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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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354<br />

Nicola Siciliani de Cumis<br />

Il perché<br />

È il gran tema delle ragioni storiche (soggettive ed oggettive) del nostro<br />

voler e saper essere critici sempre, nella ricerca empirica in educazione,<br />

non meno che in altre attività <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente pedagogiche.<br />

E vale la pena <strong>di</strong> sottolineare il doppio valore causale e finale<br />

del «perché»: il motivo della mia ricerca consiste in questo, lo scopo che<br />

mi prefiggo è il seguente… ma è bene non teorizzare oltre: anche perché<br />

le cautele storico–critiche, oltre un certo limite, possono essere paralizzanti.<br />

E dunque, meglio mettersi in gioco… continuare a metterci in gioco,<br />

ciascuno, nella quoti<strong>di</strong>anità del nostro lavoro <strong>di</strong> ricercatori, nei limiti<br />

delle nostre eventuali competenze, e capacità <strong>di</strong> traduttori o ipotetici induttori<br />

<strong>di</strong> competenze leggendo e rileggendo storicamente e criticamente<br />

— poniamo — il Poema pedagogico <strong>di</strong> Anton Semёnovič Makarenko —<br />

subito avvertiti del fatto, a suo modo empirico ed educativo, che l’opera,<br />

non solo la parola del titolo, recupera e moltiplica, nella sua chiave, tutti<br />

i significati del verbo greco ποιέω e le sue conseguenze «multilaterali»,<br />

«politecniche», complesse ed ipercomplesse, oltre che ricchissime in prospettiva…<br />

Ma perché recensire questo autore, a quale scopo, con quali obiettivi e<br />

finalità, relativamente a ciò che voglio ottenere con la mia <strong>di</strong>samina per<br />

gli altri o con ali altri, <strong>di</strong> storiografico ed insieme <strong>di</strong> educativo? Perché<br />

recensire monograficamente l’opera, un romanzo <strong>di</strong> educazione, come se<br />

fosse (lo è) un documento storico? Perché collegare <strong>di</strong> fatto, nel corso <strong>di</strong><br />

un lavoro <strong>di</strong>dattico e <strong>di</strong> ricerca strettamente congiunto ad altre parallele<br />

esperienze <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong>dattiche, lo scrivere <strong>di</strong> storia ed il leggere <strong>di</strong> educazione?<br />

Che cosa mi propongo <strong>di</strong> ottenere nell’imme<strong>di</strong>ato, storicizzando<br />

il Poema pedagogico, che cosa mettendo in evidenza il rilievo educativo<br />

del mio ipotizzato ragionamento storico–ricostruttivo? Almeno i<br />

seguenti sperabili risultati elementari, da cui dedurre quin<strong>di</strong> le «regole»<br />

<strong>di</strong> una possibile recensione <strong>di</strong>dattica su cui continuare a <strong>di</strong>scorrere con colleghi<br />

e studenti e stu<strong>di</strong>osi 25 :<br />

25 Cfr. intanto su «Slavia», luglio–<strong>di</strong>cembre 1995, pp. 3 sgg., a cura <strong>di</strong> chi scrive e <strong>di</strong><br />

Beatrice Paternò, i materiali <strong>di</strong> una recensione in<strong>di</strong>viduale–collettiva del Poema pedagogico,<br />

che completano il testo stesso del romanzo makarenkiano, integrandoli <strong>di</strong><br />

due capitoli pressoché sconosciuti, e dunque <strong>di</strong> ulteriori elementi <strong>di</strong> riflessione e <strong>di</strong><br />

interpretazione.

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