Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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308 Nicola Siciliani de Cumis sione, «Belfagor», per il contributo di visibilità offerto, nel fare da cassa di risonanza e da amplificatore della rubizza sonorità della “noterella– schermaglia”, già nel titolo della recensione e nei titoletti dei paragrafi. L’intervento di Miccolis, infatti, con le sue chiose correttive e integrative, è un ottimo pretesto per riportare il discorso sul Labriola che conta. Risulta anzi, per la stessa ragione, perfino collaborativo con il curatore; ed esemplare, proprio alla luce delle modalità “tecniche” prospettate da Poe. Direi maieutico, soprattutto in previsione di una terza edizione del catalogo, emendata se possibile dagli errori ed auspicabilmente arricchita di nuovi apporti: e con indice dei nomi, indice analitico e, forse, con la numerazione delle ottanta pagine a colori con i pannelli della mostra. Un’edizione, alla quale stanno ora attendendo i collaboratori della Prima Cattedra di Pedagogia generale della «Sapienza» di Roma, assieme agli studenti dei corsi di quest’anno e a quanti partecipano variamente alle attività del “Laboratorio Labriola”. Anche il fatto che Miccolis abbia scelto di usare il registro di una cipigliosa stroncatura e l’enfasi di una sproporzionata polemica, per le regioni che cercherò di dire, è per noi un vero regalo. Proprio la gratuità correrebbe aggiungere ciò che segue: «A tale precedente accademico “romano”, sono quindi da accostare gli importanti, autonomi contributi labrioliani di Augusto Guerra. Così, per es.: Studi sulla vita e il pensiero di Antonio Labriola (1947–1956), in «Rassegna di filosofia», 1957, 1, pp. 5–34; Labriola educatore e moralista, in Il mondo della sicurezza. Ardigò, Labriola, Croce, Pubblicazioni dell’Istituto di filosofia dell’Università di Roma, Firenze, Sansoni, 1963, pp. 87–140; Determinismo e libertà nello storicismo di Antonio Labriola, in «Studi storici», 1965, 3, pp. 501–506». A p. 573, seconda colonna, tra il quarto e il quinto rigo ci vorrebbe una doppia interlinea (come avviene per tutte le altre lettere, nelle pagine successive). Ad una nuova rilettura, dopo che la nuova edizione era stata approntata, sono venuti fuori alcuni errori e affiorate altre disfunzioni tipografiche e/o redazionali, tuttavia di non grande rilievo. Se ne dirà, in qualche caso nel corso del presente articolo; in qualche altro caso, si provvederà a correggere direttamente nella prossima edizione: che, da un lato, riproporrà il catalogo con le integrazioni e le correzioni che risulteranno necessarie; da un altro lato, in un secondo tomo, raccoglierà un’ampia scelta dei materiali scientifici e didattici che, in presenza del catalogo, ora nella forma della recensione, ora nella forma dell’articolo autonomo “a partire da”, ovvero come esercizio di ricerca o elaborato scritto di studenti universitari impegnati in esami e lauree, sono stati prodotti in varie sedi e segnatamente alla «Sapienza», dopo l’aprile 2005.

Poe, Labriola, tre mamozii e il Rodimčik di Makarenko della sortita “filologistica” è un bene pedagogico prezioso, per differenza. Che tra l’altro, in un gruppo di lavoro con un certo grado di affiatamento, si presta ad essere vissuto umoristicamente e a fare, per così dire, da colla sociale e da stimolo ulteriori. E se Miccolis, ha preferito rifarsi all’immagine di un Labriola– mamozio (che vuol dire fantoccio, bamboccio, ritratto d’uomo mal riuscito), la cosa sembra in realtà riguardare la mostra e il catalogo solo fino ad un certo punto. Sollecita invece ad appuntare l’attenzione sul Labriola “altro”, che è stato ed è oggetto di documentazione e di studio alla «Sapienza»; e di riprendere il discorso su temi e problemi labrioliani di maggiore interesse, spererei, per gli studiosi seriamente impegnati a cogliere l’unitarietà dell’opera di Labriola; e, dunque, sul grado di novità dei contributi in tal senso, proprio a partire dal «mamozio» evocato trionfalmente dal recensore, come inconsapevole autocaricatura, finzione del sé, svuotamento della propria funzione critica. Insomma, un mamozio anche lui. A parte il disappunto che mi produce il fatto che, per risultare più efficace nella stroncatura, Miccolis si sia voluto servire proprio di quel «Mamozio», che rimanda sinistramente allo strazio degli ultimi giorni di Labriola, è tuttavia anche vero che — anche alla luce degli inediti esposti nella mostra e stampati nel catalogo — proprio il Mamozio di labrioliana memoria, assume una grande importanza per capire Labriola, sia in quanto tale, sia nel quadro dei suoi rapporti con Benedetto Croce 4 ; e, ancora di più, con Giovanni Gentile: Caro Benedetto […] Di Gentile non m’importa d’approfondire più nulla. Faccia il comodo suo… e invochi il perdono di Hegel per gli spropositi che gli attribuisce… Giudizi analitici! È un modo di servirsi delle formule kantiane per ispiegarsi. E poi hai capito… perché neghi la comprensione filosofica della natura e della storia… E ti pare poco? Quello Spirito che non ha niente che fare con la 4 A. LABRIOLA, Epistolario 1896–1904, introduzione di E. Garin, a cura di V. Gerratana e A. A. Santucci, Roma, Editori Riuniti, 1983, p. 1004 (una lettera del 5 gennaio 1904). 309

