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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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Il «punto <strong>di</strong> vista» del recensore tra storiografia e educazione<br />

cienze parziali ecc. Questa seconda forma è la più importante e scientificamente<br />

degna e deve essere concepita come una collaborazione del recensente al tema<br />

trattato dal libro recensito. Quin<strong>di</strong> necessita <strong>di</strong> recensori specializzati e lotta<br />

contro l’estemporaneità e la genericità dei giu<strong>di</strong>zi critici.<br />

Ed in un altro testo (precedente, ma rimesso in bella copia nel ’34),<br />

Gramsci chiarisce:<br />

Recensioni <strong>di</strong> libri. Due tipi <strong>di</strong> recensione. Un tipo critico–informativo: si<br />

suppone che il lettore me<strong>di</strong>o non possa leggere il libro dato, ma che sia utile per<br />

lui conoscere il contenuto e le conclusioni. Un tipo storico–critico: si suppone<br />

che il lettore debba leggere il libro dato e quin<strong>di</strong> esso non viene semplicemente<br />

riassunto, ma si svolgono criticamente le obiezioni che si possono muovere, si<br />

pone l’accento sulle parti più interessanti, si svolge qualche parte che vi è sacrificata<br />

ecc. Questo secondo tipo <strong>di</strong> recensione è più adatto per le riviste <strong>di</strong> grado<br />

superiore 6 .<br />

In altre parole, ed in relazione al tema che qui interessa, c’è secondo<br />

Gramsci una doppia funzione del recensire: quella del comunicare,<br />

e cioè trasmettere socialmente informazioni bibliografiche, <strong>di</strong>vulgare<br />

contenuti <strong>di</strong> ricerca, me<strong>di</strong>are una cultura finalizzata tra chi scrive e<br />

chi legge; e quella del criticare, ovverosia dell’esaminare <strong>di</strong>ligentemente<br />

e prontamente, del controllare, integrare e correggere i frutti <strong>di</strong><br />

un’indagine, e quin<strong>di</strong> dell’interferire attivamente in essa facendo sì<br />

che altri, quanti più «altri» è possibile, siano messi in grado <strong>di</strong> intervenirvi<br />

a loro volta non passivamente ma intelligentemente, con “cognizione<br />

<strong>di</strong> causa”. Il motivo storiografico lo intrave<strong>di</strong> quin<strong>di</strong> nel riferimento<br />

esplicito al punto <strong>di</strong> vista, alla determinatezza della situazione,<br />

all'assumere–riassumere in un «qui» ed in un «ora» certi e non<br />

certi altri elementi per un giu<strong>di</strong>zio (storico) ecc. Mentre è evidente<br />

la <strong>di</strong>mensione formativa, educativa dell’atto in cui consiste (tra un<br />

«prima», un «durante» e un «dopo») la recensione: che è o dovrebbe<br />

essere domanda ed offerta (trasmissione e produzione) <strong>di</strong> cultura<br />

generale e <strong>di</strong> sapere specifico; è o dovrebbe essere un farsi <strong>di</strong>alogico,<br />

magari <strong>di</strong>alettico, della relazione «a tre» autore–recensore–pubblico<br />

dei lettori: che è o dovrebbe essere incentivo, valorizzazione proce-<br />

6 Cfr. pp. 2266–2267 (e cfr. p. 33).<br />

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