immaginato come l’esecutore della condanna, ed è<br />

probabile che la consegna nelle sue mani avvenisse nella<br />

forma dell’espulsione d<strong>alla</strong> comunità (scomunica). Si era<br />

convinti che gli esclusi sarebbero stati colpiti da pene del corpo<br />

(cf. 1 Cor. 11, 30); in tutti i casi la condanna del v. 20 è intesa<br />

come punizione ecclesiastica, che non avveniva per motivi

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