Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia
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244 Daniela Secondo chiunque coltivi qualsiasi ordine di studii universitari, di accedervi. Dico permettere, non imporre […] 2 . Sempre su «L’Università» nel 1887, è riportato il pensiero di Alberto Alberti; anche il suo è un apprezzamento dell’opera del Labriola […]: Questa idea del professor Labriola parmi una fra le più felici che da lungo tempo si sono enunciate per migliorare le condizioni, o meglio i risultati dello insegnamento superiore, e credo farà bene se si svolgerà intorno a questa proposta una discussione, per togliere gli ostacoli che non mancheranno di opporsi al compimento di una istituzione i di cui risultati saranno, senza dubbio, efficacissimi nel progresso del pensiero in Italia […]. Come studiano i giovani? Nello studiare le scienze, in questo viaggio a traverso lo scibile, essi fanno, (mi diceva uno dei più sapienti senatori del Regno) essi fanno come i nostri emigranti contadini che fanno un viaggio fino in America, ma che delle terre, dei popoli, dei costumi in mezzo a cui vivono, conoscono solo l’jugero di terra in cui han seminato ed arato […]. Non vogliamo enciclopedisti — si è gridato a lungo — non vogliamo volumi di compilazione — Ci occorrono opuscoli, note di una pagina magari, ma che ci diano qualche cosa di nuovo — Specializziamo i giovani. La scienza è così vasta che non si abbraccia più. Bisogna limitare il campo. Assennate parole — che per scegliere e limitare un campo di studio occorre aver già larghe vedute. Bisogna sapere, e saper bene, già molto — tanto quanto basta per tutto abbracciare dall’alto e vedere quale è il punto ove, ancora, è più abbondante la messe. E poi le scienze sono tutte così largamente allacciate che è impossibile rilevare il meccanismo che governa alcuna questione se non si conosce il meccanismo di tutte le altre — Imperocché noi possiamo considerare le scienze e, in generale tutti gli studii umani, come angoli in cui, per quanto col volgere del tempo e delle scoperte si van divergendo i lati, i vertici sono però tutti convergenti ad un punto. È a questo punto comune di convergenza che bisogna tutti risaliamo. Si affaccia a questo punto al pensiero il titolo di un’opera, il nome di un grande — I primi principii. Erberto Spencer. È scienza questa? È scienza! Scienza vera, lucida, pura. È filosofia questa? È filosofia — filosofia fulgente come sole che illumina — filosofia limpida come acqua cristallina che disseta e ravviva. Vi sono dunque dei principii che sono scienza e filosofia a un tempo — principii turgidi come semente feconda elevati come culmini di un’immensa mon- 2 Cit. da SICILIANI DE CUMIS, Filosofia e università, cit., pp. 58–60.
La stele e lo stile di Antonio Labriola tagna d’onde per ogni dove si spazia su uno sconfinato paese e donde verso qualunque direzione si discende. Io non so se mi apponga al vero ma parmi sia questa la filosofia per cui il Labriola sente il bisogno che in Italia sieno delle lauree. — Filosofia per cui il chimico dica: Io non so soltanto analizzare un corpo; io comprendo il meccanismo che governa la materia in tutte le sue leggi, in quell’essenza stessa che governa le molecole come i sistemi solari e gli atomi come i pianeti. Filosofia per cui il giurista dica: Io non so solo dichiarare la legge, ma so quale legge governa il pensiero e il cervello dell’uomo, e ne esalta o ne turba la retta coscienza. — Filosofia per cui, chi è maestro ad adolescenti, comprenda di quali forze è risultante l’operare di un fanciullo, o per quali tortuose vie del cervello, un pensiero si stampa in una giovane mente […] 3 . Di seguito vi è l’estratto della lettera di Giacomo Barzellotti. In proposito il Labriola nella Prelezione su I problemi della filosofia della storia, dice di lui: «Queste, o signori, sono le disposizioni di animo e di mente, con le quali assumo l’ufficio temporaneo, affidatomi dal Ministro col consenso dei miei colleghi, di dettar lezioni di filosofia della storia in luogo del mio collega ed amico prof. Barzellotti, passato ad altra Università» 4 . Vediamo ora, uno stralcio della lettera, datata 12 agosto 1887: Carissimo prof. Labriola, Non prima di qualche giorno fa, ho potuto leggere nella Tribuna la vostra proposta di una laurea facoltativa in filosofia