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Giovanni Crisostomo Commento alla Prima lettera ... - Undicesima Ora

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Omelia V, 1-2 107<br />

Paolo dice: affinché tu eserciti nelle profezie la tua<br />

milizia. Infatti, come negli eserciti non tutti combattono<br />

allo stesso modo, ma in schieramenti diversi, così<br />

[accade] anche nella Chiesa: mentre uno occupa il<br />

posto di maestro, un altro quello di discente e un altro<br />

ancora quello di semplice cittadino privato, tu invece<br />

sei impegnato in quello di maestro. Inoltre, affinché<br />

nessuno creda che questo sia sufficiente, l’Apostolo<br />

aggiunge: conservando la fede e la buona coscienza.<br />

Chi si dedica all’insegnamento, infatti, deve essere<br />

anzitutto maestro di se stesso. Del resto, come un<br />

generale non sarà mai un ottimo comandante, se<br />

prima non è stato un eccellente soldato, così è anche<br />

per colui che insegna! E l’Apostolo esprime questo<br />

concetto anche altrove, quando afferma: [Che anzi<br />

pesto il mio corpo e lo trascino come uno schiavo] per<br />

paura che, dopo aver predicato agli altri, non venga io<br />

stesso squalificato 10 .<br />

Quindi dice: conservando la fede e la buona<br />

coscienza, perché solo in questo modo uno<br />

effettivamente può esercitare sugli altri la funzione di<br />

comando. Ebbene, ascoltando tali cose, facciamo<br />

attenzione a non disdegnare questi fondamentali<br />

insegnamenti, anche se siamo maestri. <strong>Ora</strong>, se<br />

Timoteo (e intanto nessuno di noi può essere<br />

paragonato a lui) accetta sia l’incarico affidatogli che<br />

l’insegnamento [circa il modo di comportarsi], e questo<br />

benché già occupi il posto di maestro, a maggior<br />

ragione noi dobbiamo comportarci <strong>alla</strong> stessa maniera.<br />

Alcuni – precisa Paolo – per aver ripudiato la buona<br />

coscienza hanno fatto naufragio nella fede. Lo si<br />

comprende benissimo! Infatti, quando la condotta della<br />

nostra vita è degna di deplorazione, anche la dottrina<br />

obbedienza all’insegnamento trasmesso. È infatti questa docilità<br />

che rende il credente servo della giustizia (Rom. 6, 18),<br />

completamente disponibile <strong>alla</strong> volontà di Dio (Rom. 6, 22; 1

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