Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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314 Nicola Siciliani de Cumis scere l’errore, se l’ho commesso, o per rettificare l’avversario, se è il caso. Gli sfoghi velenosi, avvelenano soltanto. E io preferisco mantenere, fin dove si può, la serenità. Comunque, ora ho letto. Ma per rispondere alla Sua domanda, devo dirle che col […] non ho mai avuto a che fare, né ne ho parlato con terzi. Forse è irritato per qualche omissione, o pettegolezzi maligni che a volte circolano — non saprei! Forse è solo un omaggio ai tempi. Oggi è di moda — in questo rigurgito di positivismo cattivo — dire male di Labriola; e gente come me, che non ha potere, ed è in discredito, serve bene come testa di turco per far piacere a qualche […] di turno. Devo confessarLe — anche se Le farò cattiva impressione — che non me ne importa proprio nulla: che desidero solo ripensare in pace alle cose che ancora mi interessano. Amen! Ecco perché, chiosando ora nell’indispensabile il mamozio terzo, mi limiterei alle seguenti, rapide precisazioni: 1) Mi sembra storicamente inesatto e vacuamente presuntuoso affermare, come invece fa Miccolis, forse in un eccesso di edificante autobiografismo 10 , che solo «a partire dagli anni ‘80», su Labriola, si sia incominciato a «correggere luoghi comuni invalsi negli anni ‘50, e protrattisi a lungo per forza inerziale (complice la pigrizia dei ricercatori, spesso indotti a dar per buono il già detto, per più o meno inconscia deferenza verso qualche “principio d’autorità”)». Non serve qui fare i nomi di alcuni dei principali studiosi di Labriola nel secolo scorso; ma è un fatto che siano state proprio le discussioni e le polemiche labrioliane, talvolta assai aspre, degli anni Cinquanta e Sessanta, sullo sfondo delle grandi passioni di allora nel clima culturale e politico assai diverso da quello intellettualmente più remissivo e politicamente meno acceso degli anni Ottanta, ad esigere di ricostruire Labriola nella sua interezza e complessità. Un compito, questo, non feticistico né meschinamente “filologistico”, da tombaroli sovraeccitati quanto inconsapevoli; non da settimana enigmistica, per tener viva la mente di ex studiosi di Labriola ora a riposo; o da salottino accademico, per soddisfare le ambizioni di carriera di aspiranti nuovi professori. Un compito molto difficile, invece, che richiederebbe un’effettiva adesione alle problematiche labrioliane effettive, un sicuro autocontrollo del “personcino” e un vero sforzo unanime 10 Cfr. S. MICCOLIS, Antonio Labriola con un mamozio alla «Sapienza», in «Belfagor», a. LXI, n. 361, 31 gennaio 2006, p. 85.

Poe, Labriola, tre mamozii e il Rodimčik di Makarenko al fine di restituire Labriola, tutto Labriola, secondo l’ordine, la molteplicità e l’unitarietà dei suoi pensieri (filosofici, storiografici, pedagogici, politici, ecc.). Ma a chi la racconto? Al Salieri in diciottesimi, di un qualche Mozart collettivo inesistente? 2) Risulta pertanto pressoché inutile l’esagerata messa a punto di Miccolis contro la semplice frase, solo genericamente informativa, dedotta da un’affermazione di Labriola e riportata in uno dei pannelli della mostra, a proposito del fatto che Labriola, nel 1876, «comincia a dar lezioni di diritti e doveri agli operai romani, distaccandosi dalla Destra storica». È inutile, perché è addirittura un luogo comune la convinzione, che il distacco di Labriola dalla Destra storica fu comunque un processo lungo, laborioso, intimamente contraddittorio: e perciò stesso assai difficile da circoscrivere ad un “momento”, ad un “anno” preciso, per un “motivo” soltanto, in presenza di un unico “dato di fatto”. La stessa proclamata e tuttavia filosoficamente condizionata (in senso hegeliano) adesione di Labriola allo herbartismo (che per lui non è una «prigione») la dice lunga sulla sua forma mentis anche in politica. Senza contare che, con il ‘76, è proprio lo hegelismo labrioliano di fondo a suggerire, che la caduta della Destra storica (da una lato) e la Sinistra al potere (dall’altro lato), al di là dei necessari distinguo, non siano altro che momenti della medesima «lezione delle cose» con cui fare dialetticamente i conti… Ed è nel ‘76, che Labriola prende posizione contro talune decisioni ufficiali della propria parte politica (per es. a proposito dell’abolizione delle Facoltà teologiche), senza per questo tagliare i ponti con essa, tra linearità, discontinuità, contraddizioni… Non per niente, ancora nel 1903, Labriola sarà pur sempre lui, a suo dire, quel «socialista in partibus infidelium», cui piacerà ricordare non senza nostalgia, quei «moderati — che i loro illegittimi eredi di ora fan ritenere per dei conservatori, ma che furono invece dei rivoluzionari temperati» 11 . È poi inutile, l’acribiosa messa a punto di Miccolis, perché il primo ad essere convinto delle ovvie verità che egli polemicamente mi sostiene contro con eccessivo spreco di veleno, sono proprio io. E mi parrebbe 11 A. LABRIOLA, L’opposizione al divorzio, in «La Tribuna», 31 gennaio 1903, in ID., Scritti politici 1886–1904, a cura di V. Gerratana, Bari, Laterza, 1970, p. 503. 315

