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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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282<br />

Roberto Toro<br />

In realtà il rapporto intercorrente tra <strong>Labriola</strong> e la multime<strong>di</strong>alità (si<br />

potrebbe, forse, aggiungere: tra l’universo labrioliano e l’universo multime<strong>di</strong>ale),<br />

pur risultando <strong>di</strong>fficoltoso sotto alcuni aspetti, non può ritenersi<br />

eccessivamente problematico. O, meglio, esso può apparire — a chi<br />

consideri con interesse e curiosità intellettuale le rispettive caratteristiche<br />

dei due “universi” — fortunatamente problematico: si tratta, infatti, <strong>di</strong><br />

un rapporto assai promettente, se inteso in conformità delle necessarie<br />

premesse teoriche e degli esiti maggiormente significativi che da esso<br />

possono scaturire. Fra questi ultimi si annoverano, con particolare evidenza,<br />

la Mostra documentaria <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e la sua Università. Il Gusto<br />

della Filosofia, realizzata — dall’8 marzo al 25 aprile 2005 — «per i settecento<br />

anni dell’Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza” (1303–2003), ad un<br />

secolo dalla morte <strong>di</strong> <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> (1904–2004)»; e il libro–catalogo<br />

<strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e la sua Università, realizzato — in corrispondenza <strong>di</strong> tale<br />

iniziativa — a cura <strong>di</strong> Nicola Siciliani de Cumis, con il contributo <strong>di</strong> «una<br />

nutrita schiera <strong>di</strong> giovani stu<strong>di</strong>osi e studenti, collaboratori a vario titolo<br />

della Prima Cattedra <strong>di</strong> Pedagogia generale della “Sapienza”» 2 .<br />

Quest’ultima realizzazione può, in effetti, contribuire non poco —<br />

configurandosi come un proseguimento assai significativo dell’itinerario<br />

originariamente percorribile (in senso reale e metaforico) all’interno della<br />

Mostra labrioliana — a delineare il senso e la prospettiva <strong>di</strong> una visione<br />

“multime<strong>di</strong>ale” <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong>; essa può anche, naturalmente, contribuire a<br />

determinarne le con<strong>di</strong>zioni e i limiti. Occorre, per l’uno come per l’altro<br />

momento della “ricostruzione” labrioliana, identificare un percorso <strong>di</strong><br />

lettura che tenga conto della provvisorietà — identificabile, come si è visto,<br />

in riferimento a dati apparentemente contrad<strong>di</strong>ttori — delle premesse<br />

più sopra riportate; e che giustifichi l’approccio a un terreno (quello<br />

del <strong>Labriola</strong> “multime<strong>di</strong>ale”, appunto) fertile ma non ancora sufficientemente<br />

conosciuto. Occorre, soprattutto, avvertire che siffatta ipotesi <strong>di</strong><br />

lettura del “personaggio” <strong>Labriola</strong> (e dei contributi labrioliani in vario<br />

modo rappresentati nel catalogo) assume una connotazione tendenzialmente<br />

sperimentale, in conformità del carattere quasi “magmatico” — o,<br />

se si preferisce, omnimoventesi – dello stu<strong>di</strong>oso, «critico <strong>di</strong> tutti e anche <strong>di</strong><br />

2 <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e la sua Università. Mostra documentaria per i settecento anni della<br />

“Sapienza” (1303–2003). A cento anni dalla morte <strong>di</strong> <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> (1904–2004), a cura<br />

<strong>di</strong> N. Siciliani de Cumis, Roma, Aracne, 2005, p. 13.

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