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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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Clau<strong>di</strong>a Pinci<br />

piazze, le vie, i caffè, entra in fabbrica per raggiungere gli operai, poi si<br />

serve dei quoti<strong>di</strong>ani e dei perio<strong>di</strong>ci per aumentare il suo eco.<br />

<strong>Labriola</strong> critica l’intellettualismo astratto, egli prova una sorta <strong>di</strong> antipatia<br />

per gli intellettuali libreschi, che non tengono d’occhio il senso<br />

del reale. Ritiene in<strong>di</strong>spensabile l’educazione in<strong>di</strong>retta, piuttosto che<br />

quella formale e <strong>di</strong>retta.<br />

Il punto fermo, nel sistema labrioliano, è la costante attività culturale,<br />

non fine a se stessa, ma come funzione pedagogicamente valida, che interviene<br />

nelle <strong>di</strong>verse realtà <strong>di</strong> vita, per realizzare l’incontro <strong>di</strong> cultura,<br />

morale, educazione, scuola, etica, politica e società.<br />

Nonostante le evoluzioni della formulazione teorica <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong>,<br />

dall’hegelismo, allo herbartismo, al marxismo; dal liberalismo, alla democrazia,<br />

al socialismo; è possibile rilevare una certa continuità rintracciabile<br />

nell’impegno sociale e politico, ed etico pedagogico dell’autore,<br />

per costruire una cultura della critica in<strong>di</strong>viduale e sociale, non solo<br />

nell’università, ma nella scuola, nella famiglia, nella società.<br />

A cento anni dalla sua morte, la sua proposta è sempre valida, è tuttora<br />

viva, efficace; la sua esortazione non è finita con lui, ma dovrebbe<br />

<strong>di</strong>ventare un impegno, per noi e per le generazioni future.<br />

<strong>Labriola</strong> critico della società e della politica della sua età, è totalmente<br />

immerso nella sua epoca, ma allo stesso tempo vuole <strong>di</strong>stricare il “grande<br />

intrigo della storia”, guarda al passato, ma particolarmente al futuro.<br />

È un pensatore a più <strong>di</strong>mensioni, che ragiona anche in termini <strong>di</strong> generazioni<br />

che verranno, come nel noto episo<strong>di</strong>o del Papuano, raccontato da<br />

Croce, che provocò la <strong>di</strong>sapprovazione <strong>di</strong> Gramsci. La risposta <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong>,<br />

al suo studente universitario che obiettava contro l’efficacia della<br />

pedagogia, fu considerata meccanica e retriva. Ennesima <strong>di</strong>mostrazione<br />

che il pensiero labrioliano, così complesso e variegato, può dar luogo a<br />

impressioni <strong>di</strong>verse. Pertanto, è opportuno cercare <strong>di</strong> capire le circostanze<br />

entro le quali <strong>Labriola</strong> si muoveva, perciò nell’aneddoto del Papuano<br />

può leggersi la convinzione labrioliana della lentezza del processo educativo,<br />

e quin<strong>di</strong> l’idea che la pedagogia ha bisogno <strong>di</strong> molte generazioni<br />

per dare i suoi risultati.<br />

“Come fareste ad educare moralmente un papuano?”, domandò uno <strong>di</strong> noi<br />

scolari tanti anni fa […] al prof. <strong>Labriola</strong>, in una delle sue lezioni <strong>di</strong> Pedagogia,

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