Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia
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212 Federico Ruggiero do per cui «le speciali condizioni della esperienza e della simpatia dei giovinetti da educarsi, offrano un diverso addentellato alle dichiarazioni metodiche della istruzione», poneva l’accento proprio sulla necessità di fare incontrare l’esigenza di scoprire dei ragazzi con la progettualità didattica dei docenti o degli educatori 11 . Vygotskij sembra sapere bene che il rapporto educativo si colloca sempre in una zona di confine, e attraversa tale soglia in modo funzionale e necessario al processo evolutivo del bambino nella sua interazione con la possibilità di apprendere; l’educazione è uno stare dentro agli interessi impellenti e uno stare fuori ad essi allo stesso modo di quanto l’istruzione, nel rispetto e nel riconoscimento della “zona di sviluppo prossimo” deve sapere essere dentro alle potenzialità che si presentano “di già” ma “non ancora” si sono rese esplicite, senza giocare troppo in anticipo né troppo in posticipo rispetto ad esse 12 . «Ciò significa che il fatto 11 Diremo esigenza pedagogica di “permettere” l’incontro tra livello emotivo di partecipazione e livello cognitivo di riflessione intellettuale; similmente oggi si parla di elaborazione dinamico–comportamentale. 12 Il concetto di “istruzione” è essenziale alla comprensione dialettica della zona di sviluppo prossimale; infatti essa si colloca dove l’attività istruttiva riesce ad essere legata alla fase evolutiva in cui lo sviluppo e la maturazione psichica procedono alla richiesta di un elemento culturale che ne esprima le esigenze interne di espletazione; “istruire” in questo senso significa permettere la crescita di potenzialità che aspettano di essere stimolate attraverso la cultura, quindi alimentare ed irrobustire le possibilità già presenti perché acquisite attraverso precedenti rapporti tra natura e cultura del processo di crescita. «Così l’elemento centrale per tutta la psicologia dell’apprendimento è la possibilità di elevarsi attraverso la collaborazione ad un livello intellettivo superiore, la possibilità di passare da ciò che il bambino sa fare a ciò che non sa fare, mediante l’imitazione. Su ciò si fonda tutto il significato dell’apprendimento per lo sviluppo e questo è il contenuto vero e proprio del concetto di area di sviluppo prossimo. L’imitazione, se la si intende in senso lato, è la forma principale sotto cui si esercita l’influenza dell’apprendimento sullo sviluppo […] In effetti a scuola il bambino apprende non ciò che sa fare indipendentemente, ma ciò che non sa ancora fare, ciò che gli risulta accessibile in collaborazione con l’insegnante e sotto la sua guida. Ciò che è fondamentale nell’apprendimento è proprio il fatto che il bambino apprende cose nuove. Perciò l’area di sviluppo prossimo, che definisce questo campo di passaggio accessibile al bambino, è proprio l’elemento più significativo in relazione all’apprendimento e allo sviluppo. Le ricerche mostrano in modo incontestabile che ciò che è presente nell’area di sviluppo prossimo in un determinato stadio di età si realizza e si trasforma nel livello di sviluppo presen-
Apprendimento spontaneo e interesse razionale che il concetto scientifico del bambino abbia preso questo cammino non può essere indifferente per la parte rimanente del cammino che i concetti quotidiani devono ancora compiere» 13 , poiché in essi ha alimentato nuove prospettive di indagine possibile: «[…] ma il movimento di questo concetto è come se si spostasse, germinando dentro, facendosi strada verso l’oggetto, legandosi all’esperienza che il bambino ha sotto questo aspetto, assorbendolo in sé» 14 . La nuova dimensione prospettica in cui viene focalizzato dal discente il concetto quotidiano risponde ad un angolazione che conduce ad orizzonti più estesi rispetto a prima, ma ciò avviene solo sulla base di un innesto indispensabile con il precedente modo di sentire e di pensare i contenuti 15 . te nel secondo stadio. In altri termini ciò che il bambino sa fare oggi in collaborazione, saprà fare domani indipendentemente. Perciò è verosimile l’idea che l’apprendimento e lo sviluppo a scuola siano in rapporto l’uno con l’altro, come lo sono l’area di sviluppo prossimo e il livello di sviluppo attuale. È efficace soltanto l’apprendimento a scuola che va avanti allo sviluppo e trascina lo sviluppo dietro di sé. Ma è possibile insegnare al bambino solo ciò che già capace di apprendere. L’apprendimento è possibile là dove vi è la possibilità d’imitazione. L’insegnamento si deve orientare dunque sui cicli già percorsi di sviluppo, sulla soglia inferiore di apprendimento; tuttavia esso non si basa soltanto sulle funzioni già maturate, quanto su quelle in maturazione. Esso parte sempre da ciò che il bambino non ha ancora maturato. La possibilità di apprendimento è determinata (in modo immediato) dalla zona di sviluppo prossimo […] Le ricerche ricordate sopra hanno dimostrato che qualsiasi materia nell’apprendimento scolastico si basa sempre su ciò che non è ancora maturo» (VYGOTSKIJ, Pensiero e linguaggio, cit., pp. 272–273). In tale direzione