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La strage di palazzo d'Accursio PDF

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<strong>La</strong> <strong>strage</strong> <strong>di</strong> <strong>palazzo</strong> <strong>d'Accursio</strong><br />

arrivare alla "espropriazione capitalista". A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Bologna, la<br />

nuova frazione era in maggioranza a Imola dove alcuni riformisti,<br />

come l'assessore provinciale Alfredo Xella, furono indotti a uscire dal<br />

partito. Fautore della nuova linea era Anselmo Marabini.<br />

<strong>La</strong> piccola frazione rivoluzionaria si ingrossò nei primi mesi <strong>di</strong> pace,<br />

quando le delusioni della vittoria cominciarono a farsi sentire. Suo<br />

leader incontrastato era Bombacci che, pur non essendo bolognese,<br />

la rappresentò al congresso provinciale del 15 <strong>di</strong>cembre.<br />

Cita l'esempio russo — si legge nel resoconto apparso sul settimanale socialista<br />

— che, seguito dalla Germania e dall'Austria, tende alla formazione <strong>di</strong> un<br />

regime comunista, anziché pronunciarsi per il perpetuamente <strong>di</strong> una falsa politica,<br />

basata sui compromessi pseudo-democratici. A questo proposito chiede al<br />

congresso se dobbiamo conquistare il potere dello Stato, oppure accontentarci<br />

delle sterili riforme che lo Stato ci può concedere. Deve il partito sostenere quel<br />

piccolo lavoro che ha saputo compiere in tempi normali, oppure integrare le volontà<br />

massime alle quali aspira il proletariato?<br />

<strong>La</strong> sua risposta fu, ovviamente, per il programma massimo. Per<br />

questo occorreva "opporre al meschino programma della democrazia<br />

borghese, quello più sacro e necessario per il raggiungimento dei<br />

nostri ideali: la <strong>di</strong>ttatura proletaria. Quin<strong>di</strong> non dobbiamo oggi speculare<br />

con un programma elettorale; a noi poco deve interessare se vi<br />

sia un deputato <strong>di</strong> meno, quando abbiamo la sicurezza <strong>di</strong> avere acquistato<br />

una coscienza in più".<br />

All'antiparlamentare Bombacci, che poi fu lietissimo <strong>di</strong> farsi mandare<br />

a Montecitorio dai socialisti bolognesi, replicò l'onorevole Mo<strong>di</strong>gliani:<br />

"Non basta avere ragione per ottenerla, bensì occorre la forza per<br />

raggiungere e realizzare quegli ideali che costituiscono il tutto per noi."<br />

Aggiunse che in Italia mancavano le con<strong>di</strong>zioni esistenti in Russia, e<br />

cioè "la <strong>di</strong>ttatura e la reazione zarista" la quale "non poteva che far<br />

trasformare con un capovolgimento improvviso, un sistema intollerante<br />

che da tempo si perpetuava contro una classe che troppo aveva<br />

sofferto". Concluse affermando che "il socialismo non è una conquista<br />

<strong>di</strong> barricate, bensì una elevazione delle masse". 3<br />

Il <strong>di</strong>alogo tra massimalisti e riformisti — interrotto per motivi formali,<br />

non essendo stato regolarmente indetto il congresso — fu ripreso<br />

il 26 gennaio e dal nuovo congresso uscì trionfalmente la tesi massimalista,<br />

alla quale andarono 848 voti contro 137. L'assise socialista<br />

si era aperta con un violento attacco ai riformisti, da parte <strong>di</strong> un delegato<br />

massimalista, il quale <strong>di</strong>sse che alcuni "compagni influenti" avevano<br />

"contribuito, con la loro doppiezza, a creare nella massa proletaria,<br />

quello stato d'animo scettico che in molti si riscontra". 4 Dopo<br />

la replica <strong>di</strong> Zanar<strong>di</strong> in <strong>di</strong>fesa dell'operato delle amministrazioni socialiste,<br />

Bombacci espose il "programma massimalista, il quale altro non<br />

è che il socialismo, tutto il socialismo". Anche se "non ci troviamo nelle<br />

stesse con<strong>di</strong>zioni in cui si trova il proletariato dei paesi sconfitti militarmente",<br />

<strong>di</strong>sse, "tuttavia possiamo e dobbiamo in altro modo tendere

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