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Nicola Siciliani de Cumis<br />

sione, «Belfagor», per il contributo <strong>di</strong> visibilità offerto, nel fare da cassa<br />

<strong>di</strong> risonanza e da amplificatore della rubizza sonorità della “noterella–<br />

schermaglia”, già nel titolo della recensione e nei titoletti dei paragrafi.<br />

L’intervento <strong>di</strong> Miccolis, infatti, con le sue chiose correttive e integrative,<br />

è un ottimo pretesto per riportare il <strong>di</strong>scorso sul <strong>Labriola</strong> che conta.<br />

Risulta anzi, per la stessa ragione, perfino collaborativo con il curatore;<br />

ed esemplare, proprio alla luce delle modalità “tecniche” prospettate da<br />

Poe. Direi maieutico, soprattutto in previsione <strong>di</strong> una terza e<strong>di</strong>zione del<br />

catalogo, emendata se possibile dagli errori ed auspicabilmente arricchita<br />

<strong>di</strong> nuovi apporti: e con in<strong>di</strong>ce dei nomi, in<strong>di</strong>ce analitico e, forse, con la<br />

numerazione delle ottanta pagine a colori con i pannelli della mostra.<br />

Un’e<strong>di</strong>zione, alla quale stanno ora attendendo i collaboratori della Prima<br />

Cattedra <strong>di</strong> Pedagogia generale della «<strong>Sapienza»</strong> <strong>di</strong> Roma, assieme agli<br />

studenti dei corsi <strong>di</strong> quest’anno e a quanti partecipano variamente alle<br />

attività del “Laboratorio <strong>Labriola</strong>”.<br />

Anche il fatto che Miccolis abbia scelto <strong>di</strong> usare il registro <strong>di</strong> una cipigliosa<br />

stroncatura e l’enfasi <strong>di</strong> una sproporzionata polemica, per le regioni<br />

che cercherò <strong>di</strong> <strong>di</strong>re, è per noi un vero regalo. Proprio la gratuità<br />

correrebbe aggiungere ciò che segue: «A tale precedente accademico “romano”, sono<br />

quin<strong>di</strong> da accostare gli importanti, autonomi contributi labrioliani <strong>di</strong> Augusto<br />

Guerra. Così, per es.: Stu<strong>di</strong> sulla vita e il pensiero <strong>di</strong> <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> (1947–1956), in<br />

«Rassegna <strong>di</strong> filosofia», 1957, 1, pp. 5–34; <strong>Labriola</strong> educatore e moralista, in Il mondo<br />

della sicurezza. Ar<strong>di</strong>gò, <strong>Labriola</strong>, Croce, Pubblicazioni dell’Istituto <strong>di</strong> filosofia dell’Università<br />

<strong>di</strong> Roma, Firenze, Sansoni, 1963, pp. 87–140; Determinismo e libertà nello storicismo<br />

<strong>di</strong> <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong>, in «Stu<strong>di</strong> storici», 1965, 3, pp. 501–506». A p. 573, seconda<br />

colonna, tra il quarto e il quinto rigo ci vorrebbe una doppia interlinea (come avviene<br />

per tutte le altre lettere, nelle pagine successive).<br />

Ad una nuova rilettura, dopo che la nuova e<strong>di</strong>zione era stata approntata, sono<br />

venuti fuori alcuni errori e affiorate altre <strong>di</strong>sfunzioni tipografiche e/o redazionali,<br />

tuttavia <strong>di</strong> non grande rilievo. Se ne <strong>di</strong>rà, in qualche caso nel corso del presente articolo;<br />

in qualche altro caso, si provvederà a correggere <strong>di</strong>rettamente nella prossima<br />

e<strong>di</strong>zione: che, da un lato, riproporrà il catalogo con le integrazioni e le correzioni<br />

che risulteranno necessarie; da un altro lato, in un secondo tomo, raccoglierà<br />

un’ampia scelta dei materiali scientifici e <strong>di</strong>dattici che, in presenza del catalogo, ora<br />

nella forma della recensione, ora nella forma dell’articolo autonomo “a partire da”,<br />

ovvero come esercizio <strong>di</strong> ricerca o elaborato scritto <strong>di</strong> studenti universitari impegnati<br />

in esami e lauree, sono stati prodotti in varie se<strong>di</strong> e segnatamente alla «<strong>Sapienza»</strong>,<br />

dopo l’aprile 2005.

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