credo possano essere interpretate le affermazioni di Maria Serena Veggetti, a commento dello scritto in questione: «La teoria dell’autore circa i limiti ottimali per l’apprendimento va intesa nel senso che l’apprendimento effettuato in un periodo determinato ci dà un risultato migliore ai fini di un adeguato sviluppo intellettuale. Un insegnamento troppo precoce può riflettersi in modo sfavorevole sullo sviluppo intellettuale del bambino, allo stesso modo in cui un inizio troppo ritardato, e cioè una prolungata assenza di esso, ha un’azione inibitrice sullo sviluppo intellettuale del bambino» (M.S. VEGGETTI, Storia delle funzioni psichiche superiori e altri scritti, Firenze, Giunti– Barbera, 1974, p. 285, nota 3). Si vedano anche le pp. 262–287 di Pensiero e linguaggio. 13 VYGOTSKIJ, Pensiero e linguaggio, cit., p. 287. 14 Ivi, p. 286; si vedano per intero le pp. 287–289. Corsivi nostri. 15 Labriola ha assunto questa rigorosa impostazione scientifica attraverso la “conversione” della dialettica nel metodo genetico: «La parola che a mio avviso, e- 213
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Appren<strong>di</strong>mento spontaneo e interesse razionale<br />
che il concetto scientifico del bambino abbia preso questo cammino non<br />
può essere in<strong>di</strong>fferente per la parte rimanente del cammino che i concetti<br />
quoti<strong>di</strong>ani devono ancora compiere» 13 , poiché in essi ha alimentato nuove<br />
prospettive <strong>di</strong> indagine possibile: «[…] ma il movimento <strong>di</strong> questo<br />
concetto è come se si spostasse, germinando dentro, facendosi strada verso<br />
l’oggetto, legandosi all’esperienza che il bambino ha sotto questo aspetto, assorbendolo<br />
in sé» 14 . La nuova <strong>di</strong>mensione prospettica in cui viene focalizzato<br />
dal <strong>di</strong>scente il concetto quoti<strong>di</strong>ano risponde ad un angolazione<br />
che conduce ad orizzonti più estesi rispetto a prima, ma ciò avviene solo<br />
sulla base <strong>di</strong> un innesto in<strong>di</strong>spensabile con il precedente modo <strong>di</strong> sentire<br />
e <strong>di</strong> pensare i contenuti 15 .<br />
te nel secondo sta<strong>di</strong>o. In altri termini ciò che il bambino sa fare oggi in collaborazione,<br />
saprà fare domani in<strong>di</strong>pendentemente. Perciò è verosimile l’idea che l’appren<strong>di</strong>mento<br />
e lo sviluppo a scuola siano in rapporto l’uno con l’altro, come lo sono<br />
l’area <strong>di</strong> sviluppo prossimo e il livello <strong>di</strong> sviluppo attuale. È efficace soltanto l’appren<strong>di</strong>mento<br />
a scuola che va avanti allo sviluppo e trascina lo sviluppo <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé.<br />
Ma è possibile insegnare al bambino solo ciò che già capace <strong>di</strong> apprendere. L’appren<strong>di</strong>mento<br />
è possibile là dove vi è la possibilità d’imitazione. L’insegnamento si<br />
deve orientare dunque sui cicli già percorsi <strong>di</strong> sviluppo, sulla soglia inferiore <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento;<br />
tuttavia esso non si basa soltanto sulle funzioni già maturate, quanto<br />
su quelle in maturazione. Esso parte sempre da ciò che il bambino non ha ancora maturato.<br />
La possibilità <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento è determinata (in modo imme<strong>di</strong>ato) dalla zona<br />
<strong>di</strong> sviluppo prossimo […] Le ricerche ricordate sopra hanno <strong>di</strong>mostrato che qualsiasi<br />
materia nell’appren<strong>di</strong>mento scolastico si basa sempre su ciò che non è ancora maturo»<br />
(VYGOTSKIJ, Pensiero e linguaggio, cit., pp. 272–273). In tale <strong>di</strong>rezione credo possano<br />
essere interpretate le affermazioni <strong>di</strong> Maria Serena Veggetti, a commento dello<br />
scritto in questione: <strong>«La</strong> teoria dell’autore circa i limiti ottimali per l’appren<strong>di</strong>mento<br />
va intesa nel senso che l’appren<strong>di</strong>mento effettuato in un periodo determinato ci dà<br />
un risultato migliore ai fini <strong>di</strong> un adeguato sviluppo intellettuale. Un insegnamento<br />
troppo precoce può riflettersi in modo sfavorevole sullo sviluppo intellettuale del<br />
bambino, allo stesso modo in cui un inizio troppo ritardato, e cioè una prolungata<br />
assenza <strong>di</strong> esso, ha un’azione inibitrice sullo sviluppo intellettuale del bambino»<br />
(M.S. VEGGETTI, Storia delle funzioni psichiche superiori e altri scritti, Firenze, Giunti–<br />
Barbera, 1974, p. 285, nota 3). Si vedano anche le pp. 262–287 <strong>di</strong> Pensiero e linguaggio.<br />
13 VYGOTSKIJ, Pensiero e linguaggio, cit., p. 287.<br />
14 Ivi, p. 286; si vedano per intero le pp. 287–289. Corsivi nostri.<br />
15 <strong>Labriola</strong> ha assunto questa rigorosa impostazione scientifica attraverso la<br />
“conversione” della <strong>di</strong>alettica nel metodo genetico: <strong>«La</strong> parola che a mio avviso, e-<br />
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