Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia

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166 Vincenzo Orsomarso lazione operaia disponibile, tenuta in riserva per le varie necessità di sfruttamento del capitale, con l’assoluta disponibilità dell’uomo per le varie esigenze di lavoro; rimpiazzare l’individuo parziale, semplice esecutore di una funzione sociale di dettaglio, con l’individuo integralmente sviluppato, per il quale differenti funzioni sociali sono modi di attività che si scambiano liberamente 3 . Assumendo lo specifico della proposta, in ordine alla laurea in filosofia, il Labriola scrive che secondo la legge vigente «non c’è che una sola via per diventare filosofi; quella cioè degli studi filologici», quando invece la filosofia non deve essere un completamento obbligatorio della storia e della filologia, ma un completamento, invece facoltativo di qualunque cultura speciale: storica, giuridica, matematica, fisica o che altro siasi. Alla filosofia ci si deve poter arrivare didatticamente per qualunque via, come per qualunque via ci arrivaron sempre i veri pensatori 4 . Successivamente, nella relazione elaborata per il Congresso di Milano, dopo aver riprodotto la lettera del 12 luglio, Labriola articola la sua tesi in una serie di proposte operative, che prendono spunto anche dal dibattito aperto dalla lettera di luglio. L’obiettivo di Labriola è quello di combattere tanto «il tradizionalismo [la filosofia deve cessare di essere una «mera scolastica»] quanto lo specialismo esagerato» 5 . Allo stesso tempo, rendendo la filosofia facoltativa per «qualunque cultura speciale», si propone tanto la formazione di un punto di vista critico sugli esiti della produzione tecnica e scientifica quanto di sostenere un’idea di filosofia aperta e da sottoporre alla verifica degli eventi storici, chiamata a misurarsi con il nuovo che va emergendo anche nel campo delle scienze sociali e naturali. 3 K. MARX, Il Capitale, libro I, a cura di E. Sbardella, Milano, Newton&Compton, 1976, pp. 636–638. 4 N. SICILIANI DE CUMIS, Filosofia e università, Torino, Utet , 2005, 20–21. 5 Ivi, p. 107.

La laurea in filosofia 3. Il punto di vista di Labriola sulla laurea in Filosofia in alcuni passaggi del Catalogo La proposta del Cassinate ritorna più volte nei materiali raccolti, secondo precisi criteri e finalità metodologiche, in Antonio Labriola e la sua Università; in primo luogo nel saggio di Siciliani, Rileggendo “L’Università e la libertà della scienza” di Antonio Labriola (1896), dove l’autore offre una sintesi accurata delle tematiche ricorrenti nel testo. La filosofia deve «esser messa alla portata di tutti quelli che studiano ogni altra disciplina, perché vi trovi un facoltativo complemento di coltura qualunque studioso si senta in grado di superare nella trattazione delle varie scienze la specialità della ricerca» 6 . Quindi contro ogni scolasticismo, favorire l’«elaborazione e produzione di un sapere disciplinare e interdisciplinare specializzato, rigoroso decisamente finalizzato alla promozione della più larga e libera convergenza di competenze “umanistiche” e “scientifiche”» 7 . Nelle stesse pagine ritroviamo la netta distinzione tra positivo e Positivismo, tra «il positivamente acquisito nella interminabile nuova esperienza sociale e naturale» e la pretesa di costruire un sistema in verità incapace di «spiegare un solo fatto storico concreto». La critica è rivolta alla sociologia dello Spencer e allo schematismo che la caratterizza. A Labriola d’altronde non poteva sfuggire la rilevanza dello sviluppo tecnico e scientifico ai fini della modernizzazione del paese. Infatti, sempre in L’Università e la libertà della scienza, il Cassinate, rivolgendosi agli studenti, dichiara che L’Italia ha bisogno di progredire materialmente, moralmente, intellettualmente. Io spero che voi vedrete, un’Italia, nella quale l’atavistico assetto della coltura dei campi sarà soppiantato dall’introduzione delle macchine e delle larghe applicazioni della chimica; e che vediate strappata ai corsi superiori dei 6 Antonio Labriola e la sua Università. Mostra documentaria per i settecento anni della “Sapienza” (1303–2003). A cento anni dalla morte di Antonio Labriola (1904–2004), a cura di N. Siciliani de Cumis, Roma, Aracne, 2005, p. 403. 7 Ivi, p. 402. 167

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Vincenzo Orsomarso<br />

lazione operaia <strong>di</strong>sponibile, tenuta in riserva per le varie necessità <strong>di</strong> sfruttamento<br />

del capitale, con l’assoluta <strong>di</strong>sponibilità dell’uomo per le varie esigenze<br />

<strong>di</strong> lavoro; rimpiazzare l’in<strong>di</strong>viduo parziale, semplice esecutore <strong>di</strong> una funzione<br />

sociale <strong>di</strong> dettaglio, con l’in<strong>di</strong>viduo integralmente sviluppato, per il quale <strong>di</strong>fferenti<br />

funzioni sociali sono mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> attività che si scambiano liberamente 3 .<br />

Assumendo lo specifico della proposta, in or<strong>di</strong>ne alla laurea in filosofia,<br />

il <strong>Labriola</strong> scrive che secondo la legge vigente «non c’è che una sola<br />

via per <strong>di</strong>ventare filosofi; quella cioè degli stu<strong>di</strong> filologici», quando invece<br />

la filosofia non deve essere<br />

un completamento obbligatorio della storia e della filologia, ma un completamento,<br />

invece facoltativo <strong>di</strong> qualunque cultura speciale: storica, giuri<strong>di</strong>ca, matematica,<br />

fisica o che altro siasi. Alla filosofia ci si deve poter arrivare <strong>di</strong>datticamente per<br />

qualunque via, come per qualunque via ci arrivaron sempre i veri pensatori 4 .<br />

Successivamente, nella relazione elaborata per il Congresso <strong>di</strong> Milano,<br />

dopo aver riprodotto la lettera del 12 luglio, <strong>Labriola</strong> articola la sua<br />

tesi in una serie <strong>di</strong> proposte operative, che prendono spunto anche dal<br />

<strong>di</strong>battito aperto dalla lettera <strong>di</strong> luglio. L’obiettivo <strong>di</strong> <strong>Labriola</strong> è quello <strong>di</strong><br />

combattere tanto «il tra<strong>di</strong>zionalismo [la filosofia deve cessare <strong>di</strong> essere<br />

una «mera scolastica»] quanto lo specialismo esagerato» 5 . Allo stesso<br />

tempo, rendendo la filosofia facoltativa per «qualunque cultura speciale»,<br />

si propone tanto la formazione <strong>di</strong> un punto <strong>di</strong> vista critico sugli esiti<br />

della produzione tecnica e scientifica quanto <strong>di</strong> sostenere un’idea <strong>di</strong> filosofia<br />

aperta e da sottoporre alla verifica degli eventi storici, chiamata a<br />

misurarsi con il nuovo che va emergendo anche nel campo delle scienze<br />

sociali e naturali.<br />

3 K. MARX, Il Capitale, libro I, a cura <strong>di</strong> E. Sbardella, Milano, Newton&Compton,<br />

1976, pp. 636–638.<br />

4 N. SICILIANI DE CUMIS, Filosofia e università, Torino, Utet , 2005, 20–21.<br />

5 Ivi, p. 107.

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