Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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31.05.2013 Views

318 Nicola Siciliani de Cumis versità di Napoli, nel ‘62, e delle conversazioni con lui, quanto dell’incidenza della cultura tedesca in città e della recezione delle “ultime novità” filosofiche (per esempio alla libreria Detken); d) che certe “prove a carico” sono davvero… schiaccianti. Schiaccianti: per ciò che nella mostra e nel catalogo si è esposto o non esposto; e nei modi in cui lo si è fatto o non lo si è fatto. Così, per esempio, a proposito del nominato Licurgo Cappelletti (un’indagine da fare); relativamente ad Alfredo Poggi e al suo «semiomonimo marchigiano» (ma quale sarà stata la ragione per cui Labriola arrivava a confonderli?); di un Martinez, al posto di Ferdinando Martini (quasi certamente da correggere); del Labriola debitamente e/o indebitamente “inedito” delle Ispezioni didattiche del 1885 o alla Fondazione Istituto Gramsci (a causa delle sviste di due studentesse); di due o tre parole manoscritte di Labriola non esattamente lette e trascritte (da ricontrollare ed eventualmente correggere); e, infine, a proposito di un paio di immagini, forse concernenti non Antonio Labriola, ma il figlio Franz e Andrea Costa (ma è così?). 4. Come Rodimčik Prove schiaccianti! Ma vogliamo scherzare? Rodimčik… Miccolis mi fa tornare in mente proprio Rodimčik: quel personaggio del Poema pedagogico di Anton Semënovič Makarenko, che ad un certo punto della storia, prove alla mano, si rivolge a Makarenko per accusare Šere… (Šere, l’agronomo, che tramerebbe alle sue spalle, accusando Rodimčik di inefficienza, opportunismo da “tengo–famiglia” e sostanziale estraneità alla vita collettiva della colonia). Rodimčik incolpa quindi a sua volta «quel tedesco» di Šere, di trarre illecitamente dei vantaggi dal proprio ruolo di agronomo; e porta a Makarenko le prove della di lui indegnità, mostrandogli “filologicamente” il corpo del reato: – Lo so io chi è stato, lo so bene chi è che cerca d’incastrarmi, è quel tedesco! Lei farebbe meglio ad accertarsi, Anton Semënevič, che razza di uomo è quello! Io me ne sono già accorto: nemmeno pagando ho avuto la paglia per la mia mucca, e ho dovuto venderla. Così i miei bambini non hanno latte e devo andarlo a prendere al villaggio. Ma mi dica, lo sa cosa dà Šere da mangiare al suo

Poe, Labriola, tre mamozii e il Rodimčik di Makarenko Milord? Lo sa? Eh, no, che non lo sa. Prende il grano destinato ai volatili e ci fa il pastone per Milord! Il grano, capisce? Lo fa cuocere e lo dà da mangiare al suo cane senza pagare un soldo. E quel cane mangia di nascosto il grano della colonia e gratis, solo perché il padrone è l’agronomo e lei si fida di lui. – Come fa lei a sapere tutto questo? — gli chiesi. – Io non parlo mai senza le prove. Non sono di quella razza, io, guardi qui… Aprì un pacchettino che aveva tirato fuori da una tasca interna. Nel pacchettino c’era qualcosa di bianco e nero, una strana miscela. – Cos’è — chiesi stupito. – Sono le prove di quel che dico. Sono gli escrementi di Milord. Sterco, capisce. Lo ho seguito fino a che non ho avuto quello che cercavo. Vede cosa espelle Milord? Grano autentico! E mica lo compra, lo prende semplicemente dalla dispensa. Dissi a Rodimčik: – Senta, Rodimčik, è meglio che lei se ne vada alla svelta dalla colonia. Come, «se ne vada»? – Se ne vada al più presto. Oggi la licenzio. Mi lasci una dichiarazione di denuncia spontanea, sarà meglio per tutti. – Non finirà così! – La finisca come vuole, ma lei è licenziato. Rodimčik se ne andò. La cosa «finì così» e dopo tre giorni partì 12 . Grande Makarenko! Grandissimo Poe… 12 A.S. MAKARENKO, Sočinenija. Tom Pervi, Pedagogičeskaja poema, Izdatel’stvo Akademii pedagogičeskich nauk RSFSR, Moskva, 1950, pp. 210–212 (e cfr. ID., Poema pedagogico, nella trad. it. più recente, a cura di S. Reggio, Raduga, Mosca, 1985, pp. 180–182). 319

