Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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31.05.2013 Views

38 Marco Antonio D’Arcangeli che ragione, dopo aver ricevuto il primo esemplare dallo stesso Cassinate. Il testo è L’Università e la libertà della scienza (Roma, 1897): e la circostanza non è senza rilievo, considerando la forte affinità che lega questo scritto all’ultima prolusione pavese di Credaro, La libertà accademica, del novembre 1900, che echeggia in più punti le argomentazioni labrioliane del 1896 e che indubbiamente poté segnalare il giovane professore lombardo al maturo docente della «Sapienza», discorso considerato da molti interpreti, anche se senza il conforto di un qualche riscontro oggettivo, una delle “cause” dell’appoggio di Labriola alla “candidatura” di Credaro alla sua sostituzione sulla cattedra di Pedagogia. Particolare ancor più curioso e “intrigante” è che entrambi i frontespizi recano una dedica di Labriola: in una copia, v’è un secco «dall’autore», senz’altra indicazione; nell’altra, si usa la formula ben più “confidenziale” «All’amico Credaro l’autore», che ritorna in altri casi di testi sicuramente donati dal Cassinate a Credaro nell’occasione sopra ricordata (gli Essais sur la conception matérialiste de l’histoire, deuxième édition, Paris, V. Giard & E. Brière, 1902, recano: «All’amico L. Credaro A. Labriola»; su Discorrendo di socialismo e di filosofia, seconda edizione ritoccata ed ampliata, Roma, Ermanno Loescher & C., 1902, si legge invece «All’amico Credaro A. Labriola»). Ma quella dedica è anche l’unica seguita da una data, e questa, «Roma 22/11 ‘900», anticiperebbe addirittura di due anni il primo serio contatto fra i due: solo che quel «22» è molto, forse “troppo” vicino al 24 novembre — ma 1902 — giorno nel quale Labriola scrive a Credaro la lettera sopra ricordata, con indicazione dei volumi che sta inviandogli in dono — e questo particolare potrebbe far concludere che il Cassinate abbia commesso un errore nel datare la sua dedica, scrivendo «1900» in luogo di 1902; d’altro canto, quel «22» è pure a ridosso di quel 15 novembre (stavolta, effettivamente, 1900) nel quale Credaro lesse la sua prolusione pavese sulla libertà accademica echeggiante quella romana del Cassinate… e resta sempre da spiegare la presenza di una dedica su entrambe le copie (se anche Labriola avesse voluto, nel novembre 1902, spedire 2 copie di L’Università e la libertà della scienza a Credaro, anche a prescindere dal fatto che di tale decisione non v’è traccia nella sua lettera, perché autografarle entrambe? E perché in maniera così diversa, con secchezza e quasi freddezza, in un caso, e con colleganza e vicinanza nell’altro?). Nella necessità di effettuare nuovi sondaggi e accertamenti e nella speranza di rinvenire ulteriori elementi di fatto sarà bene tornare sul più consolidato terreno dei rapporti Labriola–Credaro posteriori alla primavera del 1902. Al proposito, si v. ad esempio la lettera inviata da Giacomo Tauro a Credaro il 29 luglio 1902, nella quale, verso la conclusione, si legge: «La famiglia Labriola, che andai a visitare [l’altro] giorno, mi incarica di salutarla. Il Professore sta meglio» (ACS, Fondo Credaro, busta n. 5, fasc. n. 5. Giacomo Tauro – Castellana Grotte, Bari, 1873–1951 — presiedeva al tempo l’Associazione pedagogica nazionale fra gl’insegnanti delle scuole normali, intrattenendo, per tale ragione, intensi rapporti con Credaro: il Valtellinese, infatti, dopo la nascita della FNISM, mirava a trasformare il vecchio sodalizio professionale

Ancora su Antonio Labriola e Luigi Credaro significa, in definitiva — è bene ribadirlo — cercare di stabilire se questo «incontro», nelle sue premesse, nel suo realizzarsi e nel suo svolgersi — chiaramente in Credaro, vista la prematura scomparsa di Labriola, «rimase un semplice “avvicendamento”, oppure venne ad incidere sulla qualità […] della costruzione di una continuità e/o identità teorico–pratica dell’insegnamento universitario della pedagogia alla “Sapienza”»; ma per far questo — si può aggiungere — occorre andare a rintracciare, a ricostruire, a confrontare tutta la pedagogia dei “nostri” protagonisti, ben oltre facendogli assumere finalità scientifiche — progetto che realizzò nel 1907. Libero docente di Pedagogia alla «Sapienza» dal 1903 alla metà degli anni ‘20, in seguito Tauro insegnò nelle Università di Cagliari e di Bologna). Dopo la scomparsa di Labriola, diversi elementi comprovano che Credaro si mantenne fedele alla sua memoria e vicino ai familiari. Come Preside della Facoltà di Filosofia e Lettere, si adoperò a sostegno della domanda di una pensione privilegiata avanzata della vedova, Rosalia Von Sprenger (v. MPI, DGIS, Divisione Prima, Fascicoli personale insegnante, II versamento, I serie, 1900–1940, busta 77, fasc. Labriola, Antonio; per la domanda della von Sprenger si v. anche il fasc. Labriola, Antonio, presso l’Archivio Storico della «Sapienza» di Roma). Significativa fu altresì la sua presenza, fra il 1905 e il 1906, nel «Comitato Promotore» di un monumento al Cassinate, un «ricordo marmoreo» che avrebbe dovuto essere allocato «in quell’aula della Sapienza che un tempo si affollava di studiosi attratti dalla Sua parola agitatrice di pensieri»: fra gli altri membri del Comitato vanno rammentati Ettore Ciccotti, Andrea Costa, Benedetto Croce, Angelo Fortunato Formíggini e la consorte Emilia Santamaria, allieva prima di Labriola, poi di Credaro, Andrea Torre e Adolfo Venturi (si v., in ACS, il Fondo dello scultore Ettore Ferrari, busta n. 21. Debbo la conoscenza di queste carte alla cortesia del prof. Nicola Siciliani de Cumis, che ringrazio). E si v. anche in ACS, Fondo Credaro, busta n. 8, fasc. n. 5, la lettera di Luigi Bacci a Credaro del 13 novembre 1904, nella quale questi rammenta al Valtellinese che «Alberto Francesco Labriola», «innanzi il partire per il Sud Affrica», lo aveva a lui raccomandato «per l’incarico dell’insegnamento pratico dello spagnuolo». Non va, in ultimo, dimenticato che nelle diverse stesure del suo Philosophie in Italien, sintetico profilo della storia della filosofia italiana contemporanea racchiuso nel Friedrich Ueberwegs Grundriss der Geschichte der Philosophie, a partire dal 1902 (nona edizione), e sino al 1928 (dodicesima edizione), Credaro fece costantemente anche se sinteticamente menzione, a seguito della trattazione dedicata al padre, Antonio, degli scritti di Teresa Labriola (e di quelli dell’allievo di Labriola Paolo Orano, con il quale, pure, come testimoniano le sue carte, il Valtellinese fu in cordiali rapporti). 39

