Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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188 Claudia Pinci Così è l’Università per Labriola, e questa è l’Università che il catalogo ci mostra. Noi non siamo qui per farvi da padroni, e non ci assumiamo, certo le parti di direttori spirituali, o di vostri individuali consiglieri. Noi non abbiamo facoltà, né di scegliervi né di respingervi. Voi ci venite di vostro impulso, e per le condizioni favorevoli delle famiglie vostre. Di fronte alla gran massa di lavoratori, che rimangon privi dei benefizi della cultura, voi – permettetemi ve lo dica – voi siete dei privilegiati. Uscendo dalla università, la più gran parte di voi – il che fa in fondo la regola – non ci tornerà più ad occuparvi ufficio alcuno. Volgerete le discipline apprese qui dentro ad altri usi ed intenti, che non sian quelli del diretto e proprio esercizio di scienza stessa. Entrando nella gara della vita, vi toccherà di tentare le contingenze della fortuna, e di subire le alee della concorrenza. Questa è la vita, per ora almeno: né noi abbiamo modo di farvi veleggiare con agile e sicura navicella verso i regni di Madonna utopia 10 . L’attualità di Labriola, nonostante il secolo di distanza, balza viva ai nostri occhi. Le parole pronunciate dal professore il 14 novembre 1896, per l’inaugurazione dell’anno accademico, sul tema L’università e la libertà della scienza, sono di una modernità impressionante. Al di là della fluidità del discorso egli evidenzia tematiche complesse; mette in luce i vizi dell’università, sottolineando la promiscuità dell’insegnare e dell’esaminare, che ritiene un danno poiché con l’ossessione degli esami e dei giudizi, si spacca il nesso didattica–ricerca, e dà risalto inoltre, all’interdisciplinarità e alla funzione sociale della ricerca. La libertà di insegnamento è per Labriola scientifica, filosofica, politica e pratica. Dopo secoli di decadenza egli avverte il bisogno di rinnovamento, per un’istituzione che potenzialmente potrebbe generare un effettivo progresso, non solo materiale, ma anche morale e intellettuale, che sarebbe necessario per tutto il Paese. A suo avviso il futuro sarà garantito solo se filosofia e storia, conoscenza e prassi, pensiero ed azione potranno fondarsi sulla effettiva conoscenza della realtà e sulla libertà della scienza. Perché la libertà del conoscere garantisce la vita. 10 Da A. LABRIOLA, L’università e la libertà della scienza, Roma, Loescher, 1897. Citato in N. SICILIANI DE CUMIS, Rileggendo “L’università e la libertà della scienza” di Antonio Labriola, in Antonio Labriola e la sua Università, cit., p. 399.

Le parole di Labriola e quelle di Makarenko Estrapolato dal contesto storico dell’autore, il discorso ci appartiene, possiamo farlo nostro per poi riportarlo nel suo quadro e comprenderne la genesi. Così, con lo sguardo al passato guardiamo un Labriola insoddisfatto del suo tempo, ma pienamente radicato nella propria epoca, che vive infatti, con smisurata passione emotiva e razionale. È impossibile negare l’enorme funzione socio–culturale che Labriola ebbe nel suo periodo, ma che non fu degnamente apprezzata. Egli visse un momento di transizione della storia italiana, il grande fermento del pensiero risorgimentale si era fortemente indebolito, e alle battaglie ideali si sostituirono vere e proprie lotte per il potere. Ed in tale contesto, Labriola disgustato dalla corruzione e dal conformismo, si avvicinò sempre più ai problemi della società, e certo delle sue opinioni polemizzò contro la sua epoca. È fortemente presente nel suo pensiero l’esigenza di realizzare una riforma intellettuale e morale. Labriola si è costantemente battuto nell’affrontare le questioni più importanti e i problemi più significativi della situazione sociale, economica e politica del paese. Riformatore convinto e consapevole, mosso della voglia di voler rimediare concretamente alle molte e gravi manchevolezze della società italiana. Uomo di cultura, maestro di critica della cultura del suo tempo, Labriola contraddice il proprio tempo, e tenta di risolvere i fatti di attualità, intendendoli criticamente. Chi sta sulla cattedra universitaria, non deve occuparsi di cronaca quotidiana, non deve arringare né agitare, ma insegnare, cioè dimostrare, spiegare, interpretare le cose. Egli deve chiarire i concetti, le parole, i segni, sceverare le regole fondamentali, formulare le dottrine, presentare le modalità dello sviluppo, condurre ad unità i singoli processi, per quanto più questo gli può riuscire possibile 11 . L’insegnamento del professore non prevede solo lezione cattedratiche, ma è essenzialmente pratica di vita. Il pensiero di Labriola oltrepassa il mondo accademico e agisce nella quotidianità, non disdegna le 11 Cit. da N. SICILIANI DE CUMIS, Antonio Labriola critico della cultura del suo tempo. I concetti, le parole i segni, in Antonio Labriola e la sua Università, cit., p. 104. 189

