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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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La galassia <strong>Labriola</strong><br />

Forse avrebbe meritato uno spazio maggiore nel Catalogo l’esperienza<br />

<strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> <strong>di</strong>rettore del Museo d’Istruzione e <strong>di</strong> Educazione,<br />

un’istituzione che con la sua sola esistenza testimonia la scientificità della<br />

riflessione pedagogica dell’epoca e, al <strong>di</strong> là delle intenzioni ideologiche<br />

più o meno esplicite, la volontà <strong>di</strong> documentare una prassi <strong>di</strong>dattica<br />

troppo spesso condannata all’oblio dalla vita scolastica quoti<strong>di</strong>ana. La<br />

modernità <strong>di</strong> quel Museo che possiamo associare al nome <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> è<br />

provata dall’attuale Museo storico della <strong>di</strong>dattica che, grazie all’opera<br />

del compianto Mauro Laeng, si è da meno <strong>di</strong> un ventennio costituito<br />

presso l’Università Roma Tre in evidente continuità con le precedenti<br />

esperienze <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> e <strong>di</strong> Credaro 9 .<br />

La terza parte del volume è propriamente de<strong>di</strong>cata a documentare la<br />

mostra su <strong>Labriola</strong> e la sua università, riproducendone in un’ottantina <strong>di</strong><br />

pagine i pannelli. È qui che comincia a rivelarsi la natura aperta del catalogo,<br />

rispecchiante le movenze della stessa riflessione labrioliana. La<br />

mostra si nutre ampiamente <strong>di</strong> inter<strong>di</strong>sciplinarità, <strong>di</strong> documenti dotti e<br />

testimonianze <strong>di</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana, <strong>di</strong> testi e contesti filosofico–pedagogici<br />

e <strong>di</strong> spunti per eterodossi itinerari <strong>di</strong> ricerca, mescolando insieme documenti<br />

storici e tesi <strong>di</strong> laurea, verbali e sceneggiature cinematografiche.<br />

Ne esce qualcosa <strong>di</strong> più <strong>di</strong> quella che si potrebbe definire un’immagine a<br />

tutto tondo <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong>, perché il quadro si allarga a scene <strong>di</strong> vita dell’epoca<br />

ed elaborazioni contemporanee che possono essere lette come il risultato<br />

più recente e la prova dell’attualità dello stimolo offerto dalla<br />

proposta — pedagogica più che filosofica — <strong>di</strong> <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong>. La documentazione<br />

non teme <strong>di</strong> superare i confini della parola scritta e si avventura<br />

sui sentieri della grafica, in cui <strong>Labriola</strong> è talvolta solo un lontano<br />

tema unificante ma non per questo un pretesto occasionale.<br />

In una logica del genere si collocano anche i contributi <strong>di</strong> vario genere<br />

raccolti nelle pagine successive del Catalogo, che arricchiscono da varie<br />

angolature questo ritratto del mondo labrioliano. Tra quelli su cui vale la<br />

pena soffermarsi in questo erratico e sommario itinerario, uno spazio<br />

deve essere de<strong>di</strong>cato ai tentativi <strong>di</strong> ricostruire il profilo <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> pro-<br />

9 Cfr. C. COVATO, Il Museo storico della <strong>di</strong>dattica dell’Università degli Stu<strong>di</strong> Roma Tre.<br />

Dalle origini all’attualità, in <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e la sua Università, cit., pp. 290–297.<br />

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