Antonio Labriola e «La Sapienza» - Archivi di Famiglia
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142 Vincenzo Orsomarso zione e autoformazione se, come scrive a Sorel il 20 aprile del ‘97, «le droit à la paresse […] farà spuntare da ogni angolo di strada dei perditempo di genio che, come il nostro maestro Socrate, saranno operosissimi di operosità non messa a mercede» 27 . Ma nella prelezione del 1887 la concezione epigenetica della storia rimane ancora imbevuta di psicologismo e sulla determinazione dell’evento gioca la dottrina dei fattori. Un anno prima Labriola aveva discusso la tesi di laurea di Luigi Basso, Sul metodo delle scienze sociali; una tesi che da un lato rispecchia la cultura generale e giuridica personale del Basso 28 , prevalentemente positivista, da un altro lato risente di una certa consuetudine con il Labriola che va riflettendo sui temi che saranno propri della prolusione del 1887. L’attenzione al metodo delle scienze sociali non può meravigliare se la «filosofia della storia non può ne deve essere una storia universale narrata filosoficamente ma anzi una semplice ricerca su i metodi, su i principii e sul sistema delle conoscenze storiche» 29 . Diventa quindi necessario misurarsi criticamente con la metodologia prodotta dalle scienze sociali e positive, anche se Labriola conferma il fallimento del positivismo quando quest’ultimo si propone in termini di sistema. D’altra parte ogni scolasticismo non può che essere bandito dalla complessità del fatto storico e sociale, che si specifica nei «diversi elementi» nelle «varie funzioni» che «concorrano alla [sua] formazione» 30 . A quest’ultimo proposito anche per Basso i fenomeni sono «l’effetto di molte e varie» cause e che altre «in certi casi possono controbilanciare quelle che […] hanno prodotto i fenomeni» considerati 31 . La stessa convinzione che basti analizzare la «natura psicologica dell’uomo» 32 e i suoi 27 A. LABRIOLA, Discorrendo di filosofia e di socialismo, in ID., La concezione materialistica della storia, cit., p. 179. 28 Basso già laureato in giurisprudenza nel 1883, si laurea in filosofia nel 1886, realizzando proprio quel tipo di preparazione universitaria di cui Labriola si farà aperto sostenitore nel 1887. 29 LABRIOLA, I problemi della filosofia della storia, cit., p. 51n. 30 Ivi, p. 30. 31 Cfr. L. BASSO, Sul metodo delle scienze sociali, Tesi di laurea discussa con Antonio Labriola, nella Regia Università di Roma «La Sapienza» il 27 giugno 1886, in Antonio Labriola e la sua Università, cit., pp. 545–556 (in particolare le pp. 548–549). 32 Spinto ad operare «da impulsi che sono nella sua natura» (ivi, p. 550).
Labriola, la filosofia, l’Università e il socialismo «moventi» per «dedurre i fatti umani», risulta gravida di errori, poiché «questa natura psicologica non è cosa completa fin da principio». I «motivi più complessi delle azioni umane sono frutto di lenta evoluzione» e «possono svolgersi diversamente nei diversi individui e similmente nei diversi popoli, donde viene appunto quel diverso complesso di azioni, di sentimenti, di pensieri che fanno il carattere così dei popoli come degli individui». I moti psicologici «possono certo divenire principi che spiegano molte istituzioni sociali», ma su queste ultime «hanno grande e diretta influenza le condizioni materiali, e specialmente le circostanze geografiche poiché queste sole molte volte possono determinare certi organismi o certe varietà di organismi sociali» 33 , Basso cita Montesquieu e Spencer. Ma Labriola già anni prima parlava di «plastica del suolo, come di campo a cui l’uomo viene faticosamente sovraimponendo i prodotti dell’operosità sua». Quindi la storia e l’insegnamento della storia devono rendere chiari «le varie maniere di tecnica, che furono escogitati per vincere le esteriori difficoltà della natura», nonché «tenere congiunte le immagini della umana operosità a quella dell’ambiente esteriore» 34 . Considerazione del rapporto tra uomo e natura che viene portata a completa definizione nella categoria di «ambiente artificiale». La storia ― scrive Labriola