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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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66<br />

Franco Ferrarotti<br />

ta e mossa al libero spirito umano, tanto da ridurre qualsiasi filosofia della<br />

storia a pura congettura farneticante 1 .<br />

Il secondo incontro, per quanto mi riguarda, con <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong><br />

avviene con la lettura delle sue Lettere a Federico Engels, l’amico fraterno<br />

<strong>di</strong> Marx ed estensore della parte finale del Capitale, terzo volume, lasciato<br />

incompiuto da Marx. È una lettura importante, ancora oggi, soprattutto<br />

per i sociologi, che peraltro si guardano bene dal fare. <strong>Labriola</strong> mette<br />

in luce le confusioni concettuali dei sociologi italiani <strong>di</strong> fine Ottocento,<br />

una fase storica in cui, a detta <strong>di</strong> Palgrave Inglis e altri, in Italia la sociologia<br />

era più lussureggiante e florida che altrove, prendendo <strong>di</strong> mira soprattutto<br />

Enrico Ferri e Cesare Lombroso. In particolare, <strong>Labriola</strong> impietosamente<br />

denuncia il mescolamento acritico <strong>di</strong> mon<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensiero non<br />

solo <strong>di</strong>fferenti ma teoricamente incompatibili, quali l’evoluzionismo biologico<br />

<strong>di</strong> Charles Darwin, l’evoluzionismo socio–economico universale,<br />

dall’inorganico al superorganico senza soluzione <strong>di</strong> continuità, <strong>di</strong> Herbert<br />

Spencer, e il materialismo storico <strong>di</strong>alettico <strong>di</strong> Karl Marx e Friedrich<br />

Engels (anche se su Engels — si veda l’Antidühring — una riserva, rispetto<br />

alla <strong>di</strong>alettica, è necessaria). Sprezzantemente, <strong>Labriola</strong> in<strong>di</strong>cava la<br />

triade Darwin, Spencer, Marx come la “trinità” dei sociologi e filosofi ad<br />

orecchio, ciarlatani impenitenti, incapaci <strong>di</strong> elaborare ricerche sostenute<br />

da un impianto o apparato teorico–concettuale rigoroso, quin<strong>di</strong> frammentarie,<br />

slegate, dovute a motivi occasionali o a invenzioni estemporanee,<br />

secondo un modulo critico ripreso, più tar<strong>di</strong>, in toto, da Benedetto<br />

Croce, specialmente in Storia d’Italia dal 1871 al 1915. Non si tratta solo <strong>di</strong><br />

positivisti “meno accorti”, come <strong>di</strong>rà, in Cronache <strong>di</strong> filosofia italiana, vol. I,<br />

Eugenio Garin, ma, secondo la formula coniata da <strong>Antonio</strong> Gramsci, <strong>di</strong><br />

vero e proprio “lorianesimo”, vale a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> esempi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sonestà e irresponsabilità<br />

intellettuale, il cui prototipo sarebbe da vedersi in Achille<br />

Loria e nella sua inconsapevolmente umoristica teoria della questione<br />

sociale risolta con l’aviazione 2 . Aiutati dal generale orientamento spiritualistico<br />

e soggettivistico europeo agli inizi del Novecento (tipici Georges<br />

Sorel e Henri Bergson in Francia), ma anche, all’imme<strong>di</strong>ato primo<br />

1 Si veda, contra, sul <strong>di</strong>ritto naturale, L. STRAUSS, Diritto naturale e storia, a cura <strong>di</strong><br />

N. Pierri, Venezia, Neri Pozza, 1955; e gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Alessandro Passerin d’Entrèves.<br />

2 Cfr. U. RICCI, Tre economisti, Bari, Laterza, 1934.

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