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La strage di palazzo d'Accursio PDF

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<strong>La</strong> <strong>strage</strong> <strong>di</strong> <strong>palazzo</strong> <strong>d'Accursio</strong><br />

Il ruolo delle forze dell'or<strong>di</strong>ne, contrariamente a quanto sostiene<br />

il prefetto, fu quello <strong>di</strong> creare il massimo <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> favorire<br />

l'assalto alla sede sindacale. Il Giornale del Mattino, cioè il giornale del<br />

Fascio, che non patteggiava certo per i socialisti, scrisse che "i nazionalisti,<br />

abbandonato l'assalto al caffè, si portarono quasi <strong>di</strong> corsa in<br />

via Cavaliera dove ha sede la Camera del lavoro, senza che l'autorità<br />

cercasse <strong>di</strong> frenarli". Il foglio <strong>di</strong> Nenni scrisse anche che l'assalto<br />

era stato preme<strong>di</strong>tato e stu<strong>di</strong>ato a lungo — Zanetti e i Sempre pronti<br />

si erano radunati alle ore 14 nella sede della Lega latina e ne erano usciti<br />

verso le 18 — perché la sede sindacale era stata investita contemporaneamente<br />

da tre lati: da via Cavaliera (oggi via Oberdan), da via Goito e<br />

da via Albari. "I <strong>di</strong>mostranti giunti davanti all'ingresso si fermarono ed<br />

un giovanotto, che dall'aspetto sembrava un ufficiale in borghese, rivolgendosi<br />

ai compagni gridò: 'Avanti! Avanti!'." 21 Sfoderate le pistole,<br />

gli squadristi spararono a lungo contro la porta e le finestre dello<br />

stabile, mentre dall'interno si rispondeva al fuoco. "<strong>La</strong> battaglia — come<br />

annotò il Giornale del Mattino — terminò non per l'intervento dell'autorità,<br />

ma perché i caricatori delle armi erano esauriti!"<br />

I militari che presi<strong>di</strong>avano la sede della Ccdl, non solo non avevano<br />

fatto nulla per evitare lo scontro, ma lo avevano ad<strong>di</strong>rittura<br />

favorito. A proteggere l'avvicinamento dei Sempre pronti e l'accerchiamento<br />

della sede sindacale era stato il colonnello Scaparro, comandante<br />

del 94° fanteria, nonostante fosse stato comandato in servizio<br />

<strong>di</strong> pubblica sicurezza per proteggerla. Questi, come scrisse il<br />

prefetto nel rapporto del 5 luglio, "in luogo <strong>di</strong> astenersi dall'intervenire<br />

se non in quanto la truppa fosse chiamata ad eseguire o dall'intromettersi<br />

con lodevole iniziativa per la pacificazione degli animi, manifestò<br />

ben inopportunamente la sua simpatia per i <strong>di</strong>mostranti non solo<br />

col prenderne quasi le parti ma col più strano contegno nei confronti<br />

dei RR.CG".<br />

I reali carabinieri erano stati costretti a intervenire, trovando<br />

scandaloso che un ufficiale in servizio solidarizzasse con gli aggressori<br />

della sede sindacale. <strong>La</strong> reazione dello Scaparro — come si apprende<br />

da un rapporto del prefetto del 15 giugno — fu imme<strong>di</strong>ata e "apostrofò<br />

violentamente i carabinieri <strong>di</strong>cendo loro, fra l'altro, che per essi<br />

ci sarebbe voluta qualche pallottola e puntando verso i militari la rivoltella<br />

spianata che abbassò solo per l'intervento <strong>di</strong> un carabiniere che,<br />

spaventato dalle possibili conseguenze, lo ridusse ad abbassare l'arma".<br />

Per quanto la cosa possa sembrare incre<strong>di</strong>bile, il colonnello fu elogiato<br />

dal generale Segato, il quale fece punire l'ufficiale che comandava i<br />

carabinieri. 22<br />

Nonostante la protezione dei militari, alla fine Zanetti fu <strong>di</strong>sarmato<br />

dai carabinieri. Gli sequestrarono una rivoltella con un colpo sparato,<br />

due caricatori vuoti e un pugnale. I suoi uomini furono subito identificati,<br />

ma non perquisiti né <strong>di</strong>sarmati. Questa sorte toccò solo allo<br />

Zanetti "perché trovato" come scrisse il prefetto al presidente del<br />

governo, il 19 giugno "ancora con la rivoltella in mano". 23 Tra gli altri,

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