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Nicola Siciliani de Cumis<br />

scere l’errore, se l’ho commesso, o per rettificare l’avversario, se è il caso. Gli<br />

sfoghi velenosi, avvelenano soltanto. E io preferisco mantenere, fin dove si può,<br />

la serenità.<br />

Comunque, ora ho letto. Ma per rispondere alla Sua domanda, devo <strong>di</strong>rle<br />

che col […] non ho mai avuto a che fare, né ne ho parlato con terzi. Forse è irritato<br />

per qualche omissione, o pettegolezzi maligni che a volte circolano — non<br />

saprei! Forse è solo un omaggio ai tempi. Oggi è <strong>di</strong> moda — in questo rigurgito<br />

<strong>di</strong> positivismo cattivo — <strong>di</strong>re male <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong>; e gente come me, che non ha potere,<br />

ed è in <strong>di</strong>scre<strong>di</strong>to, serve bene come testa <strong>di</strong> turco per far piacere a qualche<br />

[…] <strong>di</strong> turno. Devo confessarLe — anche se Le farò cattiva impressione — che<br />

non me ne importa proprio nulla: che desidero solo ripensare in pace alle cose<br />

che ancora mi interessano. Amen!<br />

Ecco perché, chiosando ora nell’in<strong>di</strong>spensabile il mamozio terzo, mi<br />

limiterei alle seguenti, rapide precisazioni:<br />

1) Mi sembra storicamente inesatto e vacuamente presuntuoso affermare,<br />

come invece fa Miccolis, forse in un eccesso <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficante autobiografismo<br />

10 , che solo «a partire dagli anni ‘80», su <strong>Labriola</strong>, si sia incominciato<br />

a «correggere luoghi comuni invalsi negli anni ‘50, e protrattisi<br />

a lungo per forza inerziale (complice la pigrizia dei ricercatori, spesso<br />

indotti a dar per buono il già detto, per più o meno inconscia deferenza<br />

verso qualche “principio d’autorità”)». Non serve qui fare i nomi <strong>di</strong><br />

alcuni dei principali stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> nel secolo scorso; ma è un fatto<br />

che siano state proprio le <strong>di</strong>scussioni e le polemiche labrioliane, talvolta<br />

assai aspre, degli anni Cinquanta e Sessanta, sullo sfondo delle gran<strong>di</strong><br />

passioni <strong>di</strong> allora nel clima culturale e politico assai <strong>di</strong>verso da quello intellettualmente<br />

più remissivo e politicamente meno acceso degli anni Ottanta,<br />

ad esigere <strong>di</strong> ricostruire <strong>Labriola</strong> nella sua interezza e complessità.<br />

Un compito, questo, non feticistico né meschinamente “filologistico”,<br />

da tombaroli sovraeccitati quanto inconsapevoli; non da settimana enigmistica,<br />

per tener viva la mente <strong>di</strong> ex stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> ora a riposo;<br />

o da salottino accademico, per sod<strong>di</strong>sfare le ambizioni <strong>di</strong> carriera <strong>di</strong><br />

aspiranti nuovi professori. Un compito molto <strong>di</strong>fficile, invece, che richiederebbe<br />

un’effettiva adesione alle problematiche labrioliane effettive,<br />

un sicuro autocontrollo del “personcino” e un vero sforzo unanime<br />

10 Cfr. S. MICCOLIS, <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> con un mamozio alla «<strong>Sapienza»</strong>, in «Belfagor»,<br />

a. LXI, n. 361, 31 gennaio 2006, p. 85.

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