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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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Pietro Borzomati<br />

chetti sul palazzo della «<strong>Sapienza»</strong>: le vicende e<strong>di</strong>lizie dal XVI al XX secolo<br />

con riferimenti anche al ruolo <strong>di</strong> Francesco Borromini nominato «architetto»<br />

e, sostenuto, in questa occasione, anche dal suo eterno rivale<br />

Gian Lorenzo Bernini.<br />

Ovviamente non manca un saggio <strong>di</strong> M. Dormino su <strong>Labriola</strong> nelle<br />

«Gran<strong>di</strong> Scuole della Facoltà <strong>di</strong> Lettere e Filosofia». Sono resi noti alcuni<br />

documenti come, ad esempio, stralci <strong>di</strong> importanti verbali dei Consigli<br />

<strong>di</strong> Facoltà persino sulle motivazioni dei trasferimenti dei docenti.<br />

Questa attenzione a fonti rarissimamente consultate ha una grande<br />

importanza per una storia della Università e della cultura, si fa luce sulle<br />

motivazioni delle scelte delle commissioni concorsuali oppure ― come<br />

scrive <strong>Labriola</strong> ― a proposito del «compare Ferri» che è «stato già rinominato<br />

or<strong>di</strong>nario all’Università <strong>di</strong> Pisa, lui martire del Ministro tiranno.<br />

Così è l’uso in Italia, che i professori siano nominati alla vigilia delle elezioni<br />

generali perché possano entrare nel sorteggio sé ne riescono più <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>eci… È una vera comme<strong>di</strong>a».<br />

La suggestiva attenzione <strong>di</strong> Siciliani a <strong>Labriola</strong> e la cultura del suo<br />

tempo arricchisce la storia, la filosofia e la pedagogia, allorquando raccomanda,<br />

ad esempio, <strong>di</strong> «fare i conti con le urgenze della realtà e con il<br />

portato della storia, con il dominio delle cose e le loro oggettive pesantezze<br />

e interne necessità. E con la vita e le sue estemporaneità ed impreve<strong>di</strong>bilità,<br />

le sue passioni e contrad<strong>di</strong>zioni».<br />

Fu <strong>di</strong>scepola del <strong>Labriola</strong> la Montessori per «i suoi interessi per una<br />

pedagogia non dogmatica aperta alla storia, alla società, alla scienza tendenzialmente<br />

<strong>di</strong>retta allo sviluppo civile e all’innovazione culturale».<br />

Molti erano convinti ― come rileva Laura Bellagamba ― che non sono i<br />

singoli uomini a determinare l’intero processo storico, bisogna innanzitutto<br />

partire dal factum.<br />

<strong>Labriola</strong> in questo senso elabora un suo particolare concetto della storia<br />

che non è la storia delle classi <strong>di</strong>rigenti, dei gran<strong>di</strong> personaggi delle<br />

guerre, delle paci e delle <strong>di</strong>nastie che hanno impresso il loro segno ai<br />

tempi, com’era stato insegnato fino a quel momento, ma la storia della<br />

fatica <strong>di</strong> tutti, del lavoro, delle cause e degli effetti considerati nel concreto<br />

svolgimento delle civiltà, alla quale tutti gli uomini portano, sia<br />

pure anonimamente il loro contributo. Storia <strong>di</strong> costumi, storia che si

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