Dicembre 2009 - Comune di Imola

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Mi sembra un’idea bellissima che condivido pienamente. Coinvolgiamo anche Barbara Molinazzi che azzarda: “Sarebbe interessante chiedere la loro disponibilità per il Centro bambini e genitori!”. Bé, sarebbe fantastico, ma ho i miei dubbi! Impariamo a fare il pane Sono le diciotto e trenta. Sto uscendo dall’asilo, anzi dalla scuola. Oggi, a differenza di un normale lunedì di lavoro, non esco dal mio solito e familiare nido Campanella, bensì dalla scuola dell’ Infanzia Pambera. Ho la testa piena di idee, di cose che voglio fare, di odori e sapori che voglio risentire: idee, cose, odori che non sono esclusivamente attinenti al mondo dell’infanzia, ma sono soprattutto pertinenti al mondo della tradizione culinaria. Ebbene si, oggi non sono andata ad un incontro formativo e nemmeno ad uno scambio tra collettivi, sono andata ad imparare a fare il pane e più precisamente il pane arabo. Fin dal mio arrivo ho percepito un clima caldo e accogliente. Candia mi ha fatto sentire subito a casa, mi ha presentata ai genitori presenti, che mi hanno guardata incuriositi, ma anche piacevolmente stupiti del fatto che mi unissi a loro per imparare. Ad attendermi c’era anche una bella sorpresa: una delle mamme “insegnanti” era Ilham, la mamma di Abramo, un bimbo che ha frequentato il mio nido. Mentre i ricordi mi affioravano alla mente, sono stata raggiunta dalla mamma di Maria e Asma, poi da una mia ex collega. Ero in un ambiente nuovo, ma con alcuni dei presenti esistevano ricordi comuni, quindi è stato piacevole ritrovarsi. Il mio sguardo è stato subito attratto da una coppia, madre e figlia pakistane, che se ne stavano in disparte, parlando tra loro. La riservatezza e il pudore di una si mescolava con la solarità e la gioia dell’altra. La mamma sarebbe stata la mia insegnante per la preparazione del Keer, un dolce che io intendo proporre come merenda alla Tana degli Orsetti. Quando mi sono avvicinata, la figlia mi ha spiegato la ricetta, traducendo le parole della madre, la quale però interveniva per spiegarmi i passaggi più critici della preparazione, dandomi dei consigli, affinché io non facessi brutta figura con i miei ospiti. I miei occhi non perdevano di vista le due mamme che preparavano il pane arabo, una si avvaleva dell’aiuto dell’impastatrice elettrica, l’altra con grande maestria manipolava con le mani, attirando lo sguardo di tutti. Quando il profumo di pane cotto ha incominciato ad invadere l’ambiente, mi sono avvicinata ad un gruppo per assaggiare e per continuare a chiacchierare con mamme e babbi, nonni e nonne e colleghe, condividendo il clima che si crea spesso attorno ad un tavolo di persone che hanno voglia di stare insieme. Fare e condividere il pane, per l’ennesima volta, ha unito e rallegrato persone apparentemente diverse per provenienza, cultura e interessi. Salgo in auto pronta ad andare a comprare il latte e il riso, ingredienti base per la preparazione del Keer. Non vedo l’ora di prepararlo e soprattutto non vedo l’ora di confrontarmi con Ilham e Mina, le due mamme che verranno anche alla Tana a fare il pane. Renata Balducci Sono trascorsi alcuni giorni; osservo le foto scattate durante l’occasione e rivivo, nel sorriso di tutti, il piacere di stare insieme. Riascolto il brusio di tante persone che si ritrovano di nuovo insieme o si presentano a genitori di bimbi appena accolti con un semplice: “Ciao, sono la mamma di ….” e si stringono la mano per siglare un benvenuto sincero.
Poi rivedo: -le “nostre esperte cuoche” che entrano con i loro sorrisi velati da un po’ di preoccupazione per il risultato finale; -il piacevole incontro tra Renata e Ilham che scoprono di conoscersi già (con mia grande sorpresa, quest’ultima ha accettato di andare alla Tana degli Orsetti, chiedendomi di accompagnarla); -i bambini che giocano liberamente, i nasini di alcuni di loro che sfiorano il tavolo per vedere meglio quelle mani abili e sicure che impastano; -il silenzio meravigliato dei grandi; -gli impasti che lievitano e più tardi le forme che assumono; -il profumo e il colore del pane appena sfornato che infonde calore e complicità in tutti noi -e infine il suo sapore, che promette di farci ritrovare ancora insieme.
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Page 11 and 12: Percepiamo nei bambini il desiderio
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Page 23 and 24: verbale. Tutto è un gioco tra loro
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