Le parole <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> e quelle <strong>di</strong> Makarenko<br />

Estrapolato dal contesto storico dell’autore, il <strong>di</strong>scorso ci appartiene,<br />

possiamo farlo nostro per poi riportarlo nel suo quadro e comprenderne<br />

la genesi. Così, con lo sguardo al passato guar<strong>di</strong>amo un <strong>Labriola</strong> insod<strong>di</strong>sfatto<br />

del suo tempo, ma pienamente ra<strong>di</strong>cato nella propria epoca, che<br />

vive infatti, con smisurata passione emotiva e razionale.<br />

È impossibile negare l’enorme funzione socio–culturale che <strong>Labriola</strong><br />

ebbe nel suo periodo, ma che non fu degnamente apprezzata. Egli visse<br />

un momento <strong>di</strong> transizione della storia italiana, il grande fermento del<br />

pensiero risorgimentale si era fortemente indebolito, e alle battaglie ideali<br />

si sostituirono vere e proprie lotte per il potere. Ed in tale contesto,<br />

<strong>Labriola</strong> <strong>di</strong>sgustato dalla corruzione e dal conformismo, si avvicinò<br />

sempre più ai problemi della società, e certo delle sue opinioni polemizzò<br />

contro la sua epoca.<br />

È fortemente presente nel suo pensiero l’esigenza <strong>di</strong> realizzare una riforma<br />

intellettuale e morale. <strong>Labriola</strong> si è costantemente battuto<br />

nell’affrontare le questioni più importanti e i problemi più significativi<br />

della situazione sociale, economica e politica del paese. Riformatore convinto<br />

e consapevole, mosso della voglia <strong>di</strong> voler rime<strong>di</strong>are concretamente<br />

alle molte e gravi manchevolezze della società italiana. Uomo <strong>di</strong> cultura,<br />

maestro <strong>di</strong> critica della cultura del suo tempo, <strong>Labriola</strong> contrad<strong>di</strong>ce il<br />

proprio tempo, e tenta <strong>di</strong> risolvere i fatti <strong>di</strong> attualità, intendendoli criticamente.<br />

Chi sta sulla cattedra universitaria, non deve occuparsi <strong>di</strong> cronaca quoti<strong>di</strong>ana,<br />

non deve arringare né agitare, ma insegnare, cioè <strong>di</strong>mostrare, spiegare, interpretare<br />

le cose. Egli deve chiarire i concetti, le parole, i segni, sceverare le regole<br />

fondamentali, formulare le dottrine, presentare le modalità dello sviluppo,<br />

condurre ad unità i singoli processi, per quanto più questo gli può riuscire possibile<br />

11 .<br />

L’insegnamento del professore non prevede solo lezione cattedratiche,<br />

ma è essenzialmente pratica <strong>di</strong> vita. Il pensiero <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> oltrepassa<br />

il mondo accademico e agisce nella quoti<strong>di</strong>anità, non <strong>di</strong>sdegna le<br />

11 Cit. da N. SICILIANI DE CUMIS, <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> critico della cultura del suo tempo. I<br />

concetti, le parole i segni, in <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e la sua Università, cit., p. 104.<br />

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