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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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72<br />

Franco Ferrarotti<br />

costringere il genio a rivivere la sua esperienza. Per questo è molto bello<br />

e interessante. Anche se, sul Socrate <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong>, posso essere in parte in<br />

<strong>di</strong>saccordo; o forse no. Ma si tratta solo <strong>di</strong> una piccola <strong>di</strong>ssonanza: perché,<br />

per me, il Socrate che conta è quello <strong>di</strong> Senofonte, non quell’altro <strong>di</strong><br />

Platone (assai presente in <strong>Labriola</strong>, nonostante la scelta labrioliana della<br />

fonte senofontea). Per me è soprattutto importante il Socrate «per<strong>di</strong>tempo<br />

<strong>di</strong> genio». Sta qui, infatti, una vera e propria <strong>di</strong>scriminante: che è<br />

questa. Nella formazione dei concetti sociologici e non solo sociologici,<br />

nella formazione dei concetti filosofici e dei concetti in generale, si può<br />

procedere o per via deduttiva, da certi principi; oppure si può procedere<br />

sulla base dell’esperienza, raccogliendo, <strong>di</strong>rei quasi racimolando, per la<br />

strada, dove capita, poniamo al porto <strong>di</strong> Atene, al Pireo, piccoli pezzi,<br />

scampoli grezzi, schegge <strong>di</strong> concetti, magari preconcetti, pregiu<strong>di</strong>zi. Ma<br />

la formazione deve procedere dal basso. In Senofonte c’è il Socrate che<br />

procede dal basso, che a mio giu<strong>di</strong>zio è il vero Socrate, che <strong>di</strong>ce una cosa<br />

sola: <strong>di</strong> sapere <strong>di</strong> non sapere. Questo Socrate, evidentemente, si apre<br />

molto all’esperienza e fa del lavoro sul campo. Il che è per me fondamentale.<br />

E arriviamo a quello che è il concetto <strong>di</strong> verità come frutto <strong>di</strong><br />

introspezione interiore oppure la verità intersoggettiva. È la verità partecipata;<br />

è la verità, noi <strong>di</strong>ciamo, acquisita da una persona o da un gruppo,<br />

per così <strong>di</strong>re in esclusiva. Insomma, si è come degli esploratori in terra<br />

ignota; e ci si muove a poco a poco, cominciando sempre da ciò che<br />

non si sa. In tal senso, il Socrate senofonteo è la rappresentazione vivente<br />

<strong>di</strong> questa specie <strong>di</strong> costante incertezza: è più creativo del Socrate platonico,<br />

che parte da una verità a lui già nota, come educatore è soprattutto<br />

un autopedagogo. Perché in fondo ― egli sembra <strong>di</strong>re ― nessuno<br />

può nascondersi <strong>di</strong>etro la coscienza <strong>di</strong> un altro. Ecco perché il suo è un<br />

processo autopoietico, che va stimolato, ma che non può essere comandato.<br />

Di qui tutti i problemi relativi al tema della verità intersoggettiva,<br />

che è cosa che mi interessa molto. E da questo punto <strong>di</strong> vista penso che<br />

oggi Siciliani de Cumis è uno dei pochi stu<strong>di</strong>osi non sociologi, forse<br />

l’unico a Roma, che si avvicina molto alla pratica sociologica. Mentre i<br />

sociologi, paradossalmente, si stanno allontanando da questa posizione,<br />

perché attratti dal bisogno, dai sol<strong>di</strong>, dalla politica. Diventano sempre<br />

più tecnici al servizio <strong>di</strong> un padrone, tecnici sul mercato, sono a <strong>di</strong>sposizione<br />

del miglior offerente. Secondo me, non sono manco più stu<strong>di</strong>osi,

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