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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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Roberto Toro<br />

vista <strong>di</strong>verso dal proprio 24 : seppure <strong>Labriola</strong> avesse manifestato perplessità<br />

(o, magari, <strong>di</strong>sapprovazione) riguardo alla “<strong>di</strong>mensione” multime<strong>di</strong>ale,<br />

quest’ultima — si può essere certi — non avrebbe mancato <strong>di</strong> suscitare<br />

il suo interesse.<br />

Una conferma in<strong>di</strong>retta (ma non per questo meno significativa) del<br />

punto <strong>di</strong> vista fin qui delineato è nel rapporto — puntualmente definito<br />

nello scritto <strong>di</strong> Sandrucci — tra ricerca e <strong>di</strong>dattica in <strong>Labriola</strong>. La presenza,<br />

nell’o<strong>di</strong>erna istituzione scolastica, <strong>di</strong> una componente multime<strong>di</strong>ale<br />

non effimera 25 , il ruolo non certamente marginale da quest’ultima esercitato<br />

nel più generale contesto della formazione, non potrebbero giustificarsi<br />

richiamando esclusivamente la sfera del procedere operativo: tali<br />

fenomeni non avrebbero acquisito (e non acquisirebbero) l’anzidetto rilievo,<br />

in assenza <strong>di</strong> una mutua fertilizzazione della prassi <strong>di</strong>dattica con<br />

la ricerca pedagogica, sociologica, psicologica e anche informatica. <strong>Labriola</strong><br />

sembra avere percepito assai bene — fin dal periodo <strong>di</strong> stesura<br />

(1869) del Socrate — tutto questo, seppure in una prospettiva necessariamente<br />

generica: «In <strong>Labriola</strong> la ricerca e la <strong>di</strong>dattica molte volte si sono<br />

intrecciate; e così dovrebbe essere sempre: buone sorelle che si conoscono<br />

a perfezione, che sanno andare in soccorso l’una dell’altra, che si<br />

scambiano con gioia ogni bene in loro possesso (le vesti quoti<strong>di</strong>ane al<br />

pari dei gioielli). Che nascono, infine, dalla medesima pianta che si po-<br />

24 «[…] <strong>Labriola</strong> era assolutamente asistematico, coerentemente contrad<strong>di</strong>ttorio<br />

o, se si preferisce, contrad<strong>di</strong>ttoriamente coerente. Un pensatore <strong>di</strong>alettico, inquieto,<br />

che si forma in presenza dei propri interlocutori: singoli in<strong>di</strong>vidui o gruppi, studenti,<br />

organizzazioni culturali, partiti politici» (<strong>Labriola</strong> e la sua Sapienza, intervista <strong>di</strong> G.<br />

Gaetano a N. Siciliani de Cumis, cit.).<br />

25 La <strong>di</strong>ffusione, a livelli notevoli, <strong>di</strong> una “cultura” multime<strong>di</strong>ale si annovera —<br />

ormai da tempo — tra le finalità <strong>di</strong> molte istituzioni scolastiche. Essa corrisponde,<br />

seppure in<strong>di</strong>rettamente, al punto <strong>di</strong> vista espresso (già nel 1974) da Robert F. Mager<br />

nel suo noto lavoro L’analisi degli obiettivi (Teramo, EIT, 1974, p. 13): «[…] l’unica<br />

giustificazione legittima dell’istruzione è la riduzione o eliminazione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>fferenza<br />

autentica tra ciò che qualcuno “può” fare e ciò che egli o qualche altro “vorrebbe”<br />

che facesse». Il linguaggio multime<strong>di</strong>ale rappresenta, per le recenti generazioni,<br />

uno strumento capace <strong>di</strong> garantire il più autentico contatto con la realtà; il<br />

medesimo problema dell’alfabetizzazione iniziale sembra, ormai, destinato a cedere il<br />

posto — per urgenza e importanza — al problema del possibile uso delle nuove tecnologie<br />

da parte dei giovani.

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