Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia
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198 Claudia Pinci te, tra cadute e salti di qualità, la forza educativa di quella eccezionale esperienza. Ciò che nasce nel collettivo, al di là delle apparenze, è un uomo nuovo e soprattutto libero. È qui che va colta l’originalità di Makarenko: creare personalità libere in un sistema rigidamente ordinato. Nella colonia non viene tolta la libertà, anzi viene incoraggiata sempre e comunque, nel gioco, nell’immaginazione, nella fantasia, nell’espressività, nel desiderio di un domani migliore e possibile grazie alla nascita di personalità libere, “altre”, diverse, nuove. Anche il metodo didattico di Labriola è lontano da qualsiasi forma di conformismo e dogmatismo, parte dai fatti storici, dalla realtà, dall’analisi oggettiva, ma a differenza di Makarenko egli critica la società, la situazione socio–economica e politica del suo tempo, inoltre tiene conto della tradizione culturale e dei precedenti storici. Il suo pensiero si alimenta di istanze sociali estreme. Per Labriola non vanno confuse le attività del pensare e dell’educare, tanto che egli si attiene alla separazione tra finalità universitarie elitarie e finalità pratiche utilitarie. Nel suo pensiero è possibile individuare quella distinzione di ruoli che appare in linea con l’ipotesi didattica proposta nel famoso episodio del Papuano. “Come fareste ad educare moralmente un papuano?”, domandò uno di noi scolari tanti anni fa […] al prof. Labriola, in una delle sue lezioni di Pedagogia, obiettando contro l’efficacia della Pedagogia. “Provvisoriamente (rispose con vichiana e hegeliana asprezza l’herbartiano professore), provvisoriamente lo farei schiavo; e questa sarebbe la pedagogia del caso, salvo a vedere se pei suoi nipoti e pronipoti si potrà cominciare ad adoperare qualcosa della pedagogia nostra” 19 . L’eventualità dichiarata, il farlo schiavo provvisoriamente, è una “pedagogia del caso” che è un necessario prodotto della storia. Con tale aneddoto Labriola esprime in forma particolare il concetto che l’educazione comporta uno sforzo prolungato ed un solido impegno. 19 A. GRAMSCI, Quaderni del carcere, ed. critica dell’Istituto Gramsci, a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, p. 1061.
Le parole di Labriola e quelle di Makarenko Il Papuano sembra essere il mediatore indispensabile del processo storico, che conduce inevitabilmente alle generazioni future, a quei nipoti e pronipoti moralmente educabili. Egli si augura il progresso sociale, auspica un miglioramento, anche se nulla lascia ben sperare, ed osserva ciò, argutamente, schiettamente, con la franchezza che gli è propria. Si può quindi ipotizzare che Labriola, tende ad una prospettiva ottimistica, che supera il cliché che lo vuole pessimista ostinato, perché in fondo egli è ottimista anche quando apparentemente si mostra convintamene pessimista; egli è semplicemente critico, autentico ed anche assolutamente ironico, il che non guasta a completare il profilo di un professore non certo tradizionale e convenzionale. Così ci appare, anzi si mostra, questo pedagogista sui generis, un pensatore controverso, un autore straordinariamente comunicativo, sempre predisposto al dialogo e al confronto, che con il suo spirito critico ci proietta nel sogno di un domani migliore. 