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Nicola Siciliani de Cumis<br />

versità <strong>di</strong> Napoli, nel ‘62, e delle conversazioni con lui, quanto dell’incidenza<br />

della cultura tedesca in città e della recezione delle “ultime novità”<br />

filosofiche (per esempio alla libreria Detken);<br />

d) che certe “prove a carico” sono davvero… schiaccianti. Schiaccianti:<br />

per ciò che nella mostra e nel catalogo si è esposto o non esposto;<br />

e nei mo<strong>di</strong> in cui lo si è fatto o non lo si è fatto. Così, per esempio, a proposito<br />

del nominato Licurgo Cappelletti (un’indagine da fare); relativamente<br />

ad Alfredo Poggi e al suo «semiomonimo marchigiano» (ma quale<br />

sarà stata la ragione per cui <strong>Labriola</strong> arrivava a confonderli?); <strong>di</strong> un<br />

Martinez, al posto <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando Martini (quasi certamente da correggere);<br />

del <strong>Labriola</strong> debitamente e/o indebitamente “ine<strong>di</strong>to” delle Ispezioni<br />

<strong>di</strong>dattiche del 1885 o alla Fondazione Istituto Gramsci (a causa delle sviste<br />

<strong>di</strong> due studentesse); <strong>di</strong> due o tre parole manoscritte <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> non<br />

esattamente lette e trascritte (da ricontrollare ed eventualmente correggere);<br />

e, infine, a proposito <strong>di</strong> un paio <strong>di</strong> immagini, forse concernenti<br />

non <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong>, ma il figlio Franz e Andrea Costa (ma è così?).<br />

4. Come Ro<strong>di</strong>mčik<br />

Prove schiaccianti!<br />

Ma vogliamo scherzare? Ro<strong>di</strong>mčik… Miccolis mi fa tornare in mente<br />

proprio Ro<strong>di</strong>mčik: quel personaggio del Poema pedagogico <strong>di</strong> Anton Semënovič<br />

Makarenko, che ad un certo punto della storia, prove alla mano,<br />

si rivolge a Makarenko per accusare Šere… (Šere, l’agronomo, che tramerebbe<br />

alle sue spalle, accusando Ro<strong>di</strong>mčik <strong>di</strong> inefficienza, opportunismo<br />

da “tengo–famiglia” e sostanziale estraneità alla vita collettiva della<br />

colonia).<br />

Ro<strong>di</strong>mčik incolpa quin<strong>di</strong> a sua volta «quel tedesco» <strong>di</strong> Šere, <strong>di</strong> trarre<br />

illecitamente dei vantaggi dal proprio ruolo <strong>di</strong> agronomo; e porta a Makarenko<br />

le prove della <strong>di</strong> lui indegnità, mostrandogli “filologicamente”<br />

il corpo del reato:<br />

– Lo so io chi è stato, lo so bene chi è che cerca d’incastrarmi, è quel tedesco!<br />

Lei farebbe meglio ad accertarsi, Anton Semënevič, che razza <strong>di</strong> uomo è quello!<br />

Io me ne sono già accorto: nemmeno pagando ho avuto la paglia per la mia<br />

mucca, e ho dovuto venderla. Così i miei bambini non hanno latte e devo andarlo<br />

a prendere al villaggio. Ma mi <strong>di</strong>ca, lo sa cosa dà Šere da mangiare al suo

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