La strage di palazzo d'Accursio PDF
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<strong>La</strong> <strong>strage</strong> <strong>di</strong> <strong>palazzo</strong> <strong>d'Accursio</strong><br />
le iniziative degli enti locali e <strong>di</strong> gruppi industriali". Concludeva la<br />
lettera: "Né vedrei altro mezzo poiché, ad esempio, i sussi<strong>di</strong> per la<br />
<strong>di</strong>soccupazione non possono giungere <strong>di</strong> per sé a decisivi risultati e<br />
debbono costituire <strong>di</strong> necessità un mezzo <strong>di</strong> provvidenza transitoria,<br />
per evitare che si ripristini un sistema elemosiniero che non si converte<br />
in alcun utile per la produzione nazionale. 119<br />
Contro la politica dei sussi<strong>di</strong> — secondo la linea della Cgdl — si<br />
schierarono anche il congresso provinciale della Federterra il 17 febbraio<br />
e, il 28 marzo, quello dei braccianti, essendo "un'indegnità da<br />
respingere, da condannare e da rifiutare specialmente quando vi è la<br />
possibilità, con l'inizio dei lavori, <strong>di</strong> dare occupazione non transitoria,<br />
ma continuativa". 10<br />
Nei primi mesi del 1919, numerose furono le agitazioni sindacali.<br />
Oltre che per le otto ore, i lavoratori scioperarono per il rinnovo dei<br />
contratti. I più attivi erano quelli dell'industria, i cui salari erano<br />
quasi uguali a quelli dei braccianti, mentre prima della guerra erano<br />
superiori del 50 per cento. Ma ad agitarsi non erano solo le categorie<br />
operaie, come <strong>di</strong>mostra la lunga lotta condotta dagli agenti <strong>di</strong><br />
polizia e dai custo<strong>di</strong> delle carceri per avere aumenti salariali. Anche<br />
i maestri dovettero lottare a lungo per ottenere gli aumenti richiesti.<br />
<strong>La</strong> minaccia <strong>di</strong> sospendere ogni attività giu<strong>di</strong>ziaria fu paventata a<br />
lungo anche dai magistrati, oltre che da una categoria <strong>di</strong> liberi professionisti<br />
come quella dei notai.<br />
Alla riven<strong>di</strong>cazione salariale arrivarono anche i cappellani delle<br />
parrocchie. Tramite l'Unione cappellani chiesero al vescovo un aumento<br />
dei compensi che percepivano. L'alto prelato respinse la richiesta, ma,<br />
con gesto caritatevole, offrì 500 lire <strong>di</strong> tasca propria, perché se le<br />
<strong>di</strong>videssero. Molto <strong>di</strong>gnitosamente, i cappellani rifiutarono e continuarono<br />
a <strong>di</strong>re messa alle tariffe d'anteguerra.<br />
2. I conta<strong>di</strong>ni invadono Bologna<br />
Era però nelle campagne che si svolgevano le agitazioni più importanti.<br />
E fu dalle campagne che il 15 giugno giunsero 50 mila<br />
conta<strong>di</strong>ni per chiedere la requisizione delle terre incolte e malcoltivate.<br />
Negli anni della guerra gli agrari avevano intensificato alcune colture<br />
red<strong>di</strong>tizie come la canapa — richiestissima per uso militare — a scapito<br />
<strong>di</strong> altre come il grano. Altre erano state ad<strong>di</strong>rittura abbandonate."<br />
Cosi come erano state abbandonate numerose aziende. Per riven<strong>di</strong>care<br />
la requisizione <strong>di</strong> queste terre, un esercito <strong>di</strong> lavoratori invase la città<br />
con migliaia <strong>di</strong> ban<strong>di</strong>ere rosse.<br />
Mai Bologna aveva visto uno spettacolo simile e mai la <strong>di</strong>visione tra<br />
città e campagna fu cosi netta come in quel giorno. I "cuntadein", che<br />
un tempo avevano inveito contro "Bologna carogna", si erano impossessati<br />
del capoluogo. L'antagonismo tra città e campagna si ripropo-