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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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52<br />

Marco <strong>Antonio</strong> D’Arcangeli<br />

Certo è che da chi, come Poggi, aveva preso contatto con la visuale<br />

marxiana era forse lecito attendersi qualcosa <strong>di</strong> più; una più viva coscienza<br />

della <strong>di</strong>namicità storico–sociale poteva senz’altro arricchire e<br />

complessificare anche una “fondazione pura”. Resta che in Poggi l’emancipazione<br />

delle classi popolari, sebbene si ponesse chiaramente come<br />

progetto politico (restando però sul terreno della democrazia borghese)<br />

tendeva però a concretarsi in primo luogo ed essenzialmente in<br />

un’elevazione morale da conseguirsi per il tramite della cultura. Una sola<br />

voce <strong>di</strong> carattere ra<strong>di</strong>cale si levò dai fascicoli della «Rivista»: fu quella<br />

<strong>di</strong> Antonino Pane, in un anno drammatico, quel 1925 che segnò la definitiva<br />

svolta autoritaria del Regime. In Socialismo ed educazione operaia 34 .<br />

Pane definì il marxismo «dottrina <strong>di</strong> vita e d’azione, <strong>di</strong> lotta e <strong>di</strong> progresso<br />

per la realizzazione dei valori superiori dello spirito», della «essenza<br />

razionale ed etica dell’uomo», richiamandosi esplicitamente al<br />

modello sovietico quale tentativo <strong>di</strong> armonizzazione delle esigenze in<strong>di</strong>viduali<br />

e collettive 35 .<br />

Ma questa “ron<strong>di</strong>ne” non poteva “far primavera” — ed era troppo<br />

tar<strong>di</strong>, del resto. Una decisa ideologia borghese — che a volte (come nel<br />

caso, che però non è possibile approfon<strong>di</strong>re in questa sede, degli interventi<br />

del Direttore Della Valle), non era del resto nemmeno tanto “inconscia”<br />

— dovette causare una tendenza alla “rimozione” e provocare<br />

“resistenze” tali non solo da impe<strong>di</strong>re un serio approfon<strong>di</strong>mento del tema,<br />

ma anche una sua adeguata circolazione nei fascicoli del perio<strong>di</strong>co,<br />

perfino a quel livello <strong>di</strong> trattazione astrattamente “professorale” o asetticamente<br />

“dottrinale” che molto spesso lo caratterizzava. È singolare, e<br />

va rimarcato, come anche nelle occasioni nelle quali si parla <strong>di</strong> materialismo<br />

storico, il nome <strong>di</strong> <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> resti sistematicamente nell’ombra<br />

— e Credaro, ad esempio, aveva indubbiamente un “debito”, quantomeno<br />

<strong>di</strong> riconoscenza, nei confronti del filosofo cassinate. Il problema<br />

dell’educazione popolare, pur così centrale nella «Rivista», va così spesso<br />

a finire in anguste questioni <strong>di</strong> orientamento <strong>di</strong>dattico proprio perché<br />

è estraniato da una complessiva visione storico–sociale; quando questa<br />

ultima, in un certo senso, è presente, è costituita dal modello giolittiano,<br />

34 A. PANE, Socialismo ed educazione operaia, in «Rivista Pedagogica», a. XVIII, n. 8,<br />

15 ottobre 1925, pp. 663–675.<br />

35 CAMBI, L’educazione tra ragione e ideologia, cit., pp. 71 e 79 (note 79–81).

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