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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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L’attenta analisi dell’Ispettore <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong><br />

Settecento in materia <strong>di</strong> modelli formativi, più e meglio <strong>di</strong> quanto possano<br />

far intendere figure come d’Holbach, Helvétius e compagnia, perfino<br />

― con tutto il rispetto dovuto al grande pensatore ― le <strong>di</strong>spense <strong>di</strong><br />

pedagogia attribuite al Kant.<br />

Un altro contributo che mi è parso quanto mai idoneo a tratteggiare la<br />

personalità <strong>di</strong> <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> è la documentazione riportata su <strong>di</strong> lui<br />

ispettore <strong>di</strong> scuole normali e convitti annessi. Ne conoscevo già il testo,<br />

prima ancora che apparisse nel volume curato da Carmela Covato e Anna<br />

Maria Sorge (L’istruzione normale dalla legge Casati all’età giolittiana,<br />

pubblicato nel 1994 dagli archivi <strong>di</strong> Stato e dal ministero dei Beni Culturali)<br />

perché Siciliani de Cumis mi aveva usato la cortesia <strong>di</strong> farmi conoscere<br />

qualcuna <strong>di</strong> quella relazioni labrioliane alla Minerva. La <strong>di</strong>sillusione<br />

che <strong>Labriola</strong> visse in quelle visite d’ispezione («Sono tre settimane<br />

che giro per ispezionare queste Scuole Normali. È un vero obbrobrio!»,<br />

p. 515) non raffreddò il suo zelo. In parecchie alcune scuole normali visitate,<br />

come quella <strong>di</strong> Ancona, considerata fra le migliori o fra le meno<br />

peggio, saltavano all’occhio vistosi <strong>di</strong>fetti <strong>di</strong>dattici, tanto più gravi in<br />

una scuola che avrebbe dovuto formare i nuovi insegnanti della scuola<br />

del popolo, come le «carte geografiche poche, vecchie mal collocate.<br />

Scarsi gli strumenti per lo stu<strong>di</strong>o della fisica, scarsissime e sconnesse le<br />

collezioni per lo stu<strong>di</strong>o della storia naturale. Pochi, pochi per davvero i<br />

mezzi per l’insegnamento intuitivo e per le esercitazioni <strong>di</strong> scuola modello».<br />

Altro che modello. Se questa era una delle situazioni migliori sul<br />

piano nazionale, figuriamoci altrove. Altri uomini insigni sono stati ricordati<br />

come autori <strong>di</strong> relazioni ispettive nelle scuole pubbliche, come<br />

Pasquale Villari, Carlo Tenca, Giovanni Marchesini e altri, ma nessuno<br />

come <strong>Labriola</strong>, malgrado ciò che vedeva l’avesse potuto spingere a concludere<br />

sommariamente “È tutto uno schifo” o quasi, non tra<strong>di</strong>sce mai il<br />

suo mandato. Al contrario, <strong>Labriola</strong> ispettore è sempre puntuale e scrupolosissimo,<br />

a volte quasi minuzioso nel riferire tutti i dettagli meglio e<br />

più <strong>di</strong> un burocrate malgrado tutto, nel <strong>di</strong>alettizzare per ritrovare qualcosa<br />

<strong>di</strong> positivo o almeno promettente un miglioramento.<br />

Anche <strong>di</strong> fronte al più vistoso «obbrobrio» <strong>Labriola</strong> continuava imperterrito<br />

a notare meticolosamente il poco bianco e il molto nero, il raro<br />

buono e il più comune cattivo osservabili in ogni aspetto, anche in aspetti<br />

che molti altri al suo posto avrebbero considerato irrilevanti o comun-<br />

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