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130 I FENOMENI ENDOGENI<br />
Può essere utile anche valutare la morfologia dell’edificio vulcanico:<br />
la presenza di caldere o di rilievi potrebbe condizionare<br />
i movimenti dei materiali emessi durante l’eruzione. Nel<br />
caso del Vesuvio, per esempio, la presenza del Monte Somma,<br />
sul versante settentrionale del cratere principale, potrebbe impedire<br />
un movimento verso nord delle colate laviche che così<br />
si riverserebbero sui versanti meridionali del cono, mentre sul<br />
versante occidentale potrebbe verificarsi una pioggia di ceneri<br />
che, in caso di piogge prolungate, potrebbe a sua volta generare<br />
una colata di fango 51.<br />
S. Anastasia<br />
Portici cratere<br />
del 1944<br />
Ercolano<br />
Torre del Greco<br />
pericolo vulcanico<br />
MONTE SOMMA<br />
Ottaviano<br />
Boscoreale<br />
Torre Annunziata<br />
aree ad alta probabilità di essere invase da colate di lava<br />
aree in cui potrebbero aprirsi nuovi crateri<br />
aree a bassa probabilità di essere invase da colate di lava<br />
aree ad alta probabilità di essere invase da colate di fango<br />
S. Giuseppe<br />
Terzigno<br />
aree a bassa probabilità di essere invase da colate di fango<br />
aree di accumulo delle colate di fango<br />
51 Il vulcano italiano che presenta il maggiore pericolo vulcanico è il Vesuvio, sia<br />
per le sue eruzioni esplosive, sia per l’elevata urbanizzazione della regione.<br />
Le strategie di intervento sono ovviamente diverse a seconda<br />
del tipo di attività del vulcano. Con i vulcani ad attività effusiva<br />
si può convivere più facilmente (dal momento che le colate laviche<br />
si muovono lentamente, un improvviso intensificarsi<br />
dell’attività non comporta rischi immediati) e soprattutto è<br />
possibile ideare di volta in volta nuove tecniche per provare a<br />
deviare il flusso della lava e incanalarlo nelle direzioni volute.<br />
Un intervento attivo è, invece, impossibile nel caso di vulcani<br />
ad attività esplosiva. Non esiste, infatti, né un metodo per prevedere<br />
quando l’eruzione si verificherà, né un metodo per impedirne<br />
o modificarne lo svolgimento.<br />
Molti vulcani (non solo ad attività esplosiva) sono stati e sono<br />
tuttora attentamente monitorati; strumenti sensibilissimi registrano<br />
e misurano ogni piccola attività sismica (poiché le eruzioni<br />
si verificano spesso dopo una serie di terremoti, il primo<br />
dei quali avviene in profondità); mentre termometri che possono<br />
misurare temperature molto elevate (sopra i 1000 °C) registrano<br />
ogni variazione della temperatura della zona indiziata<br />
e, soprattutto, delle pozze di lava in ebollizione 52.<br />
Oggi esistono anche satelliti artificiali con strumenti in grado<br />
di rilevare flussi di calore sotto la superficie terrestre (che sono<br />
un indizio della risalita di magma), mentre particolari livelle al<br />
suolo registrano ogni rigonfiamento della superficie terrestre<br />
nelle vicinanze dei vulcani. Questi rigonfiamenti sono, in genere,<br />
provocati da un aumento della pressione interna della<br />
crosta terrestre e possono essere preludio di un’eruzione. Tutti<br />
questi segnali premonitori consentono di capire se si sta avvicinando<br />
il momento di un’eruzione, ma non di stabilire il momento<br />
esatto in cui avverrà, perché i segni premonitori possono<br />
durare settimane o mesi. Non è possibile neanche prevedere<br />
la violenza dell’esplosione o l’evoluzione nel tempo dell’eruzione.<br />
Per questo l’unica prevenzione, nel caso di un’eruzione<br />
esplosiva, resta una rapida evacuazione.<br />
Il rischio vulcanico dipende sia dalla pericolosità del vulcano,<br />
sia dai danni che il vulcano potrebbe provocare nel contesto in<br />
cui è inserito, tenendo conto della tipologia delle costruzioni,<br />
della densità di popolazione, dell’estensione delle aree urbane e<br />
del terreno agricolo ecc. 53.<br />
52 L’attività dell’Etna è monitorata dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica<br />
e Vulcanologia (ingv).<br />
Napoli<br />
rischio vulcanico<br />
altissimo<br />
alto<br />
medio<br />
San Giorgio<br />
a Cremano<br />
Portici<br />
Ercolano<br />
Torre<br />
del Greco<br />
Torre<br />
Annunziata<br />
Vesuvio<br />
© SEI – 2012<br />
53 Mappa del rischio vulcanico<br />
per l’area intorno al Vesuvio.<br />
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