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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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Roberto Toro<br />

multime<strong>di</strong>alità. Un ulteriore contributo al raggiungimento <strong>di</strong> tale obiettivo<br />

è rappresentato dallo scritto <strong>di</strong> Roberto Sandrucci, Mettere in mostra<br />

<strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong>, anch’esso riportato — così come il predetto intervento<br />

<strong>di</strong> Boncori — nel libro–catalogo (pp. 71 e sgg.): si tratta <strong>di</strong> una riflessione<br />

assai stimolante — si potrebbe, forse, <strong>di</strong>re: energica — sul significato che<br />

dovrebbe ascriversi (ma che, in realtà, è ben lungi dall’essere ascritto) al<br />

catalogo, alla mostra e, soprattutto, alla figura <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> (con particolare<br />

riguardo alla funzione docente del medesimo).<br />

Sembra, in effetti, <strong>di</strong>fficile non essere d’accordo sull’incipit dell’intervento<br />

<strong>di</strong> Sandrucci, quando egli — a proposito del catalogo come della<br />

mostra — invoca il manifestarsi «<strong>di</strong> apprezzamenti <strong>di</strong> qualsiasi segno»;<br />

appare, perfino, auspicabile che tali apprezzamenti si rivolgano anche<br />

alle sezioni maggiormente spettacolari della mostra («c’è del cinema e c’è<br />

del multime<strong>di</strong>ale: dunque qualche abbaglio <strong>di</strong> suoni e <strong>di</strong> luci che tanto<br />

piacciono agli italiani» 18 ) e magari allo stesso catalogo (che riuscirebbe,<br />

in verità, <strong>di</strong>fficoltoso — sia pure assecondando la provocatio verbale<br />

dell’autore — considerare alla stregua <strong>di</strong> «una pedante esposizione <strong>di</strong><br />

carte»).<br />

È, naturalmente, appena il caso <strong>di</strong> evidenziare (chiedendo venia a<br />

Sandrucci e allo stesso <strong>Labriola</strong>, il quale avrebbe verosimilmente con<strong>di</strong>viso<br />

il senso e apprezzato l’efficacia delle affermazioni appena tratte<br />

dall’articolo) che ci si trova d’accordo con la sostanza del <strong>di</strong>scorso esaminato.<br />

L’accento situato dall’autore sul <strong>Labriola</strong> pedagogista risulta<br />

quanto mai significativo, connettendosi — nello scritto <strong>di</strong> Sandrucci —<br />

con il ritratto dell’università labrioliana (la quale «supera i muri<br />

dell’accademia per agire nel mondo in tempi e luoghi supplementari alla<br />

Cattedra: perciò non <strong>di</strong>sdegna la piazza e la strada; si serve <strong>di</strong> quoti<strong>di</strong>ani<br />

e perio<strong>di</strong>ci, siede al caffè, entra in fabbrica e in tribunale; e si adopera nei<br />

carteggi privati» 19 ).<br />

Se la mostra, secondo l’osservazione <strong>di</strong> Sandrucci, deve considerarsi<br />

«una forma e una strategia dell’insegnamento della storia» 20 , quest’ultimo<br />

può — con ogni evidenza — definirsi, a partire dalla concezione la-<br />

18 R. SANDRUCCI, Mettere in mostra <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong>, in <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e la sua Università,<br />

cit., p. 71.<br />

19 Ibidem.<br />

20 Ivi, p. 72.

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