nel secondo dei Saggi ― è il fatto dell’uomo, in quanto che l’uomo può creare e perfezionare i suoi strumenti di lavoro, e con tali istrumenti può crearsi un ambiente artificiale, il quale poi reagisce nei suoi complicati effetti sopra di lui, e cos’ì com’è, e come via via si modifica, è l’occasione e la condizione del suo sviluppo 35 . Nel testo di Basso sembrano combinarsi la formazione giuridica e positivista del giovane studioso e le sollecitazioni e le suggestioni dell’insegnamento del Labriola. Tant’è che subito dopo le asserzioni sul peso determinante dei fattori geografici Basso ritorna sulla pluralità delle 33 Ibidem. 34 LABRIOLA, Dell’insegnamento della storia, cit., p. 290. 35 LABRIOLA, Del materialismo storico, cit., p. 76. 143
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zione e autoformazione se, come scrive a Sorel il 20 aprile del ‘97, «le<br />
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<strong>di</strong> genio che, come il nostro maestro Socrate, saranno operosissimi<br />
<strong>di</strong> operosità non messa a mercede» 27 .<br />
Ma nella prelezione del 1887 la concezione epigenetica della storia<br />
rimane ancora imbevuta <strong>di</strong> psicologismo e sulla determinazione<br />
dell’evento gioca la dottrina dei fattori. Un anno prima <strong>Labriola</strong> aveva<br />
<strong>di</strong>scusso la tesi <strong>di</strong> laurea <strong>di</strong> Luigi Basso, Sul metodo delle scienze sociali;<br />
una tesi che da un lato rispecchia la cultura generale e giuri<strong>di</strong>ca personale<br />
del Basso 28 , prevalentemente positivista, da un altro lato risente <strong>di</strong> una<br />
certa consuetu<strong>di</strong>ne con il <strong>Labriola</strong> che va riflettendo sui temi che saranno<br />
propri della prolusione del 1887. L’attenzione al metodo delle scienze<br />
sociali non può meravigliare se la «filosofia della storia non può ne deve<br />
essere una storia universale narrata filosoficamente ma anzi una semplice<br />
ricerca su i meto<strong>di</strong>, su i principii e sul sistema delle conoscenze storiche»<br />
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Diventa quin<strong>di</strong> necessario misurarsi criticamente con la metodologia<br />
prodotta dalle scienze sociali e positive, anche se <strong>Labriola</strong> conferma il<br />
fallimento del positivismo quando quest’ultimo si propone in termini <strong>di</strong><br />
sistema. D’altra parte ogni scolasticismo non può che essere ban<strong>di</strong>to dalla<br />
complessità del fatto storico e sociale, che si specifica nei «<strong>di</strong>versi elementi»<br />
nelle «varie funzioni» che «concorrano alla [sua] formazione» 30 .<br />
A quest’ultimo proposito anche per Basso i fenomeni sono «l’effetto<br />
<strong>di</strong> molte e varie» cause e che altre «in certi casi possono controbilanciare<br />
quelle che […] hanno prodotto i fenomeni» considerati 31 . La stessa convinzione<br />
che basti analizzare la «natura psicologica dell’uomo» 32 e i suoi<br />
27 A. LABRIOLA, Discorrendo <strong>di</strong> filosofia e <strong>di</strong> socialismo, in ID., La concezione materialistica<br />
della storia, cit., p. 179.<br />
28 Basso già laureato in giurisprudenza nel 1883, si laurea in filosofia nel 1886, realizzando<br />
proprio quel tipo <strong>di</strong> preparazione universitaria <strong>di</strong> cui <strong>Labriola</strong> si farà aperto<br />
sostenitore nel 1887.<br />
29 LABRIOLA, I problemi della filosofia della storia, cit., p. 51n.<br />
30 Ivi, p. 30.<br />
31 Cfr. L. BASSO, Sul metodo delle scienze sociali, Tesi <strong>di</strong> laurea <strong>di</strong>scussa con <strong>Antonio</strong><br />
<strong>Labriola</strong>, nella Regia Università <strong>di</strong> Roma <strong>«La</strong> <strong>Sapienza»</strong> il 27 giugno 1886, in <strong>Antonio</strong><br />
<strong>Labriola</strong> e la sua Università, cit., pp. 545–556 (in particolare le pp. 548–549).<br />
32 Spinto ad operare «da impulsi che sono nella sua natura» (ivi, p. 550).