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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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Marco <strong>Antonio</strong> D’Arcangeli<br />

<strong>di</strong> uno Stato <strong>di</strong> forza, che non» traesse «la sua vita dal consenso dei citta<strong>di</strong>ni»<br />

21 . Frequenti erano i richiami all’interpretazione marxiana <strong>di</strong><br />

Mondolfo, «volontarismo critico–pratico», al «concetto della prassi rovesciata»:<br />

in generale <strong>di</strong> Marx si rifiutava (o «correggeva») il materialismo<br />

ed il «fatalismo storico».<br />

Non s’intendeva, affermava Poggi, in<strong>di</strong>viduare ed introdurre quello<br />

che obiettivamente non era presente nel materialismo storico: quest’ultima<br />

costituiva senz’altro una «concezione puramente realistica, che in sé<br />

conteneva […] una complessa visione sociale, delle esigenze morali, ma»<br />

tutto questo «subor<strong>di</strong>nava ad un rigido realismo economico». Non si<br />

andava alla ricerca, pertanto, <strong>di</strong> un’«etica marxista» (né si con<strong>di</strong>videva<br />

l’idea <strong>di</strong> Baratono, che «la linea spirituale dell’Engels e del Marx» fosse<br />

«una linea idealistica o ad<strong>di</strong>rittura kantiana»), ma solo si trattava «<strong>di</strong><br />

mettere in luce le preoccupazioni morali da cui» erano stati «inconsapevolmente<br />

mossi» sia Engels che Marx, si voleva «allacciare questa dottrina<br />

marxista ad una dottrina morale per rendere consapevole il socialismo<br />

del suo malcelato contenuto morale». A questo proposito Poggi criticava<br />

Croce affermando che la vera forma universale pratica fosse quella<br />

«etica», non «l’utile»; riteneva inoltre che postulare ciò non implicasse<br />

un regresso sulle posizioni del socialismo utopistico del XVIII secolo, in<br />

quanto la centralità dell’etica non si poneva affatto in contrasto con il rispetto<br />

del «senso storico <strong>di</strong> cui aveva dato prova il socialismo marxista»<br />

— che andava mantenuto — anche se poi veniva respinta come altrettanto<br />

«utopistica» l’idea che «l’uomo» subisca «la storia» 22 .<br />

In sostanza Poggi, dopo aver sottoposto a «esame critico» le dottrine<br />

dei «neokantiani tedeschi e italiani […] (Woltmann, Stammler, Natorp,<br />

Struvve, Baratono)», per verificare «entro quali limiti» si potesse effettuare<br />

«l’allacciamento» fra kantismo e marxismo, si affidava alla «geniale<br />

reinterpretazione» <strong>di</strong> Mondolfo (allievo, vorremmo ricordarlo, <strong>di</strong> De<br />

Sarlo, Tarozzi e Tocco a Firenze) che vedeva Marx profondamente influenzato<br />

dall’umanesimo <strong>di</strong> Feuerbach, e mostrava la presenza nella<br />

dottrina del filosofo tedesco <strong>di</strong> un «in<strong>di</strong>rizzo teleologico» (definito «momento<br />

soggettivo della <strong>di</strong>alettica storica») che fra l’altro non escludeva<br />

21 Ivi, pp. 686–687.<br />

22 Ivi, p. 687.

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