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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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<strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong>, tra quadri e lettere<br />

Nel primo processo <strong>di</strong> Venezia, preso prigioniero dal suo scolare Mocenigo<br />

nella casa ospitale, quando già stava Bruno per fuggire in Germania<br />

a Francoforte, dove il suo e<strong>di</strong>tore lo aspettava, egli cercò <strong>di</strong> sottrarsi<br />

al processo.<br />

Bruno venne a Roma non da eroe, e lo <strong>di</strong>venne nel carcere, e in cospetto<br />

della storia a Campo dei Fiori.<br />

Tornato in Italia, dal 1591 alla morte egli è sottratto per sempre all’attività<br />

scientifica; e poiché dalla fuga dal convento <strong>di</strong> Napoli nel 1576 al<br />

1591 passano solo quin<strong>di</strong>ci anni, è in tale breve periodo ch’egli spiega<br />

tutta la sua meravigliosa attività scientifica.<br />

È in quin<strong>di</strong>ci anni forse ch’egli scrive quelle opere latine, riunite e ristampate<br />

in sette grossi volumi per cura del ministero della Pubblica Istruzione,<br />

e quei due volumi <strong>di</strong> opere italiane, <strong>di</strong> cui si ha ora una buona<br />

e<strong>di</strong>zione fatta in Germania. In questi quin<strong>di</strong>ci anni ha vagato per tutta<br />

Europa, incontrando a Ginevra la scomunica dei calvinisti, a Parigi<br />

l’intolleranza degli aristotelici, in Germania quella dei luterani e <strong>di</strong> nuovo<br />

dei calvinisti.<br />

Espatriato d’ogni patria, egli è più atopico <strong>di</strong> Socrate!<br />

Ora, fuori e più in là della trage<strong>di</strong>a esterna del processo, sono i suoi<br />

attriti che dovrò raccontare.<br />

È la crisi della scienza che si pone <strong>di</strong> fronte alla Chiesa, ma che non si<br />

può affermare, perché le mancano gli strumenti.<br />

Bruciar Bruno per offese alla Vergine è una puerilità, e il Bellarmino<br />

capì la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> far rientrare quest’uomo nei canoni della praxis ereticale.<br />

Bruno è il precursore filosofico della scienza moderna: non dobbiamo<br />

a lui specificate scoperte, ma abbiamo in lui tutto lo spirito e tutto il bisogno<br />

della scienza moderna.<br />

Egli reca in sé tutta una rivoluzione, e conscio delle sue qualità si<br />

chiama il fasti<strong>di</strong>to: egli non è duce <strong>di</strong> partiti, come tanti altri, né consigliere<br />

<strong>di</strong> sette, come Calvino.<br />

Egli ha guardato al futuro, mentre la civiltà, dopo le gran<strong>di</strong> scoperte<br />

geografiche, da me<strong>di</strong>terranea <strong>di</strong>veniva oceanica, e mentre la nuova concezione<br />

copernicana scompaginava la gerarchia dell’universo.<br />

Non esistono più gli astri e i pianeti contenuti nelle immobili sfere. E<br />

allora la gente s’è domandata con spavento: dunque è esistito un altro<br />

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