5. Riferimenti bibliografici Antonio Labriola e la sua Università. Mostra documentaria per i settecento anni della “Sapienza” (1303–2003). A cento anni dalla morte di Antonio Labriola (1904– 2004), a cura di N. Siciliani de Cumis, Roma, Aracne, 2005. AA.VV., Enciclopedia Garzanti di filosofia e Epistemologia, Logica formale, Linguistica, Psicologia, Psicoanalisi, Pedagogia, Antropologia Culturale, Teologia, Religioni, Sociologia, Milano, Garzanti, 1991. GRAMSCI A., Quaderni del carcere, ed. critica dell’Istituto Gramsci, a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975. KAJON I. – SICILIANI DE CUMIS N. (a cura di), La filosofia nella scuola e nell’università, Roma, Lithos, 2005. LABRIOLA A., Scritti pedagogici, a cura di N. Siciliani de Cumis, Torino, UTET, 1981. MAKARENKO A.S., Poema pedagogico [Pedagogičeskaja Poema, ed. Sovietski Pisatel, Mosca, 1947], trad. it. di L. Laghezza, Roma, ed. Rinascita, 1953. ID., Poema pedagogico [Pedagogičeskaja Poema, 1950], trad. it. a cura di S. Reggio, Ed. Raduga, 1985. POGGI S., Introduzione a Labriola, Bari, Laterza, 1982. SICILIANI DE CUMIS N., Studi su Labriola, Urbino, Argalia, 1976. ID., I bambini di Makarenko. Il Poema pedagogico come “romanzo d’infanzia”, Pisa, edizioni ETS, 2002. YUNUS M., Il banchiere dei poveri [Vers un monde sans pauvreté, 1997], trad. it. di E. Dornetti, Milano, Feltrinelli, 2001. 199
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Clau<strong>di</strong>a Pinci<br />
te, tra cadute e salti <strong>di</strong> qualità, la forza educativa <strong>di</strong> quella eccezionale<br />
esperienza. Ciò che nasce nel collettivo, al <strong>di</strong> là delle apparenze, è un uomo<br />
nuovo e soprattutto libero. È qui che va colta l’originalità <strong>di</strong> Makarenko:<br />
creare personalità libere in un sistema rigidamente or<strong>di</strong>nato. Nella<br />
colonia non viene tolta la libertà, anzi viene incoraggiata sempre e<br />
comunque, nel gioco, nell’immaginazione, nella fantasia, nell’espressività,<br />
nel desiderio <strong>di</strong> un domani migliore e possibile grazie alla nascita <strong>di</strong><br />
personalità libere, “altre”, <strong>di</strong>verse, nuove.<br />
Anche il metodo <strong>di</strong>dattico <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> è lontano da qualsiasi forma <strong>di</strong><br />
conformismo e dogmatismo, parte dai fatti storici, dalla realtà, dall’analisi<br />
oggettiva, ma a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Makarenko egli critica la società, la situazione<br />
socio–economica e politica del suo tempo, inoltre tiene conto<br />
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<strong>di</strong> istanze sociali estreme.<br />
Per <strong>Labriola</strong> non vanno confuse le attività del pensare e dell’educare,<br />
tanto che egli si attiene alla separazione tra finalità universitarie elitarie<br />
e finalità pratiche utilitarie. Nel suo pensiero è possibile in<strong>di</strong>viduare<br />
quella <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> ruoli che appare in linea con l’ipotesi <strong>di</strong>dattica proposta<br />
nel famoso episo<strong>di</strong>o del Papuano.<br />
“Come fareste ad educare moralmente un papuano?”, domandò uno <strong>di</strong> noi<br />
scolari tanti anni fa […] al prof. <strong>Labriola</strong>, in una delle sue lezioni <strong>di</strong> Pedagogia,<br />
obiettando contro l’efficacia della Pedagogia. “Provvisoriamente (rispose con<br />
vichiana e hegeliana asprezza l’herbartiano professore), provvisoriamente lo<br />
farei schiavo; e questa sarebbe la pedagogia del caso, salvo a vedere se pei suoi<br />
nipoti e pronipoti si potrà cominciare ad adoperare qualcosa della pedagogia<br />
nostra” 19 .<br />
L’eventualità <strong>di</strong>chiarata, il farlo schiavo provvisoriamente, è una “pedagogia<br />
del caso” che è un necessario prodotto della storia. Con tale aneddoto<br />
<strong>Labriola</strong> esprime in forma particolare il concetto che l’educazione<br />
comporta uno sforzo prolungato ed un solido impegno.<br />
19 A. GRAMSCI, Quaderni del carcere, ed. critica dell’Istituto Gramsci, a cura <strong>di</strong> V.<br />
Gerratana, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1975, p. 1061.