Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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31.05.2013 Views

196 Claudia Pinci Ebbene, studioso inquieto ed inquietante, lontano dagli schemi tradizionali, coraggiosamente anticonformista, impegnato nel rinnovamento della cultura, della pedagogia, della filosofia, dell’istruzione, e della società. Insegnare per Labriola vuol dire rispondere ai bisogni reali; vivissima è la sua attenzione alle esigenze sociali di giustizia e libertà, per tale motivo ritiene fondamentale il rapporto scuola–società. E come la maieutica di Socrate, l’insegnare è per Labriola non definire, classificare astrattamente, bensì attività che genera altre attività, che risponde al bisogno reale. Il discorso di Labriola […], ha un forte senso “tanto antideologistico quanto antipedagogistico”. Richiama, in altre parole, la stretta connessione in Labriola tra riflessione filosofica e riflessione pedagogica. Labriola, dunque, oltre che filosofo e giornalista, fu anche e soprattutto educatore. […] Dunque, il Labriola educatore non può essere separato dal Labriola filosofo. La pedagogia, nella sua ottica, è una scienza filosofica e pratica. […] Labriola si batte per una scuola popolare, che è un “problema di politica sociale democratica”, e denuncia la piaga dell’analfabetismo, il che testimonia il “legame sempre fortemente provato da Labriola tra scuola e società” 16 . Il Labriola maestro perpetuo, pedagogista, grande educatore, insegnante all’università «La Sapienza» dal 1874 al 1903. Le sue lezioni vive ed appassionate superano i muri dell’accademia per agire nel mondo. Egli attribuisce all’educazione una funzione sociale, ritiene indispensabile la libertà della scienza e dell’insegnamento e il rinnovamento dell’università, così come l’incremento della istruzione popolare. L’educazione può generare un cambiamento, anche se i privilegi culturali sono destinati a pochi, la domanda di crescita intellettuale è di molti. L’ignoranza — la quale alla sua volta può anche essere spiegata — è cagione non piccola del modo come la storia è proceduta; e all’ignoranza bisogna aggiungere la bestialità non mai interamente vinta, e tutte le passioni e le nequizie, e le svariate forme di corruzione, che furono e sono il portato necessario di 16 M. DORMINO, Antonio Labriola nelle “Grandi Scuole della Facoltà di Lettere e Filosofia”, in Antonio Labriola e la sua Università, cit., p. 57.

Le parole di Labriola e quelle di Makarenko una società così organata, che il dominio dell’uomo sull’uomo vi è inevitabile, e da tale dominio la bugia, l’ipocrisia, la prepotenza e la vita sono inseparabili 17 . L’azione dell’ambiente storico–sociale sugli uomini, e la loro reazione ad esso, costituiscono il tema dell’educazione. Labriola mette in guardia contro ogni ottimismo pedagogico, e ritiene determinante il fattore sociale. Così Labriola, un po’ come Makarenko per definire i fini dell’educazione parte dal reale, dalla storia e dalla vita della società, ed anch’egli prospetta un’evoluzione. «Gli uomini, che presi in astratto son tutti educabili e perfettibili, si son perfezionati ed educati sempre quel tanto, e nella misura che essi potevano, date le condizioni di vita in cui è stato loro necessità di svolgersi» 18 , il contesto quindi è vincolante ma le possibilità di crescita, di miglioramento, di sviluppo innegabili. Ed è importante pertanto, andare oltre, oltre le critiche, oltre gli ostacoli, come Makarenko, oltre le ostilità. Il pedagogista sovietico, malgrado tutte le delusioni subite a causa dell’impopolarità delle sue dottrine esce vittorioso, il suo, ovviamente, non è un successo individuale ma collettivo, è il successo dell’intera società. L’arduo compito di guidare ed educare i giovani abbandonati viene portato a termine da Makarenko dopo anni di duro lavoro. Nel collettivo compatto trova il sistema per riscattare i ragazzi e per dar loro una prospettiva. Il principio pedagogico ispiratore è il riconoscimento del vero valore della vita umana, per la gioia del domani. Il Poema pedagogico è la testimonianza della sua grandiosa opera di educatore, lui l’autore–eroe con le sue passioni, i suoi sentimenti, le sue emozioni, l’“autore” è il pedagogista posto di fronte alle reali difficoltà del suo lavoro, con i suoi dubbi, le sue paure, le sue incertezze, che fa emergere tutto il “suo socratismo” ammettendo di non sapere da dove cominciare. È il Makarenko uomo che deve affrontare problemi apparentemente irrisolvibili. Poi c’è il “protagonista” del romanzo, lui stesso, il pedagogo che si “mette in gioco”, che rischia contro tutti e contro tutto. Nel Poema c’è, quindi, la storia di una crescita umana complessa: mentale, fisica, culturale, morale, civile, spirituale, nel racconto si avver- 17 A. LABRIOLA, I problemi della filosofia della storia, a cura di N. Siciliani de Cumis, Napoli, Morano, 1976, p. 109. 18 Ivi, p. 140. 197

