Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia
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80 Franco Ferrarotti ciologia, sociologia dell’ordine, sociologia ufficiale, sociologia alla sovietica o alla americana, poi, sociologia critica, ma non basta. C’è stata una nuova sociologia qualitativa. Non per negare la quantità; ma per affermare che la quantità viene dopo. In altre parole: prima, se voglio capire, poniamo, l’industrializzazione, devo parlare con coloro che la vivono — con gli operai. Non devo immaginare io per loro ideologicamente. Quando loro mi hanno parlato, ho raccolto questo materiale, queste storie di vita. Io le ho analizzate bene. E dall’analisi qualitativa dei problemi, così come sono state vissuti dalle persone–soggetti della ricerca, scaturisce che il soggetto della ricerca non è il ricercatore, ma le persone. Sono loro che fanno la ricerca. Il ricercatore, anzi, è anche lui un ricercato. Allora finalmente, dal complesso delle testimonianze tra osservazioni sistematiche e dati empirici, io posso ricavare, se va bene (ma non sempre va bene), delle ipotesi di lavoro.
Riflessioni e documentazioni di e su Antonio Labriola. Centenari significativi ∗ Remo Fornaca È tutto da leggere e da consultare il grosso volume–catalogo dedicato a Antonio Labriola e la sua Università, curato con la dedizione e la competenza proprie di Nicola Siciliani de Cumis. La presenza della qualità e della quantità di interventi, documentazioni, riflessioni, apparati iconografici sono uno stimolo a riconfrontarsi con un grande esponente della cultura e della vita civile e politica italiana ed internazionale e, nello stesso tempo, con un periodo storico quanto mai significativo sotto tutti i punti di vista. La compresenza celebrativa dei settecento anni della «Sapienza» (1303–2003) e del centenario della morte di Labriola (1843– 1904), oltre che un atto dovuto, è anche la viva testimonianza della sua fervida attività accademica come docente di filosofia morale, pedagogia, filosofia della storia e come attivo studioso dei problemi dell’Università, della scuola, dell’istruzione popolare, delle scienze dell’educazione, secondo prospettive non contingenti, ma con una serie meditata di approfondimenti 1 . C’è da aggiungere, e non è credo una nota a margine, che non tutti i conti con Labriola siano stati fatti, anche in rapporto a quanto è stato detto e scritto su di lui e sui dibattiti e orientamenti contemporanei. Per questo ci preme dare spazio, sia ad alcune sintesi contenute nel volume, sia ad alcuni dei riscontri a cui i diversi e sempre molto documentati interlocutori fanno riferimento. Siciliani de Cumis è molto esplicito: «Il Labriola, dunque, che filosoficamente parlando nasce e muore hegeliano, pur aprendosi variamente nel corso della vita, ma sempre dall’interno del “principio dell’hegelismo”, allo herbartismo, al “positivo” dei positi- ∗ In «I problemi della pedagogia», settembre–dicembre 2005, nn. 5–6, pp. 535–543. 1 Antonio Labriola e la sua Università. Mostra documentaria per i settecento anni della “Sapienza” (1303–2003). A cento anni dalla morte di Antonio Labriola (1904–2004), a cura di N. Siciliani de Cumis, Roma, Aracne, 2005.
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Riflessioni e documentazioni <strong>di</strong> e su <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong>.<br />
Centenari significativi ∗<br />
Remo Fornaca<br />
È tutto da leggere e da consultare il grosso volume–catalogo de<strong>di</strong>cato<br />
a <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e la sua Università, curato con la de<strong>di</strong>zione e la competenza<br />
proprie <strong>di</strong> Nicola Siciliani de Cumis. La presenza della qualità e<br />
della quantità <strong>di</strong> interventi, documentazioni, riflessioni, apparati iconografici<br />
sono uno stimolo a riconfrontarsi con un grande esponente della<br />
cultura e della vita civile e politica italiana ed internazionale e, nello<br />
stesso tempo, con un periodo storico quanto mai significativo sotto tutti<br />
i punti <strong>di</strong> vista. La compresenza celebrativa dei settecento anni della<br />
«<strong>Sapienza»</strong> (1303–2003) e del centenario della morte <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> (1843–<br />
1904), oltre che un atto dovuto, è anche la viva testimonianza della sua<br />
fervida attività accademica come docente <strong>di</strong> filosofia morale, pedagogia,<br />
filosofia della storia e come attivo stu<strong>di</strong>oso dei problemi dell’Università,<br />
della scuola, dell’istruzione popolare, delle scienze dell’educazione, secondo<br />
prospettive non contingenti, ma con una serie me<strong>di</strong>tata <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>menti<br />
1 .<br />
C’è da aggiungere, e non è credo una nota a margine, che non tutti i<br />
conti con <strong>Labriola</strong> siano stati fatti, anche in rapporto a quanto è stato<br />
detto e scritto su <strong>di</strong> lui e sui <strong>di</strong>battiti e orientamenti contemporanei. Per<br />
questo ci preme dare spazio, sia ad alcune sintesi contenute nel volume,<br />
sia ad alcuni dei riscontri a cui i <strong>di</strong>versi e sempre molto documentati interlocutori<br />
fanno riferimento. Siciliani de Cumis è molto esplicito: «Il<br />
<strong>Labriola</strong>, dunque, che filosoficamente parlando nasce e muore hegeliano,<br />
pur aprendosi variamente nel corso della vita, ma sempre dall’interno<br />
del “principio dell’hegelismo”, allo herbartismo, al “positivo” dei positi-<br />
∗ In «I problemi della pedagogia», settembre–<strong>di</strong>cembre 2005, nn. 5–6, pp. 535–543.<br />
1 <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e la sua Università. Mostra documentaria per i settecento anni della<br />
“Sapienza” (1303–2003). A cento anni dalla morte <strong>di</strong> <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> (1904–2004), a cura<br />
<strong>di</strong> N. Siciliani de Cumis, Roma, Aracne, 2005.