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La strage di palazzo d'Accursio PDF

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<strong>La</strong> <strong>strage</strong> <strong>di</strong> <strong>palazzo</strong> <strong>d'Accursio</strong><br />

giusta punizione postuma. Ma gli scioperi che vennero proclamati prima<br />

e dopo quella spe<strong>di</strong>zione punitiva ebbero il merito <strong>di</strong> fargli vedere<br />

un mondo <strong>di</strong>verso da quello che si era prefigurato e <strong>di</strong> far precipitare<br />

e maturare quella crisi che lo agitava.<br />

Alla vigilia dello sciopero del 16 e 17 aprile — proclamato per<br />

protesta contro l'assalto alla sede dell'Avanti! — aveva scritto, <strong>di</strong>menticandosi<br />

delle aggressioni antisocialiste del novembre precedente a Bologna,<br />

che dopo la fine della guerra gli interventisti avevano propugnato<br />

una politica <strong>di</strong> pace sociale.<br />

Non si può tacere — si legge in una nota anonima — che fu il Partito Socialista<br />

a non volere questa pace. All'indomani della vittoria esso sostituì la ban<strong>di</strong>era<br />

del neutralismo con quella del leninismo e dopo aver detto pace mentre per<br />

fatale colpa <strong>di</strong> imperi nemici si imponeva la guerra, <strong>di</strong>sse guerra non appena la<br />

pace venne a consolare gli uomini. [...] Non è il tempo <strong>di</strong> fare con rigore storico<br />

l'esame delle responsabilità materiali dei fatti <strong>di</strong> ieri. Oggi agli occhi <strong>di</strong><br />

tutta Italia balzerà <strong>di</strong>nanzi una grande, ma tragica responsabilità morale: quella<br />

<strong>di</strong> una minoranza dello stesso partito socialista che ha voluto gettare fra<br />

classe e classe, fra partito e partito la parola che inesorabilmente <strong>di</strong>vide e prepara<br />

nei cuori la guerra civile.<br />

<strong>La</strong> Confederazione Generale del <strong>La</strong>voro proclama oggi lo sciopero generale<br />

in tutta Italia. Auguriamoci che esso non <strong>di</strong>a luogo a nuove trage<strong>di</strong>e.<br />

Il partito socialista pensi alla propria responsabilità. Non si può fare la<br />

rivoluzione contro la guerra. Migliaia <strong>di</strong> reduci sono pronti in ogni città a <strong>di</strong>fendere<br />

le loro medaglie, le loro ferite, i loro sacrifici simbolizzanti dell'Italia<br />

vittoriosa.<br />

Pace: ecco la nostra parola.<br />

C'è in questo momento una possibilità <strong>di</strong> progresso infinito. L'Italia può<br />

scrivere, solo che i nostri citta<strong>di</strong>ni lo vogliano, mirabili pagine <strong>di</strong> storia civile.<br />

Cos'è questa rissa sanguinosa? Cosa sono queste grida evocanti trage<strong>di</strong>e lontane?<br />

Quale demone tiene l'animo <strong>di</strong> quelli che spingono alla guerra civile?<br />

Avremo dunque vinto, a prezzo <strong>di</strong> tanto sangue, per poi uccidere colle stesse<br />

nostre mani la vittoria? E la patria che fu salvata dopo Caporetto non lo sarà<br />

più dopo Vittorio Veneto?<br />

No. Non può, non deve essere.<br />

Se il socialismo non <strong>di</strong>viene anarchismo, se l'o<strong>di</strong>o insano non soffoca ogni<br />

palpito d'amore, se la pazzia non turba i nostri cervelli, noi torneremo domani<br />

tutti al lavoro, fatti migliori da questa triste sciagura, noi riprenderemo l'opera<br />

interrotta per la salvezza della grande famiglia Umana alla quale la vittoria<br />

schiudeva la via <strong>di</strong> nuove libertà.<br />

Siate buoni fratelli."<br />

Lo sciopero lasciò confuso Nenni — o chi scrisse il commento,<br />

anonimo anche questa volta —, dal momento che i <strong>di</strong>rigenti socialisti<br />

avevano fatto <strong>di</strong> tutto per evitare degenerazioni <strong>di</strong> tipo insurrezionale<br />

o preinsurrezionale.<br />

Se si pensa — si legge nella nota — che i <strong>di</strong>rigenti socialisti prima e durante<br />

gli scioperi <strong>di</strong> Roma, <strong>di</strong> Milano, <strong>di</strong> Torino, <strong>di</strong> Bologna ecc. non hanno<br />

fatto altro che raccomandare la calma alle poche migliaia <strong>di</strong> persone che ne se-

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