Ancora su <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e Luigi Credaro<br />

significa, in definitiva — è bene riba<strong>di</strong>rlo — cercare <strong>di</strong> stabilire se questo<br />

«incontro», nelle sue premesse, nel suo realizzarsi e nel suo svolgersi —<br />

chiaramente in Credaro, vista la prematura scomparsa <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong>, «rimase<br />

un semplice “avvicendamento”, oppure venne ad incidere sulla<br />

qualità […] della costruzione <strong>di</strong> una continuità e/o identità teorico–pratica<br />

dell’insegnamento universitario della pedagogia alla “Sapienza”»; ma per far<br />

questo — si può aggiungere — occorre andare a rintracciare, a ricostruire,<br />

a confrontare tutta la pedagogia dei “nostri” protagonisti, ben oltre<br />

facendogli assumere finalità scientifiche — progetto che realizzò nel 1907. Libero<br />

docente <strong>di</strong> Pedagogia alla «<strong>Sapienza»</strong> dal 1903 alla metà degli anni ‘20, in seguito<br />

Tauro insegnò nelle Università <strong>di</strong> Cagliari e <strong>di</strong> Bologna). Dopo la scomparsa <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong>,<br />

<strong>di</strong>versi elementi comprovano che Credaro si mantenne fedele alla sua memoria<br />

e vicino ai familiari. Come Preside della Facoltà <strong>di</strong> Filosofia e Lettere, si adoperò<br />

a sostegno della domanda <strong>di</strong> una pensione privilegiata avanzata della vedova, Rosalia<br />

Von Sprenger (v. MPI, DGIS, Divisione Prima, Fascicoli personale insegnante,<br />

II versamento, I serie, 1900–1940, busta 77, fasc. <strong>Labriola</strong>, <strong>Antonio</strong>; per la domanda<br />

della von Sprenger si v. anche il fasc. <strong>Labriola</strong>, <strong>Antonio</strong>, presso l’<strong>Archivi</strong>o Storico<br />

della «<strong>Sapienza»</strong> <strong>di</strong> Roma). Significativa fu altresì la sua presenza, fra il 1905 e il<br />

1906, nel «Comitato Promotore» <strong>di</strong> un monumento al Cassinate, un «ricordo marmoreo»<br />

che avrebbe dovuto essere allocato «in quell’aula della Sapienza che un<br />

tempo si affollava <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi attratti dalla Sua parola agitatrice <strong>di</strong> pensieri»: fra gli<br />

altri membri del Comitato vanno rammentati Ettore Ciccotti, Andrea Costa, Benedetto<br />

Croce, Angelo Fortunato Formíggini e la consorte Emilia Santamaria, allieva<br />

prima <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong>, poi <strong>di</strong> Credaro, Andrea Torre e Adolfo Venturi (si v., in ACS, il<br />

Fondo dello scultore Ettore Ferrari, busta n. 21. Debbo la conoscenza <strong>di</strong> queste carte<br />

alla cortesia del prof. Nicola Siciliani de Cumis, che ringrazio). E si v. anche in ACS,<br />

Fondo Credaro, busta n. 8, fasc. n. 5, la lettera <strong>di</strong> Luigi Bacci a Credaro del 13 novembre<br />

1904, nella quale questi rammenta al Valtellinese che «Alberto Francesco<br />

<strong>Labriola</strong>», «innanzi il partire per il Sud Affrica», lo aveva a lui raccomandato «per<br />

l’incarico dell’insegnamento pratico dello spagnuolo». Non va, in ultimo, <strong>di</strong>menticato<br />

che nelle <strong>di</strong>verse stesure del suo Philosophie in Italien, sintetico profilo della storia<br />

della filosofia italiana contemporanea racchiuso nel Friedrich Ueberwegs Grundriss der<br />

Geschichte der Philosophie, a partire dal 1902 (nona e<strong>di</strong>zione), e sino al 1928 (do<strong>di</strong>cesima<br />

e<strong>di</strong>zione), Credaro fece costantemente anche se sinteticamente menzione, a seguito<br />

della trattazione de<strong>di</strong>cata al padre, <strong>Antonio</strong>, degli scritti <strong>di</strong> Teresa <strong>Labriola</strong> (e<br />

<strong>di</strong> quelli dell’allievo <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> Paolo Orano, con il quale, pure, come testimoniano<br />

le sue carte, il Valtellinese fu in cor<strong>di</strong>ali rapporti).<br />

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