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Dicembre 2009 - Comune di Imola

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po’ <strong>di</strong> pane tra le mani; poi si allontano in silenzio e<br />

si infilano tra gli angoli degli arma<strong>di</strong>etti, dove c’è<br />

spazio solo per tre bambini.<br />

Le si sente conversare e ridere.<br />

Serena, un anno e mezzo, frequenta da un mese;<br />

le osserva molto incuriosita.<br />

Questa specie <strong>di</strong> rito si ripete da qualche giorno,<br />

lei sta a tavola composta, sorride e aspetta la dada<br />

per alzarsi e andare verso la porta.<br />

Oggi a tavola nei loro bicchieri è stata versata<br />

l’acqua; si sono guardate tutte e tre e con<br />

complicità hanno iniziatato a fare le “bolle”<br />

rumorose: GLLL... GRR... GLLL…<br />

Carlotta rivolge lo sguardo a Serena e con un<br />

sorriso le <strong>di</strong>ce:<br />

“L’ acqua è buona!”<br />

E continuano la loro sinfonia <strong>di</strong> suoni e bolle<br />

rumorose,<br />

Un attimo <strong>di</strong> silenzio poi Carlotta porta la mano<br />

tesa alla bocca, sbattendola ritmicamente; Sara e<br />

Serena l'accompagnano nello stesso gesto e ritmo.<br />

Un suono primitivo echeggia nell’aria: sorridono <strong>di</strong><br />

gusto scambiandosi sguar<strong>di</strong> affiatati .<br />

Poi si alzano e questa volta Serena si congeda da<br />

me alzandosi ed andando verso <strong>di</strong> loro: osservarle<br />

non le basta più, è pronta per partecipare.<br />

ACCOGLIENZE DIVERSE<br />

Quando le relazioni tra pari fanno il valore aggiunto<br />

<strong>di</strong> Katia Raspanti e Silvia Fabbri<br />

Questo non è un <strong>di</strong>scorso compiuto sull'accoglienza delle <strong>di</strong>versità o sull'educazione<br />

interculturale; è soltanto la modesta raccolta <strong>di</strong> alcuni spunti che abbiamo raccolto nel corso<br />

<strong>di</strong> un anno, perché ci interessava dare corpo e sostanza ad un principio, “tutti uguali, tutti<br />

<strong>di</strong>versi” che non vogliamo sia soltanto uno slogan.<br />

Abbiamo cercato <strong>di</strong> dare grande spazio ed attenzione alle modalità con le quali ci poniamo<br />

con i bambini, dando la “giusta” attenzione (nè troppo, nè troppo poco) alle <strong>di</strong>versità interne<br />

al gruppo, all'ascolto, al rispetto dei tempi, agli interessi, alla collaborazione e alla risoluzione<br />

dei contrasti attraverso il <strong>di</strong>alogo.<br />

La prima scoperta è un fatto semplice ed essenziale, che forse talvolta rischiamo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>menticare: se accompagnamo i bambini alla scoperta delle <strong>di</strong>versità e delle somiglianze,<br />

scopriamo che la <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> lingua, <strong>di</strong> cultura, <strong>di</strong> religione, <strong>di</strong> abitu<strong>di</strong>ni e tratti somatici dei<br />

bambini stranieri è ben lontana dall'essere l'unica. Ne esistono altre: la <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> genere, <strong>di</strong><br />

gusti, <strong>di</strong> atteggiamenti ecc….<br />

Che spiegazioni si danno i bambini delle molte <strong>di</strong>versità che li attraversano?<br />

Scrive Rodari: “La ragione ci aiuta a comprendere la realtà. Ma la fantasia ci serve per<br />

superarla e non accettarla così com’è”.<br />

Abbiamo provato ad ascoltare i bambini e ci siamo resi conto non solo che si ponevano<br />

domande sulle caratteristiche <strong>di</strong> alcuni compagni, ma anche che spesso trovavano risposte<br />

più efficaci delle nostre, certamente più eleganti.<br />

Francesco, mentre <strong>di</strong>segna liberamente con alcuni compagni, <strong>di</strong>ce: “Perché lui non sa<br />

parlare?” riferito a Tommaso che presenta un ritardo del linguaggio.<br />

Carla risponde con estrema naturalezza: “Ma no! lui parla inglese!”<br />

Giulio (guardando Samuele che è un bambino speciale non solo ai nostri occhi): “Samuele<br />

raccoglie sempre i bacchetti in giar<strong>di</strong>no…”<br />

Renato: “Perché a lui piacciono tanto e si arrabbia se qualcuno glieli porta via!! Anche io mi<br />

arrabbio se mio fratello mi porta via i giochi”<br />

Giulio : “Allora i bacchetti sono i suoi giochi! Ma non ci gioca !”<br />

Renato: “Non lo so! Anche mio cugino ha tante carte <strong>di</strong> Dragombol e non ci gioca!”<br />

Antonio rivolto a Filippo gli domanda: “Ma perché te non parli?”<br />

Gli risponde Marianna : “Lui è un bimbo zitto!”

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