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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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Alessandro Sanzo<br />

da <strong>Labriola</strong> con la filosofia “scientifica”, “positiva” (non positivista), è <strong>di</strong><br />

per sé evidente.<br />

Non deve sfuggire, infine, esorta Garin, il «carattere fondamentale, da<br />

un punto <strong>di</strong> vista teorico», della questione affrontata da <strong>Labriola</strong>: quello<br />

che il filosofo cassinate imposta, infatti, è il «problema stesso della filosofia<br />

[…] e del suo rapporto con le scienze singole» (p. X). Al tempo stesso,<br />

è la questione dell’università che egli affronta, della sua funzione nella<br />

“moderna” società, del suo valore e dei meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> insegnamento. Non è<br />

certo un caso, da questo punto <strong>di</strong> vista, che i due problemi, quello teorico<br />

e quello pratico–organizzativo, agli occhi <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> si colleghino in<strong>di</strong>ssolubilmente.<br />

Sul significato e sulla rilevanza della proposta labrioliana, nelle sue<br />

notevoli implicazioni, imme<strong>di</strong>atamente accademiche, certo, ma evidentemente<br />

e organicamente filosofiche, culturali e politiche, e dunque educative,<br />

si sofferma anche Siciliani de Cumis nell’Introduzione a Filosofia e<br />

università.<br />

La proposta <strong>di</strong> una laurea in filosofia conseguibile, a determinate<br />

con<strong>di</strong>zioni, da tutti gli studenti universitari ― egli afferma ― comporta,<br />

<strong>di</strong> necessità, «una filosofia aperta alla virtuale filosoficità del non–<br />

filosofico» (p. XVII) e, dunque, il rifiuto <strong>di</strong> ogni “filosofia monistica” e<br />

del suo assunto della riduzione ad assoluta unità <strong>di</strong> ogni materia conoscibile<br />

e <strong>di</strong> ogni metodo <strong>di</strong> conoscenza. Tale rifiuto comporta, ancora, la<br />

critica dello specialismo arido e miope e la necessaria verifica <strong>di</strong> ogni indagine<br />

sulla base <strong>di</strong> un’esigenza metodologica superiore. Beninteso,<br />

sempre e comunque, liberi da ogni “metafisica”, non ultimo da quella<br />

positivista, e da qualsivoglia scolastica o sistema–prigione, hegeliani o<br />

herbartiani che siano; per quanto, a ben vedere, hegeliano ed herbartiano,<br />

per il tramite dello Spaventa, <strong>Labriola</strong> non smise mai <strong>di</strong> esserlo. A<br />

modo suo: criticamente e autocriticamente.<br />

Si spiega anche in quest’ottica la proposta <strong>di</strong> una laurea in filosofia<br />

che, «mantenendo vivo il senso dell’unità dei processi […] fosse al tempo<br />

stesso buona ad esaltare il senso della <strong>di</strong>fferenza» (p. XVIII). Una proposta<br />

che, lo si è già detto, si inserisce e si comprende, interamente, nel<br />

quadro <strong>di</strong> una “moderna” riflessione sul significato e sui compiti della<br />

filosofia nelle relazioni con le singole scienze e <strong>di</strong> «un’azione volta a intervenire<br />

criticamente nella <strong>di</strong>mensione tra<strong>di</strong>zionale dei rapporti tra le

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