da concedersi a chiunque, seguendo qualsiasi altro ordine di studi universitari, compresi quelli di lettere, frequenti anche certi corsi filosofici e si sottoponga ad un esame. Se cotesta vostra proposta mi fosse subito venuta sott’occhio, già da un pezzo io mi sarei unito a voi per sostenerla pubblicamente. E non perché io creda che la mia voce possa aggiunger nulla alla forza e all’opportunità della causa così ben difesa da voi, ma perché son convinto che chi prenda a cuore l’avvenire dei nostri studi superiori, nel quale è tanta parte di quello morale d’Italia, non deve lasciare alcuna occasione d’insistere perché l’alta cultura filosofica acquisti anche tra noi nell’organismo e nella vita delle 3 Cit. da ivi, pp. 62–65. 4 A. LABRIOLA, I problemi della filosofia della storia, a cura di N. Siciliani de Cumis, Napoli, Morano, 1976, p. 49. 245
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Daniela Secondo<br />
chiunque coltivi qualsiasi or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>i universitari, <strong>di</strong> accedervi. Dico permettere,<br />
non imporre […] 2 .<br />
Sempre su «L’Università» nel 1887, è riportato il pensiero <strong>di</strong> Alberto<br />
Alberti; anche il suo è un apprezzamento dell’opera del <strong>Labriola</strong> […]:<br />
Questa idea del professor <strong>Labriola</strong> parmi una fra le più felici che da lungo<br />
tempo si sono enunciate per migliorare le con<strong>di</strong>zioni, o meglio i risultati dello<br />
insegnamento superiore, e credo farà bene se si svolgerà intorno a questa proposta<br />
una <strong>di</strong>scussione, per togliere gli ostacoli che non mancheranno <strong>di</strong> opporsi<br />
al compimento <strong>di</strong> una istituzione i <strong>di</strong> cui risultati saranno, senza dubbio, efficacissimi<br />
nel progresso del pensiero in Italia […].<br />
Come stu<strong>di</strong>ano i giovani? Nello stu<strong>di</strong>are le scienze, in questo viaggio a traverso<br />
lo scibile, essi fanno, (mi <strong>di</strong>ceva uno dei più sapienti senatori del Regno)<br />
essi fanno come i nostri emigranti conta<strong>di</strong>ni che fanno un viaggio fino in America,<br />
ma che delle terre, dei popoli, dei costumi in mezzo a cui vivono, conoscono<br />
solo l’jugero <strong>di</strong> terra in cui han seminato ed arato […].<br />
Non vogliamo enciclope<strong>di</strong>sti — si è gridato a lungo — non vogliamo volumi<br />
<strong>di</strong> compilazione — Ci occorrono opuscoli, note <strong>di</strong> una pagina magari, ma che ci<br />
<strong>di</strong>ano qualche cosa <strong>di</strong> nuovo — Specializziamo i giovani. La scienza è così vasta<br />
che non si abbraccia più. Bisogna limitare il campo.<br />
Assennate parole — che per scegliere e limitare un campo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o occorre<br />
aver già larghe vedute. Bisogna sapere, e saper bene, già molto — tanto quanto<br />
basta per tutto abbracciare dall’alto e vedere quale è il punto ove, ancora, è più<br />
abbondante la messe. E poi le scienze sono tutte così largamente allacciate che è<br />
impossibile rilevare il meccanismo che governa alcuna questione se non si conosce<br />
il meccanismo <strong>di</strong> tutte le altre — Imperocché noi possiamo considerare le<br />
scienze e, in generale tutti gli stu<strong>di</strong>i umani, come angoli in cui, per quanto col<br />
volgere del tempo e delle scoperte si van <strong>di</strong>vergendo i lati, i vertici sono però<br />
tutti convergenti ad un punto.<br />
È a questo punto comune <strong>di</strong> convergenza che bisogna tutti risaliamo.<br />
Si affaccia a questo punto al pensiero il titolo <strong>di</strong> un’opera, il nome <strong>di</strong> un<br />
grande — I primi principii. Erberto Spencer.<br />
È scienza questa? È scienza! Scienza vera, lucida, pura.<br />
È filosofia questa? È filosofia — filosofia fulgente come sole che illumina —<br />
filosofia limpida come acqua cristallina che <strong>di</strong>sseta e ravviva.<br />
Vi sono dunque dei principii che sono scienza e filosofia a un tempo — principii<br />
turgi<strong>di</strong> come semente feconda elevati come culmini <strong>di</strong> un’immensa mon-<br />
2 Cit. da SICILIANI DE CUMIS, Filosofia e università, cit., pp. 58–60.