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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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24<br />

Sergio Cicatelli<br />

sce una miniera <strong>di</strong> contributi capaci <strong>di</strong> far scoprire o riscoprire aspetti<br />

talvolta meno noti o ancora non indagati della personalità <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong>.<br />

Ma soprattutto, bisogna <strong>di</strong>re che il Catalogo è labrioliano non tanto per<br />

il riferimento all’oggetto specifico della mostra, quanto per lo spirito che<br />

Siciliani de Cumis fa rivivere in queste pagine, percorse dall’attenzione<br />

alla pedagogicità intrinseca al vivere e al produrre cultura dentro e fuori<br />

dalle aule universitarie. Quello che qui si propone è solo uno dei possibili<br />

percorsi, ma, dato il suo procedere in maniera asistematica e casuale,<br />

sarebbe meglio parlare <strong>di</strong> semplice vagabondaggio guidato da estemporanee<br />

curiosità.<br />

Nel titolo della mostra vale la pena richiamare l’attenzione sul possessivo<br />

che descrive un rapporto <strong>di</strong> appartenenza — potremmo <strong>di</strong>re reciproca<br />

— fra <strong>Labriola</strong> e la “sua” università <strong>di</strong> Roma (che oggi ha recuperato<br />

il vecchio nome de <strong>«La</strong> <strong>Sapienza»</strong> per <strong>di</strong>stinguerla dalle altre università<br />

sorte recentemente nella capitale, ma che all’epoca <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong><br />

era semplicemente l’università <strong>di</strong> Roma, collocata nel palazzo della «<strong>Sapienza»</strong>).<br />

Perché <strong>«La</strong> <strong>Sapienza»</strong> è l’università <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong>? La risposta più imme<strong>di</strong>ata<br />

e banale è che <strong>Labriola</strong> vi ha insegnato per oltre trent’anni e<br />

dunque ha stabilito con essa un rapporto istituzionale tutt’altro che irrilevante.<br />

Ma si tratta <strong>di</strong> una relazione ancora estrinseca. Se entriamo nel<br />

merito <strong>di</strong> un rapporto che non fu solo professionale, dobbiamo riconoscere<br />

in <strong>Labriola</strong> un ruolo <strong>di</strong> fondatore (o <strong>di</strong> rifondatore) degli stu<strong>di</strong> filosofici<br />

romani. Dopo il 1870, con la fine del potere temporale dei papi sul<br />

territorio romano, l’università <strong>di</strong> Roma passava dalla giuris<strong>di</strong>zione pontificia<br />

a quella statale ed assumeva inevitabilmente un volto nuovo anche<br />

e soprattutto in quegli stu<strong>di</strong> che potevano testimoniare in misura più<br />

evidente il passaggio epocale. <strong>Labriola</strong> occupò dal 1874 al 1902 la cattedra<br />

<strong>di</strong> filosofia morale e <strong>di</strong> pedagogia, passando poi alla cattedra <strong>di</strong> filosofia<br />

teoretica che tenne fino alla morte. In quegli anni, insegnando per<br />

oltre tre lustri anche filosofia della storia, <strong>di</strong>venne il principale artefice<br />

della via italiana al marxismo (del 1895 è il primo dei Saggi sulla concezione<br />

materialistica della storia), ponendo al tempo stesso le basi <strong>di</strong> una<br />

scuola pedagogica <strong>di</strong> cui il Catalogo vuole ricostruire la continuità fino<br />

ai giorni nostri attraverso i nomi — almeno — <strong>di</strong> Credaro, Calogero,

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