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Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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Clau<strong>di</strong>a Pinci<br />

Così è l’Università per <strong>Labriola</strong>, e questa è l’Università che il catalogo ci<br />

mostra.<br />

Noi non siamo qui per farvi da padroni, e non ci assumiamo, certo le parti <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rettori spirituali, o <strong>di</strong> vostri in<strong>di</strong>viduali consiglieri. Noi non abbiamo facoltà, né<br />

<strong>di</strong> scegliervi né <strong>di</strong> respingervi. Voi ci venite <strong>di</strong> vostro impulso, e per le con<strong>di</strong>zioni<br />

favorevoli delle famiglie vostre. Di fronte alla gran massa <strong>di</strong> lavoratori,<br />

che rimangon privi dei benefizi della cultura, voi – permettetemi ve lo <strong>di</strong>ca – voi<br />

siete dei privilegiati. Uscendo dalla università, la più gran parte <strong>di</strong> voi – il che fa<br />

in fondo la regola – non ci tornerà più ad occuparvi ufficio alcuno. Volgerete le<br />

<strong>di</strong>scipline apprese qui dentro ad altri usi ed intenti, che non sian quelli del <strong>di</strong>retto<br />

e proprio esercizio <strong>di</strong> scienza stessa. Entrando nella gara della vita, vi toccherà<br />

<strong>di</strong> tentare le contingenze della fortuna, e <strong>di</strong> subire le alee della concorrenza.<br />

Questa è la vita, per ora almeno: né noi abbiamo modo <strong>di</strong> farvi veleggiare<br />

con agile e sicura navicella verso i regni <strong>di</strong> Madonna utopia 10 .<br />

L’attualità <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong>, nonostante il secolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, balza viva ai<br />

nostri occhi. Le parole pronunciate dal professore il 14 novembre 1896,<br />

per l’inaugurazione dell’anno accademico, sul tema L’università e la libertà<br />

della scienza, sono <strong>di</strong> una modernità impressionante. Al <strong>di</strong> là della<br />

flui<strong>di</strong>tà del <strong>di</strong>scorso egli evidenzia tematiche complesse; mette in luce i<br />

vizi dell’università, sottolineando la promiscuità dell’insegnare e dell’esaminare,<br />

che ritiene un danno poiché con l’ossessione degli esami e dei<br />

giu<strong>di</strong>zi, si spacca il nesso <strong>di</strong>dattica–ricerca, e dà risalto inoltre, all’inter<strong>di</strong>sciplinarità<br />

e alla funzione sociale della ricerca. La libertà <strong>di</strong> insegnamento<br />

è per <strong>Labriola</strong> scientifica, filosofica, politica e pratica. Dopo secoli<br />

<strong>di</strong> decadenza egli avverte il bisogno <strong>di</strong> rinnovamento, per un’istituzione<br />

che potenzialmente potrebbe generare un effettivo progresso, non solo<br />

materiale, ma anche morale e intellettuale, che sarebbe necessario per<br />

tutto il Paese. A suo avviso il futuro sarà garantito solo se filosofia e storia,<br />

conoscenza e prassi, pensiero ed azione potranno fondarsi sulla effettiva<br />

conoscenza della realtà e sulla libertà della scienza. Perché la libertà<br />

del conoscere garantisce la vita.<br />

10 Da A. LABRIOLA, L’università e la libertà della scienza, Roma, Loescher, 1897. Citato<br />

in N. SICILIANI DE CUMIS, Rileggendo “L’università e la libertà della scienza” <strong>di</strong> <strong>Antonio</strong><br />

<strong>Labriola</strong>, in <strong>Antonio</strong> <strong>Labriola</strong> e la sua Università, cit., p. 399.

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