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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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82<br />

Remo Fornaca<br />

visti, all’empirismo <strong>di</strong> linguisti, psicologi, economisti, sociologi, statistici,<br />

naturalisti, e quin<strong>di</strong> all’esperienza pedagogica nella sua organicità,<br />

complessità e scientificità. Il <strong>Labriola</strong> delle “preformazioni” e delle “neoformazioni”<br />

storiche e sociali, che incidono <strong>di</strong>aletticamente sull’in<strong>di</strong>viduale<br />

e sul collettivo, o come egli preferisce, geneticamente, dunque, morfologicamente,<br />

sullo psicologico, sull’economico, sull’etica, sull’educativo e sul<br />

politico–sociale» 2 . Una sintesi con<strong>di</strong>visibile e molto efficace che fa giustizia<br />

<strong>di</strong> posizioni datate e tiene giustamente conto delle presenze e dei<br />

confronti sociali, politici, culturali, filosofici, pedagogici, educativi prima<br />

e dopo l’avvento della sinistra storica in Italia, dei vecchi e nuovi movimenti<br />

culturali in Italia, in Europa e nell’ambito internazionale. Recensendo<br />

la Storia della pedagogia italiana – P. II – Dal secolo XVI a dì nostri <strong>di</strong><br />

Emanuele Celesia su la «Nuova Antologia» (1874), <strong>Labriola</strong> aveva scritto:<br />

«Perché purtroppo in Italia la scarsa letteratura nazionale <strong>di</strong> opere<br />

pedagogiche e la poca <strong>di</strong>ffusione delle opere straniere hanno resa larga,<br />

perché imprecisa, la nozione <strong>di</strong> pedagogia» 3 . Una convinzione che coincide<br />

con le posizioni assunte da <strong>Labriola</strong> nei confronti della Legge Casati<br />

(1859), ma anche dei tentativi innovativi della Legge Coppino (1877) e<br />

delle variegate posizioni politiche, filosofiche, pedagogiche, storiche e<br />

storiografiche, scientifiche espresse e maturate nella seconda metà<br />

dell’Ottocento e <strong>di</strong>ventate <strong>di</strong>rimenti proprio tra la fine dell’Ottocento e<br />

l’inizio del Novecento e tali da aver caratterizzato molta parte <strong>di</strong> questo<br />

secolo.<br />

Le esplicitazioni autobiografiche <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> sono da mettere in correlazione<br />

alla necessità <strong>di</strong> precisare nei confronti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffuse ed emergenti<br />

critiche momenti ed aspetti della propria formazione e delle proprie e<br />

motivate scelte: «Per fortunate contingenze della mia vita, io avevo fatto<br />

2 N. SICILIANI DE CUMIS, Il criterio “morfologico” secondo <strong>Labriola</strong>, in <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong><br />

e la sua Università, cit., pp. 27–39, 28; ID., <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> critico della cultura del suo<br />

tempo. I concetti, le parole, i segni, in <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e la sua Università, cit., pp. 103–<br />

109; A. LABRIOLA, Scritti pedagogici, a cura <strong>di</strong> N. Siciliani de Cumis, Torino, UTET,<br />

1981.<br />

3 A. LABRIOLA, Storia della pedagogia italiana. P. II – Dal secolo XVI a dì nostri, in<br />

«Nuova Antologia», 1874, pp. 527–528, ora in: ID., Ricerche sul problema della libertà e<br />

altri scritti <strong>di</strong> filosofia e <strong>di</strong> pedagogia (1870–1883), a cura <strong>di</strong> L. Dal Pane, Milano, Feltrinelli,<br />

1962, pp. 305–306.

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