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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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<strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e la multime<strong>di</strong>alità<br />

se stesso» ma soprattutto «felice quando altri sa conversare e comunicare<br />

con lui» (così scrive Gwynplaine, in occasione del venticinquesimo anniversario<br />

[1899] dell’insegnamento <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> alla «<strong>Sapienza»</strong>) 3 .<br />

È proprio la necessità <strong>di</strong> riconoscere alla “fisionomia” labrioliana una<br />

vocazione sperimentale che definisce appieno la con<strong>di</strong>zione dello stu<strong>di</strong>oso,<br />

in riferimento al tema della multime<strong>di</strong>alità. Non si tratta, evidentemente,<br />

<strong>di</strong> un rapporto verificabile sul piano delle circostanze oggettive<br />

(<strong>Labriola</strong> muore nel 1904, molti anni prima dell’avvento del cinema sonoro<br />

e, soprattutto, della macchina <strong>di</strong> Turing); si tratta, invece, <strong>di</strong> una relazione<br />

assai suggestiva, tendenzialmente sfumata, che potrebbe — agli<br />

occhi <strong>di</strong> noi moderni — identificarsi me<strong>di</strong>ante l’abbinamento dei termini<br />

fuori e dentro. <strong>Labriola</strong> si pone fuori del contesto multime<strong>di</strong>ale per ragioni<br />

invero necessitanti (le circostanze <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne temporale prima ricordate);<br />

egli può, tuttavia, situarsi dentro la multime<strong>di</strong>alità per il carattere intrinsecamente<br />

complesso, volto al <strong>di</strong>venire, della sua visione filosofica e pedagogica;<br />

può situarvisi anche in virtù della proiezione che i suoi estimatori,<br />

riferendosi alla manifesta attualità del pensiero labrioliano, hanno<br />

effettuato ed effettuano tuttora. Si pensi all’osservazione riportata da<br />

Wittgenstein nelle Ricerche filosofiche (paragrafo n° 90), relativa al metodo<br />

e al concetto stesso <strong>di</strong> filosofia: «È come se dovessimo guardare attraverso<br />

i fenomeni: la nostra ricerca non si rivolge però ai fenomeni, ma, si potrebbe<br />

<strong>di</strong>re, alle “possibilità” dei fenomeni» 4 ; ciò sembra corrispondere<br />

assai bene all’iter compiuto da <strong>Labriola</strong>, sia in riferimento alla capacità<br />

labrioliana <strong>di</strong> “guardare attraverso” il proprio tempo in vista degli sviluppi<br />

futuri (prossimi o remoti), sia in relazione alla necessità che noi<br />

stessi — osservando il percorso labrioliano da un punto <strong>di</strong> vista privilegiato<br />

— giungiamo a in<strong>di</strong>viduarne le molteplici risorse, riconoscendovi<br />

il germe <strong>di</strong> possibilità esplicitamente o implicitamente costituite.<br />

3 Il testo completo dell’intervento, originariamente pubblicato sulla rivista «Roma»<br />

(1899, pp. 475–477), è riportato in: A. LABRIOLA, Scritti pedagogici, a cura <strong>di</strong> N.<br />

Siciliani de Cumis, Torino, UTET, 1981, pp. 665–669.<br />

4 L. WITTGENSTEIN, Ricerche filosofiche, e<strong>di</strong>z. it. a cura <strong>di</strong> M. Trinchero, Torino, Einau<strong>di</strong>,<br />

1967, p. 60. Cfr. anche: E. GARRONI, Estetica. Uno sguardo–attraverso, Milano,<br />

Garzanti, 1992, pp. 13–14.<br />

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