Dicembre 2009 - Comune di Imola

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peperoncino reca l'inconsueto messaggio di auguri di una dada-mamma passata per un saluto. Sulle pareti una serie di grandi foto, alcune in bianco e nero, altre dai colori soffusi, ci mostrano fiori, animali, scorci di paesaggi con raffinata semplicità ed aggiungono quel tocco in più che impreziosisce un ambiente in sé già piacevolmente invitante. Intravedo da lontano Maurizia Gasparetto che si intrattiene con la coordinatrice pedagogica, Barbara Molinazzi ed il nostro responsabile Daniele Chitti e penso che è giunta l’ora di sapere cosa ne pensa il “sant’uffizio”di questo nuovo assetto. Così, mi ritrovo ad ascoltare Chitti che proclama l’elogio delle capacità di coinvolgimento del personale nella “compartecipazione ad un progetto che non sia solamente prerogativa del Nido che lo ospita, ma diventi patrimonio comune a tutte le scuole, auspicando che questo contribuisca a farlo percepire risorsa per la collettività in modo naturale, così come lo sono la scuola o la biblioteca”. Auspicando a mia volta di aver capito giusto, mi trovo d'accordo e soprattutto penso sia molto bello da parte di tutti offrire alla collettività un servizio gratuito (e praticamente a costo zero, grazie alla collaborazione del personale), specie in un momento di tagli finanziari generalizzati. Sicuramente dona visibilità ad un Comune a cui bisogna riconoscere il merito di avere, nell’elenco delle sue priorità, ai primi posti i bisogni dei bambini e i valori della famiglia. E ad avvalorare questo pensiero all’improvviso vedo l’assessore Raccagna, che sapevo essere andato via già prima che io arrivassi; sorrido nel comprendere che, dopo aver smesso gli abiti istituzionali, ora veste quelli più comodi del papà accanto alla propria figlia (che tra l’altro questo nido ha visto crescere) e quasi mi dispiace interromperlo solo un attimo, per chiedere un suo parere sul Centro. Naturalmente non può dirsi che entusiasta. Ed è un entusiasmo che contagia: sono le 17.30 e si potrebbe dichiarare il tutto esaurito. Il clima è festoso e disteso e ognuno è impegnato a chiacchierare, ad osservare i giochi che il proprio figlio fa, oppure a spiluccare qualcosa dal buffet. Ogni tanto vedo apparire la Gasparetto che con minuzia sembra “studiare” attentamente ogni angolo (chissà quale sarà il suo responso). Mi siedo un attimo; accanto a me una mamma offre un pupazzo morbido alla figlioletta di 10 mesi, racconta di aver ritirato la sua bimba dal nido in cui l’aveva iscritta, dopo essere entrata in cassa integrazione ed avere appreso che, molto probabilmente, a breve perderà il suo posto di lavoro. È contenta che ci siano delle strutture come questa, dove i bambini possono stare insieme e le mamme possono scambiarsi dei consigli in un'atmosfera più rilassata. “A volte fuori il clima è così deprimente…”. E mi sorge il dubbio che non si riferisca soltanto al tempo. In un angolo un guanto verde continua a farmi “ciao”; mi sporgo un po’ per vedere meglio e riconosco il volto di Gaia sotto la tesa di un cappello grigio. “Si è travestita da giardiniera” spiega la mamma accanto a lei. Gaia, quattro anni, frequenta la Scuola dell’Infanzia di Sasso Morelli e il Centro Giochi (allora si chiamava così) da sempre; lei qui è praticamente di casa. Il pomeriggio volge al termine tra un susseguirsi di saluti, baci e apprezzamenti vari; anche Maurizia Gasparetto, andando via, esprime il suo consenso: “bravine, ma non montatevi la testa” che detto da lei (autentica economista in complimenti), fa lo stesso effetto di un applauso alla fine di una prima. Poi, quasi fra sé “…meglio di così non poteva andare” Beh, ora è addirittura standing ovation!
LA TANA DEGLI ORSETTI mercoledì 14 ottobre 2009 Entrando ci accoglie il caldo colore arancio di un divano ad angolo che, insieme a due colonne ed un mobile basso, costituiscono i nuovi arredi della Tana degli Orsetti. Intorno, anche qui, la grande presenza di piante e fiori ci ricorda che sono mani femminili quelle che si sono prese cura degli ambienti, le stesse che stamattina presto hanno sottratto un po’ di fiori dal lungofiume e accostato bacche a melograni e peperoncini per creare insoliti bouquet, ora disseminati un po’ ovunque. Chissà perché, i peperoncini mi ricordano qualcosa. Rammento questo nido per averci lavorato qualche anno fa e mi sorprende, guardandomi intorno, che nulla sia cambiato: la grande piscina di palline continua ad essere il centro di un salone dall’atmosfera quasi magica; è l’effetto dei raggi di luce che, filtrando dalle particolari vetrate, pervadono l’ambiente e sembrano donare vita ai colorati orsetti delle pareti. Intorno, piccole foto di bambini hanno colto l’istante di un gioco o di una tenerezza, e nei miei pensieri non posso fare a meno di accostarle ad altre foto e ad altre dimensioni senza che per questo si vengano a contrapporre: ciascuna reca in sé un particolare profumo. Un profumo di buono. Inizia ad arrivare gente, le voci e i colori di adulti e bambini riempiono gli spazi, qualcuno si siede, qualcun altro si avvicina al buffet; abbracci e sorrisi riscaldano l’atmosfera, mentre noto la coordinatrice pedagogica Barbara Molinazzi e la nostra dirigente Amedea Morsiani ribadire (come per la Casa dei Giochi) le congratulazioni con le educatrici per l’ottimo lavoro svolto (per fortuna questa volta sono in perfetto orario, non posso certo permettermi di perdere due volte di seguito lo staff dirigenziale). Continuo il mio girare e mi ritrovo in una stanza attigua, usata per la merenda del pomeriggio o per eventuali attività laboratoriali. La trovo particolarmente spartana e qualcuno mi spiega che, secondo il progetto iniziale per la riqualificazione, avrebbe dovuto trasformarsi in una stanza polifunzionale che rispondesse alle esigenze del momento dei pasti (durante il giorno) e fungesse da atelier per La Tana degli Orsetti nel pomeriggio “Ma poi sono sopraggiunti i tagli…che hanno tagliato anche i nostri arredi” mi spiega un'educatrice. Già, è vero che attraversiamo momenti difficili: è necessario economizzare. Qui, altre foto alle pareti ci mostrano dei bambini intorno ad un tavolo all’aperto che sgranano chicchi d’uva e chicchi di mais; le immagini, disposte ad altezza di bambino, sono una dietro l’altra in perfetta sequenza, come le immagini della pellicola di un cortometraggio. All’improvviso mi sembra di vederle, tante piccole mani che le scorrono velocemente: ed è come vedere un film, ma da protagonisti. Forse, a pensarci bene, questo spazio non è niente male. Poi, ad inquadrare tutto, c’è anche
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