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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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Alessandro Sanzo<br />

ri è presente quello che, spesso, tuttora manca: e cioè la consapevolezza<br />

che ha senso parlare <strong>di</strong> una riforma Universitaria solo quando si abbia<br />

netta la visione dell’organo del sapere, dei fini della scuola universitaria,<br />

della struttura <strong>di</strong> quella società per la quale si opera» (p. XI). In altri<br />

termini, spiega Garin, proprio la «lezione» <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> «ci insegna» che<br />

«senza una consapevolezza precisa dei fini dell’Università, e della sua<br />

funzione nella società, senza una rigorosa veduta teorica della ricerca<br />

scientifica, e soprattutto senza una chiara scelta politica, parlare delle riforma<br />

dell’Università è tempo perso, e vuota retorica» (p. XIII).<br />

Del già citato intervento <strong>di</strong> Morselli sul Congresso milanese (La laurea<br />

in filosofia), una volta superati gli iniziali, in<strong>di</strong>sponenti e ingenuamente<br />

ottimistici toni <strong>di</strong> rivalsa nei confronti dei “filosofi <strong>di</strong> professione o <strong>di</strong><br />

cattedra” antipositivisti, risultano interessanti, tra le altre cose, una proposta<br />

<strong>di</strong>dattica e una considerazione accademico–scientifica.<br />

Fra le proposte avanzate da Morselli a chiusura del suo scritto va infatti<br />

segnalata al lettore, per la sua rilevanza e lungimiranza, nonché per la sua<br />

vicinanza (se non nel metodo, quanto meno nel merito) alle riflessioni <strong>di</strong>dattico–pedagogiche<br />

del <strong>Labriola</strong>, l’ipotesi <strong>di</strong> prevedere una serie <strong>di</strong> «esercizii<br />

pratici», «obbligatorii», per gli studenti che intendano conseguire la<br />

laurea in filosofia. Tra gli esercizi pratici (3 ore settimanali nei primi due anni<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e 6 ore settimanali nei restanti due anni) Morselli significativamente<br />

in<strong>di</strong>ca: «Escursioni geologiche», «Visite e <strong>di</strong>mostrazioni nei musei<br />

archeologici, con speciale riguardo alla preistoria», «Visite ai Musei per illustrazione<br />

dei fatti ed avvenimenti della storia antica», «Conferenze per<br />

l’avviamento delle ricerche critico–storiche», «Conferenze pedagogiche»,<br />

«Visite ai Musei per illustrare la storia delle manifestazioni religiose», «Esame<br />

comparativo delle opere d’arte» (p. 137).<br />

Dell’intervento pubblicato da Morselli sulla «Rivista <strong>di</strong> Filosofia<br />

scientifica» è inoltre interessante una stimolante riflessione, evidentemente<br />

e strettamente collegata alla precedente proposta <strong>di</strong>dattica, su<br />

“come” e “cosa” avrebbe dovuto essere, nel 1887, la vita accademica, in<br />

particolare per quanto concerne il rapporto tra i docenti e gli studenti.<br />

All’interno <strong>di</strong> un ampio raffronto tra le università italiane e quelle tedesche,<br />

Morselli afferma che in Germania i «professori» e i «<strong>di</strong>scepoli stu<strong>di</strong>ano<br />

e lavorano veramente insieme», laddove in Italia, invece, «il compito<br />

dei maestri e degli scolari sembra quello <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care alla loro convi-

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