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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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<strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e le scienze sociali<br />

to in Italia a Salerno, la prima cosa che fa, è <strong>di</strong>re: «Basta, non si fa né la<br />

rivoluzione né il comunismo, bisogna mettersi d’accordo con la monarchia».<br />

Perché? Perché il primo scopo dell’Italia era liberarsi dal fascismo<br />

e dai nazisti, dai tedeschi con tutte le forze. Era la famosa svolta <strong>di</strong> Salerno.<br />

Grande tattico, ebbe tuttavia scarso interesse per la strategia. Però,<br />

con questa politica che chiamerei minimalistica, egli ha guidato alla<br />

grande il partito comunista. Non c’era un intellettuale che non fosse almeno<br />

simpatizzante del partito comunista. I giornali seri, le buone riviste,<br />

le case e<strong>di</strong>trici come la Einau<strong>di</strong>, erano tutti legati o simpatizzanti con<br />

il partito comunista. Alcuni adesso rimproverano cose del genere. Troppo<br />

facile. Perché non lo hanno fatto allora? Io lo ho sempre rimproverato.<br />

Per esempio, Togliatti votò in Parlamento (è questa l’ultima cosa che<br />

voglio <strong>di</strong>re) l’inclusione nella Costituzione italiana dei patti lateranensi,<br />

stipulati dal fascismo con la Chiesa cattolica, l’11 febbraio del 1929. Togliatti<br />

firmò, accettò nel Parlamento l’inclusione <strong>di</strong> quei patti nella Costituzione<br />

italiana, il famoso articolo 7 della Costituzione italiana, che in<strong>di</strong>rettamente<br />

riconosceva la religione cattolica come la religione dello Stato<br />

italiano. Non ci fu una sollevazione contro <strong>di</strong> lui; ma solo una levata <strong>di</strong><br />

scu<strong>di</strong>, da parte della gente come me, ragazzacci o libertari: che <strong>di</strong>cemmo<br />

a chiare lettere «Togliatti ha sbagliato». In realtà, la sua scelta <strong>di</strong> voto faceva<br />

parte <strong>di</strong> un suo calcolo. Un calcolo, che consisteva nell’addormentare<br />

un po’ l’avversario. Non ho mai capito, francamente, se tutta la sua<br />

politica fosse o meno una mossa tattica. Una politica, forse, per addormentare<br />

un po’ l’avversario. Non a caso, ad un certo punto, proclamò<br />

grande statista Giovanni Giolitti: il vecchio Giolitti che, in fondo, era un<br />

liberale conservatore, molto ammirato da Croce, nemico della sociologia.<br />

Non ho mai capito se tutto questo era per addormentare l’avversario,<br />

per poi dargli un colpo mortale. Ma io questo non lo credo. Perché,<br />

quando uno ha un simile atteggiamento accomodante con le persone,<br />

poi non è più capace <strong>di</strong> dare una pugnalata. Come fa? Diventa se mai<br />

vittima del suo stesso gioco. Anche il partito <strong>di</strong>ventò poi molto grande:<br />

perché il Partito comunista italiano, fino ai suoi ultimi tempi, imbarcava<br />

persone che non erano comunisti, magari solo vagamente antifascisti.<br />

Per riassumere, mentre Gramsci era un grande leader veramente rivoluzionario,<br />

Togliatti non lo fu. L’occupazione delle fabbriche a Torino negli<br />

anni 1920–1921 era stato un grande fatto; l’«Or<strong>di</strong>ne nuovo» fu un im-<br />

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