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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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Il «punto <strong>di</strong> vista» del recensore tra storiografia e educazione<br />

4. Proprio Gramsci del resto, tutto Gramsci, quello dei Quaderni del<br />

carcere e quell’altro che precede (nonostante i necessari <strong>di</strong>stinguo), è un<br />

invito alla riflessione sull’argomento nelle sue articolazioni pedagogico–<br />

antipedagogiche, <strong>di</strong>dattiche–anti<strong>di</strong>dattiche, nel senso appunto della ricerca:<br />

e quin<strong>di</strong> della recensione come indagine innovativa, perspicua, segno<br />

<strong>di</strong> vitalità intellettuale e morale, produttiva a sua volta <strong>di</strong> nuova vita<br />

tecnico–etica, e storico–politica.<br />

Né è un caso che l’antica convinzione marxiana sull’educazione, che<br />

«le circostanze sono mo<strong>di</strong>ficate dagli uomini e che l’educatore stesso deve<br />

essere educato» (K. Marx, 3 a Tesi su Feuerbach, 1845), rispunti nella sostanza<br />

in Gramsci: coniugandosi poi variamente all’idea <strong>di</strong> una quoti<strong>di</strong>anità<br />

formativa, pedagogica, <strong>di</strong>dattica, da riconoscere e da far valere nella<br />

complessità delle situazioni <strong>di</strong> insegnamento–appren<strong>di</strong>mento. La recensione,<br />

a questo livello, è strumento educativo elementare, essenziale: e si<br />

ripropone metodologicamente come leva della crescita della volontà e<br />

dell’intelligenza in<strong>di</strong>viduale e sociale (e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> massa). Le «armi della<br />

critica», innanzi tutto. Le riviste, i giornali, se<strong>di</strong> privilegiate, accanto ai<br />

libri, alla scuola, alle altre interme<strong>di</strong>azioni istituzionali della trasmissione<br />

e della produzione <strong>di</strong> cultura, <strong>di</strong> sapere, <strong>di</strong> competenza, all’incrocio<br />

<strong>di</strong> quantità e qualità (Gramsci vi insiste).<br />

La recensione, in questo senso, può essere essa stessa ricerca storica<br />

<strong>di</strong> prima mano, esemplificazione minima <strong>di</strong> indagine storiografica; veicolo,<br />

dunque, <strong>di</strong> abiti critici ed autocritici in sviluppo. Il recensire altro<br />

non è, in un’ottica siffatta, che una presa d’atto della realtà nel suo prodursi<br />

quoti<strong>di</strong>ano, problematico, non preve<strong>di</strong>bile e non<strong>di</strong>meno da padroneggiare<br />

razionalmente. L’atteggiamento del recensore dovrà allora essere<br />

senza meno attivo, frontale, alternativo a ragion veduta, oppositivo<br />

se serve, nell’interesse dell’oggetto medesimo <strong>di</strong> recensione:<br />

e integrativo, correttivo, mo<strong>di</strong>ficativo ben oltre l’esistente, in funzione<br />

<strong>di</strong> un’ulteriorità recensiva in formazione, tanto se si guarda all’intervento<br />

del recensore, quanto al carattere della «cosa» (come già si<br />

<strong>di</strong>ceva più sopra) recensita o recensibile. A cominciare appunto dalla<br />

sua relazione con la quoti<strong>di</strong>anità e dai suoi «documenti» giornalieri: al<br />

limite dal «giornale in classe» come strumento storiografico–educativo<br />

in senso stretto e in senso lato), metodologicamente eletto a rappresentare<br />

i termini per così <strong>di</strong>re «sperimentali» del rapporto, da un certo «punto<br />

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