Le parole <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> e quelle <strong>di</strong> Makarenko<br />

una società così organata, che il dominio dell’uomo sull’uomo vi è inevitabile, e<br />

da tale dominio la bugia, l’ipocrisia, la prepotenza e la vita sono inseparabili 17 .<br />

L’azione dell’ambiente storico–sociale sugli uomini, e la loro reazione<br />

ad esso, costituiscono il tema dell’educazione. <strong>Labriola</strong> mette in guar<strong>di</strong>a<br />

contro ogni ottimismo pedagogico, e ritiene determinante il fattore sociale.<br />

Così <strong>Labriola</strong>, un po’ come Makarenko per definire i fini dell’educazione<br />

parte dal reale, dalla storia e dalla vita della società, ed anch’egli<br />

prospetta un’evoluzione. «Gli uomini, che presi in astratto son tutti educabili<br />

e perfettibili, si son perfezionati ed educati sempre quel tanto, e<br />

nella misura che essi potevano, date le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita in cui è stato<br />

loro necessità <strong>di</strong> svolgersi» 18 , il contesto quin<strong>di</strong> è vincolante ma le possibilità<br />

<strong>di</strong> crescita, <strong>di</strong> miglioramento, <strong>di</strong> sviluppo innegabili. Ed è importante<br />

pertanto, andare oltre, oltre le critiche, oltre gli ostacoli, come Makarenko,<br />

oltre le ostilità. Il pedagogista sovietico, malgrado tutte le delusioni<br />

subite a causa dell’impopolarità delle sue dottrine esce vittorioso, il<br />

suo, ovviamente, non è un successo in<strong>di</strong>viduale ma collettivo, è il successo<br />

dell’intera società. L’arduo compito <strong>di</strong> guidare ed educare i giovani<br />

abbandonati viene portato a termine da Makarenko dopo anni <strong>di</strong> duro<br />

lavoro. Nel collettivo compatto trova il sistema per riscattare i ragazzi<br />

e per dar loro una prospettiva. Il principio pedagogico ispiratore è il riconoscimento<br />

del vero valore della vita umana, per la gioia del domani.<br />

Il Poema pedagogico è la testimonianza della sua gran<strong>di</strong>osa opera <strong>di</strong><br />

educatore, lui l’autore–eroe con le sue passioni, i suoi sentimenti, le sue<br />

emozioni, l’“autore” è il pedagogista posto <strong>di</strong> fronte alle reali <strong>di</strong>fficoltà<br />

del suo lavoro, con i suoi dubbi, le sue paure, le sue incertezze, che fa<br />

emergere tutto il “suo socratismo” ammettendo <strong>di</strong> non sapere da dove<br />

cominciare. È il Makarenko uomo che deve affrontare problemi apparentemente<br />

irrisolvibili. Poi c’è il “protagonista” del romanzo, lui stesso,<br />

il pedagogo che si “mette in gioco”, che rischia contro tutti e contro tutto.<br />

Nel Poema c’è, quin<strong>di</strong>, la storia <strong>di</strong> una crescita umana complessa:<br />

mentale, fisica, culturale, morale, civile, spirituale, nel racconto si avver-<br />

17 A. LABRIOLA, I problemi della filosofia della storia, a cura <strong>di</strong> N. Siciliani de Cumis,<br />

Napoli, Morano, 1976, p. 109.<br />

18 Ivi, p. 140.<br />

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