Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia
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32 Giacomo Cives indirizzo di studi di approfondimento del pensiero della Montessori. Mentre dall’insegnamento di N. Siciliani de Cumis, inesauribile studioso del filosofo e pedagogista della «Sapienza» Antonio Labriola, le cui ultime lezioni la Montessori fece appena in tempo a seguire prima della sua morte, sono derivate varie tesi montessoriane che si sono degnamente guadagnate il Premio Jervolino, assegnate dall’ONM alle migliori tesi di laurea sul montessorismo. E tra queste va segnalata la tesi della stessa Matellicani, dalla cui elaborazione è maturato questo volume. Ebbene, di fronte al suo lungo e articolato impegno nella «Sapienza» di Roma, la Montessori si sentì chiamata a esprimere una scelta difficile e decisiva: continuare la via accademica così bene avviata per divenire un qualificato docente universitario ordinario, o dedicarsi a pieno tempo a diffondere nella teoria e nella pratica il suo pensiero educativo nel mondo, formando educatori di vari paesi che fossero in grado di realizzare una elevata formazione nella libertà e valorizzassero al massimo le straordinarie potenzialità costruttive del bambino, del ragazzo, dell’adolescente, senza distinzione di ceto, di tradizione culturale o religiosa? La Montessori scelse la seconda via. Così a tutt’oggi la sua pedagogia, che è molto di più del semplice “Metodo”, continua a costituire il supporto per una educazione davvero antiautoritaria, emancipatrice e “dilatatrice”, e il suo nome giustamente rimane come quello più noto e affermato della pedagogia italiana del Novecento in campo internazionale.
Ancora su Antonio Labriola e Luigi Credaro. «Rivista Pedagogica» e dintorni: Alfredo Poggi Marco Antonio D’Arcangeli 1. Premessa Nelle pagine che seguono, dopo aver tracciato un brevissimo profilo di Alfredo Poggi (1881–1974), se ne approfondirà, illustrandone la consistenza e tentando di coglierne il significato complessivo, la collaborazione con la «Rivista Pedagogica», il periodico fondato nel 1907 e diretto, per gran parte del corso delle sue pubblicazioni (1908–1939), da Luigi Credaro, lo studioso e uomo politico di origine valtellinese che dal 1902– 1903, per trasferimento dall’Università di Pavia, ove insegnava dal 1889 Storia della filosofia, succedette ad Antonio Labriola sulla cattedra di Pedagogia della «Sapienza» romana 1 . La «Rivista», per il suo trentennale percorso, il prestigio dei collaboratori, la ricchezza e costante elevata qualità dei contenuti, s’impose senz’altro come il foglio pedagogico e scolastico più significativo del primo Novecento italiano: ideando e realizzando una complessa operazione politico–culturale, Credaro riuscì a far confluire nel periodico, e così a dar forma e voce, a un vasto schieramento intellettuale, unito da un orientamento realista “critico”, antimetafisico e antidogmatico, di a- 1 Nella sezione intitolata Alfredo Poggi nella «Rivista Pedagogica» vengono riprodotti, assemblandoli, e senza modificarli nella sostanza, tutti o quasi i brani che si riferiscono, direttamente o indirettamente, al pedagogista ligure, già apparsi in M.A. D’ARCANGELI, Luigi Credaro e la Rivista Pedagogica (1908–1939), Roma, Università degli Studi di Roma «La Sapienza», Dipartimento di Ricerche Storico–Filosofiche e Pedagogiche – Tipolitografia Pioda, 2000 (cfr., ivi, l’Indice dei nomi: si è ritenuto opportuno, infatti, per non appesantire la lettura, di non richiamare per ogni brano qui ripreso le pagine corrispondenti nel testo). A questo volume — del quale è in allestimento la seconda edizione — si rimanda altresì per quanto si afferma nell’immediato prosieguo sulla storia e i caratteri della «Rivista» di Credaro.
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Ancora su <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e Luigi Credaro.<br />
«Rivista Pedagogica» e <strong>di</strong>ntorni: Alfredo Poggi<br />
Marco <strong>Antonio</strong> D’Arcangeli<br />
1. Premessa<br />
Nelle pagine che seguono, dopo aver tracciato un brevissimo profilo<br />
<strong>di</strong> Alfredo Poggi (1881–1974), se ne approfon<strong>di</strong>rà, illustrandone la consistenza<br />
e tentando <strong>di</strong> coglierne il significato complessivo, la collaborazione<br />
con la «Rivista Pedagogica», il perio<strong>di</strong>co fondato nel 1907 e <strong>di</strong>retto,<br />
per gran parte del corso delle sue pubblicazioni (1908–1939), da Luigi<br />
Credaro, lo stu<strong>di</strong>oso e uomo politico <strong>di</strong> origine valtellinese che dal 1902–<br />
1903, per trasferimento dall’Università <strong>di</strong> Pavia, ove insegnava dal 1889<br />
Storia della filosofia, succedette ad <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> sulla cattedra <strong>di</strong><br />
Pedagogia della «<strong>Sapienza»</strong> romana 1 .<br />
La «Rivista», per il suo trentennale percorso, il prestigio dei collaboratori,<br />
la ricchezza e costante elevata qualità dei contenuti, s’impose<br />
senz’altro come il foglio pedagogico e scolastico più significativo del<br />
primo Novecento italiano: ideando e realizzando una complessa operazione<br />
politico–culturale, Credaro riuscì a far confluire nel perio<strong>di</strong>co, e<br />
così a dar forma e voce, a un vasto schieramento intellettuale, unito da<br />
un orientamento realista “critico”, antimetafisico e antidogmatico, <strong>di</strong> a-<br />
1 Nella sezione intitolata Alfredo Poggi nella «Rivista Pedagogica» vengono riprodotti,<br />
assemblandoli, e senza mo<strong>di</strong>ficarli nella sostanza, tutti o quasi i brani che si<br />
riferiscono, <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente, al pedagogista ligure, già apparsi in<br />
M.A. D’ARCANGELI, Luigi Credaro e la Rivista Pedagogica (1908–1939), Roma, Università<br />
degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma <strong>«La</strong> <strong>Sapienza»</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Ricerche Storico–Filosofiche<br />
e Pedagogiche – Tipolitografia Pioda, 2000 (cfr., ivi, l’In<strong>di</strong>ce dei nomi: si è ritenuto<br />
opportuno, infatti, per non appesantire la lettura, <strong>di</strong> non richiamare per ogni<br />
brano qui ripreso le pagine corrispondenti nel testo). A questo volume — del quale<br />
è in allestimento la seconda e<strong>di</strong>zione — si rimanda altresì per quanto si afferma<br />
nell’imme<strong>di</strong>ato prosieguo sulla storia e i caratteri della «Rivista» <strong>di</strong> Credaro.